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Only Skin Deep translated into Italian


Sommario: "Provando a dissipare il dolore nella sua testa, Mulder tentò di focalizzare. Capelli biondi lunghi fino alla vita incorniciavano un delizioso viso a forma di cuore. Luminosi occhi blu circondati da folte ciglia nere. Un nasino delizioso appollaiato su una carnosa bocca a cuore. Il corpo aggraziato dalle curve rigogliose di certo non era da bambina, nonostante la voce acuta così facesse pensare. La sua voce gli era familiare anche se era abbastanza sicuro di non averla mai vista prima. Riconobbe la pistola puntata contro di sé. Era la propria".


Titolo: Only Skin Deep

Autore: mimic117

E-mail: mimic1172@gmail.com

Rating: NC-17 con contenuti molto disturbanti

Category: S, A, M/S established relationship

Collocazione: Stagione 7, che mi è sempre sembrato il periodo migliore per una loro evoluzione. A parer mio, chiaramente.

Nota: c'è una vignetta di prologo a questa storia chiamata "In Sight". Non è necessario leggerla per capire questa storia, ma aggiunge dettagli a un personaggio.

Archivio: lo spedirò a Gossamer ed Ephemeral, chiunque altro lo voglia, batta un colpo. Fatemi solo sapere dove, così che possa vantarmi.

Disclaimer: ogni personaggio che riconoscete appartiene a 1013 Productions, Chris Carter, and FOX. Nessuna somma di denaro è stata guadagnata né è previsto di guadagnare dall'invio di questa storia.

Beta Thanks: Ad Obfusc8er per i consigli medici e di MulderTorture, suggerimenti perfidamente buoni e per aver attirato la mia attenzione su parti divertenti che non dovevano esserlo. Alla mia Twinsy, per i beta che non sono secondi a nessuno e sono più di quanto mi merito. A mr. mims per i suoi utili commenti e per avermi sopportato per tutti questi anni. E scuse a tutti e tre per aver dovuto sopportare il mio piagnucolio senza fine, da bambinetta.

Ringraziamenti speciali: alla mia "guardia del corpo" personale, per le numerose e ristoratrici tazze di tè esattamente quando ne avevo più bisogno, e per l'agente Hatter. A Tali per aver sistemato un dettaglio che avevo lasciato confuso. A Shelba, per la "stupenda" foto che ha dato avvio a tutto.

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Only Skin Deep by mimic117
Tradotto ed adattato da Vix

Domenica, ore 21.43

Ubicazione ignota

L'odore stava diventando veramente terribile.

Julie arricciò il naso mentre percorreva l'atrio verso le camere da letto. Non lo ricordava così forte, prima.

Guardò la macchina fotografica digitale tra le sue mani e sorrise.

Quello poteva aspettare. Ora aveva un compito più divertente cui pensare.

Quando raggiunse la sua scrivania in un angolo della sala da pranzo, il monitor del computer balzò alla vita con un tocco sul mouse.

Lei amava il nuovo sfondo. Lui era così bello in quella foto. Fu tentata di baciarlo, ma non voleva imbrattare lo schermo. Julie rise scioccamente della propria stupidità e gettò un altro sguardo alla macchina fotografica. Inoltre, aveva molte altre foto da scaricare.

Tolse la scheda di memoria dalla macchina fotografica, sedette, poi l'introdusse nella porta del computer. Amava l'attesa di vedere cosa avesse catturato l'obiettivo… zoomare, tagliare, riparare zone sfuocate e stampare le migliori, ordinando il resto nelle giuste cartelle. C'erano già un centinaio di foto archiviate sull'hard disc, ma quello non la fermava dal farne altre. Aprire una nuova anteprima era quasi eccitante come Natale. O una nuova sfilata di bellezza.

Julie aggrottò le ciglia. Quei giorni erano finiti. Meglio non pensarci più.

Il computer suonò per farle sapere che aveva aperto tutti i nuovi file. Afferrò impaziente il mouse.

Il silenzio nella casa era rotto solo dai clic staccati, seguiti dal frullo della stampante. Pagina dopo pagina, fotografie lucide fuoriuscivano nel carrello mentre lei scrutava il suo nuovo tesoro. Non le sembrava che fossero passate due ore quando finalmente raccolse la pila di stampe colorate e un rotolo di scotch.

Andò verso le camere da letto, canterellando felicemente, finché l'odore la colpì di nuovo. Afferrò il plico di fotografie e guardò il nastro isolante che circondava la porta della camera da letto sulla destra.

Ron non l'avrebbe mai dovuta definire pazza. Lei pensava che avrebbe capito, ma si era sbagliata. Un uomo veramente bello non l'avrebbe mai definita in tale modo.

Almeno aveva finalmente smesso di gridare. Odiava udirlo ogni notte.

Lei aprì la porta dall'altra parte del corridoio e accese la luce all'interno. Tutto era pronto, a parte questo tocco finale.

Lei aggiunse le foto che aveva in mano alla pila enorme già posta sulla sedia vicino alla porta.

Questa era la parte migliore.

Togliendo una fotografia lucida dalla cima del mucchio, la studiò per un momento, poi sorrise e la attaccò con del nastro adesivo al muro. Ad ogni ritratto seguente fu destinato lo stesso trattamento, fino a ricoprire un po' alla volta la superficie dipinta, lungo tutto il perimetro della stanza. I capelli le oscillavano sul viso ogni volta che si piegava, ma lei non pensava di tirarli indietro. Mamma insisteva sempre che i suoi folti capelli biondo platino dovessero essere lasciati lunghi e liberi, per abbagliare l'osservatore.

Lei finalmente terminò le fotografie ed osservò la fascia ornamentale che circondava la stanza. Quest'uomo era quello giusto. Ron semplicemente non era abbastanza bello. Ora capiva di non averlo scelto con la giusta attenzione.

Julie sbadigliò e guardò l'orologio. Era quasi l'una. Sarebbe stata molto stanca al lavoro, ma valeva la pena di perderci il sonno.

Domani, o piuttosto più tardi oggi, avrebbe consegnato la busta con lettere e foto. Dopo il lavoro, lo avrebbe portato alla sua nuova casa e loro sarebbero stati insieme. Per sempre.

Controllò ancora per assicurarsi che la stanza fosse pronta a ricevere il suo nuovo ospite. Infilò il rotolo di nastro terminato in tasca e raccolse la sedia. Dopo averla messa contro il muro dell'atrio, spense piano la luce e chiuse la porta.

Ecco ancora quell'odore. Aveva proprio bisogno di fare qualcosa riguardo Ron, davvero.

Forse se avesse incollato dell'altra plastica sulla porta...

Avrebbe dovuto sapere che non era il caso di comprare la plastica più conveniente. Tentare di tagliare le spese per risparmiare soldi di solito finiva per costare di più, alla fine. Ecco cosa le diceva sempre sua madre, e mamma aveva ragione, di solito.

Il pensiero di una soluzione così facile rese Julie felice, e quando era felice, le piaceva cantare.

"Tu dovevi essere un bel bambino. Tu dovevi essere un bel ragazzo..." gorgheggiò tornando al computer.

Con una lieve scossa al mouse spense lo screensaver, rivelando la sua foto favorita di Fox Mulder. Testa gettata indietro, labbra leggermente aperte, occhi chiusi, il suo viso riempiva lo schermo. Ricordò di avergliela fatta mentre si stava masturbando.

Loro presto sarebbero stati insieme, e avrebbe guardato da vicino quell'espressione svilupparsi sul suo viso invece di vederlo dall'altra parte della strada. La vista dal tetto dell'edificio opposto non era il massimo. Mamma avrebbe detto che i soldi per una buona macchina fotografica digitale e per il teleobiettivo erano stati ben spesi.

Le sue fotografie in primo piano sembravano fatte come se lei fosse stata là con lui.

Un formicolio cominciò nel suo stomaco, potevano essere farfalle, ma probabilmente era l'anticipazione. Sarebbe stato duro aspettare fino a sera.

Lei spense il computer, guardò il monitor cancellarsi, ma ancora poteva vedere quella foto nella sua mente.

"Oh tu dovevi essere un bel bambino," cantò, "perché, baby, guardati ora".

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Lunedì, ore 19.36

Le borse di plastica nelle mani di Mulder si urtarono l'un l'altra mentre lui spingeva la porta del negozio con il fianco.

O aveva comprato molto più di quanto avesse programmato o il negozio otteneva una tangente per ogni borsa che spediva a casa con il cliente. Era veramente necessario mettere ogni articolo nel proprio sacchetto? Si fermò per tenere la porta aperta per qualcuno che entrava.

Fu allora che il telefono suonò. Tutto calcolato. Controllava ossessivamente il telefono dalle quattro, aspettando di parlare con Scully e questo, ovviamente, si era messo a squillare quando non aveva assolutamente la possibilità di rispondere.

Lui pensò di lasciare cadere le borse, ma c'erano delle bottiglie di vetro in alcune e non riuscì a convincersi di farlo.

Le persone in ingresso divennero tre, poi quattro. Nessuno voleva passare più tempo del necessario sotto la pioggia battente.

Stavano letteralmente volando fuori dalle loro macchine per entrare nel negozio mentre la porta era già aperta.

Quando Mulder riuscì ad uscire sotto la pioggia incombente e a posare tutto, c'era un messaggio di Scully sulla posta vocale, gli diceva che stava andando a cena con il querelante e la moglie, che sarebbe tornata a casa veramente tardi e che lo avrebbe visto al lavoro martedì. Fu tentato di gettare lo stupido telefono contro la macchina.

Dannazione! Non si parlavano da quando lo aveva chiamato domenica sera e lei gli mancava. Voleva parlarle, non giocare ai messaggi telefonici. Scully era stata a Chicago tutto il giorno. Lei aveva fatto l'autopsia, quindi doveva testimoniare. Lo capiva, ma non era felice che ci fosse andata. Entrambi speravano che a quest'ora lei sarebbe stata già a casa. Sembrava che il destino fosse ancora una volta contro di loro. Mulder era disposto a scommettere che l'avvocato della difesa avrebbe procrastinato l'esame dell'accusa fino alla fine del giorno. Scully probabilmente era rimasta in tribunale tutto il tempo, ecco perché tutte le sue chiamate erano andate diritte alla casella vocale. Alla fine aveva smesso di uscirsene con spiritosaggini ed aveva iniziato a lasciare messaggi ansiosi.

Lui raccolse di nuovo le borse ed uscì faticosamente sotto la pioggia.

Il suo abito era inzuppato e la camicia appiccicata al torace, prima che finalmente ebbe scaricato tutto sul sedile del passeggero e si fosse seduto sul proprio. Il viaggio verso casa fu un po' umido, e non solo a causa dell'umidità sui suoi vestiti.

Mulder parcheggiò in uno spazio di fronte all'edificio e spense il motore lasciando le luci accese. La pioggia tamburellava sulla carrozzeria, ognuna delle fitte goccioline rimbalzava dal metallo tornando nell'aria. Le guardò per alcuni minuti, senza fretta.

Perché affrettarsi? Pioveva a catinelle, là fuori. In qualsiasi modo avesse fatto, si sarebbe bagnato ancor più di quanto già lo fosse. E non c'era nessuno ad aspettarlo impazientemente, né al suo appartamento né altrove.

Lui odiava lavorare senza Scully. Aveva bisogno di sentire la sua voce non solo al telefono. Forse se l'avesse chiamata nel mezzo della notte, lei gli avrebbe parlato come aveva fatto domenica.

Mulder sorrise. Si chiese se lei sapesse quello che stava facendo mentre loro parlavano. Comprendeva quanto lo eccitava? Anni di vicinanza in ogni circostanza immaginabile l'avevano reso specialmente vulnerabile alla sua voce.

Ogni piccola sfumatura era ordinata, catalogata e facilmente citata.

Tranne la variazione che lo colpì domenica. Quel suo roco, fumoso: "Allora, cosa indossi, Mulder?" lo prese diritto all'inguine. Il pene si stava irrigidendo già prima che le potesse rispondere.

"Io ti dirò cosa sto indossando se prima me lo dici tu", ringhiò di rimando.

"Ho chiesto prima io".

Lui bisbigliò: "Io non porto *nulla*". Non era vero, ma non poté resistere.

"Ooh," tubò, "proprio l'abbigliamento che preferisco".

"Ora mi sto toccando". Vero. La sua mano era stata attratta dall'inguine alla prima parola uscita dalla bocca di lei.

Lei sbuffò una risata nel suo orecchio. "Lavati le mani prima di finire il rapporto per Skinner. Diventerà sospettoso se le pagine saranno incollate".

Mulder aprì la cerniera dei jeans e giunse all'apertura, chiudendo il pugno attorno al cazzo. "Tu pensi che a Skinner piacerebbe quello che indosso?" Sfilò le anche dai pantaloni stretti.

"Lui probabilmente ti prenderebbe proprio là sulla sua scrivania".

Oh baby. Sesso sulla scrivania di Skinner. Ma di certo non con Skinner. Mulder passò lentamente la sua lunghezza, soffocando un gemito.

"Ma, seriamente," disse Scully. Il tono stuzzicante era sparito dalla sua voce. Era ora tutta lavoro e 'stai bene a sentirmi'. "Non dimenticare di prendere il rapporto mensile per la riunione di bilancio dalla vaschetta della posta sulla tua scrivania. L'ho lasciato là mentre eri in bagno, così non sapevo se l'avevi visto".

"Sì". Tentò di controllare la sua respirazione in modo da non lasciarle capire quello che stava facendo. "L'ho visto, ma grazie per avermelo ricordato".

"Solo uno dei molti servizi eccellenti che offro, collega. Ora farei bene a preparare i bagagli per domani".

Non era facile riportare la sua attenzione alla conversazione.

La tensione già stava avvolgendosi nella sua pancia, in attesa della liberazione. "Okay. Spero che farai un buon volo e che il tizio accanto a te non ti riversi addosso il suo alito all'aglio".

"Stupendo. Ora mi hai proprio portato sfortuna". Il tono divenne più dolce, ansioso. "Ti chiamerò appena possibile".

Lei appese, ed anche lui. Non gli ci vollero più che pochi "strappi alla manovella" per combinare un pasticcio sulla camicia. Non era la prima volta e non sarebbe stata l'ultima, ma si sentiva ugualmente patetico. Specialmente dopo molte settimane di strappi condivisi.

Assolutamente non ci avrebbe pensato, stasera. Sarebbe finito col volare da solo un'altra volta, se avesse lasciato spazio ai ricordi.

Mulder guardò l'orologio. Aveva ancora parecchio tempo per scaricare la spesa e cambiarsi prima di dirigersi dai ragazzi.

Frohike aveva detto di avere ottime immagini dal satellite da condividere e Langly voleva che controllasse una copia pirata di Quake III Arena. Con Scully lontana per la seconda notte di fila, non c'era nulla a fermarlo. Forse un posto in prima fila alla partita dei Knicks, ma di sicuro non un'altra sera da solo col Playboy Channel ed una birra.

Un battere sul finestrino del conducente lo fece sobbalzare. Stava ancora piovendo e poteva vedere qualcuno in piedi sotto un ombrello. Accese il motore per poter abbassare il finestrino.

"Posso aiutarla?"

"Lo spero. La mia macchina non parte".

La voce era estremamente acuta, fanciullesca... Dolly Parton ma senza l'accento. Il crepuscolo era già calato a causa del cielo coperto, così non poteva vederla troppo bene, ma era di sicuro un'adulta. E bagnata.

Guardò ancora l'orologio. Sicuro. Perché no? Non aveva fretta. I ragazzi non lo aspettavano ad un'ora precisa.

Se non fosse stata cosa facile od ovvia, avrebbe chiamato qualcuno che davvero sapesse come riparare le macchine ed aspettare con lei.

"Aspetti. Arrivo subito". Richiuse il finestrino, poi spense il motore. Aprì la portiera e afferrò l'ombrello dal sedile posteriore.

Qualcosa gli punse il braccio. Gridò e batté una mano su quel punto. La donna fuori della macchina stava tenendo una siringa.

Lui tentò di afferrarla ma lei la gettò da parte. Dopo questo se ne sarebbe andato, se non si fosse improvvisamente sentito così assonnato. I suoi muscoli erano divenuti gommosi e non collaborativi. Tentò di chiederle cosa stesse facendo ma ne uscì un'assurdità.

Che diavolo? L'aveva drogato!

Mulder guardò lei che si sporgeva e lo spingeva per la spalla. Barcollò nell'altro posto. Non c'era niente che potesse fare, tranne giacere là. Per quanto duramente tentasse, non era in grado di fare nulla.

La donna corse all'altro lato della macchina ed aprì la portiera. Si sarebbe ricordato maledettamente bene di chiuderle, da ora in poi, pioggia torrenziale o no.

Lei lo tirò per le braccia, trascinandolo attraverso il quadro di comando centrale finché fu completamente nel sedile opposto. Le borse che aveva messo là si sgualcirono e si schiacciarono scivolando a terra. Le ginocchia colpirono dolorosamente il duro cruscotto di plastica. Lei era più forte di quanto sembrasse. Non si sarebbe mai aspettato che potesse trasportare così rapidamente qualcuno della sua taglia, l'aveva addirittura spostato sull'altro lato della macchina in pochi istanti.

Perché nessuno l'aiutava? Nessuno vedeva quello che stava accadendo? Lo stavano sequestrando!

La pioggia continuava a colpire il tetto della macchina e la luce si stava affievolendo, rendendo improbabile che qualcuno stesse bighellonando in giro o affacciato a una finestra da dove si potesse vedere qualcosa di inopportuno. Poteva contare solo su se stesso, ma non ne era in grado. Come diavolo si era cacciato in questa situazione?

Mentre il livello di coscienza diminuiva e la vista si offuscava rapidamente, Mulder si pentì di non essersi affrettato, stasera.

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J. Edgar Hoover Building

Martedì, ore 8.27

Scully spense il motore ed aggrottò le ciglia.

La macchina di Mulder non era parcheggiata al solito posto, ma lei era in ritardo ed il garage era quasi pieno. Forse lui aveva parcheggiato in qualche altro posto.

Raccolse la borsa e la cartella dei documenti, poi uscì dalla macchina.

Entrando nell'ascensore, analizzò i veicoli circostanti. Quello di Mulder non era in vista. Eppure doveva essere già qui.

La porta dell'ufficio era chiusa a chiave. Le ci volle un po' per trovare la chiave perché raramente aveva occasione di usarla. Non poteva ricordare l'ultima volta che aveva anticipato Mulder in ufficio.

Scully appese il cappotto, ripose la borsa, lasciò cadere la cartella sulla scrivania. Era ora di accendere un bricco di caffè. Sorrise alla nota che Mulder aveva attaccato alla macchina del caffè.

"Stasera riunione con i paranoici. Se non torno per domani mattina, sono incappato in una retata anti-pirateria. Spedisci torta con lima all'interno".

Quando il caffè fu pronto il collega ancora non era apparso. Sedette alla sua scrivania, prese il telefono e chiamò il suo appartamento. Non vedeva l'ora di incontrarlo. Trovare l'ufficio vuoto era stata una delusione.

Lì trovò la segreteria telefonica. Provò il cellulare. La casella vocale. Scully ci pensò per un momento, poi fece un'altra chiamata.

Frohike rispose: "Lone Gunman, il punto di riferimento per tutte le notizie sulle cospirazioni".

"Spegni il nastro, Frohike," disse.

"Ogni tuo desiderio è un ordine, agente Scully".

Il telefono cliccò nel suo orecchio, il che poteva rappresentare il rumore del nastro che si spegneva o Frohike che batteva sulla tastiera per fingere di spegnerlo. Non importava.

"Così Mulder è stato l'unico ad essere catturato o il resto di voi è scappato lasciandolo indietro?"

"Langly sarà estremamente offeso di sapere che hai messo in dubbio la nostra integrità morale in tale maniera. Noi non siamo mai stati beccati".

Scully sentì un debole verso roco sullo sfondo: "Lei COSA?"

"Sì sì," disse. "Risparmiatevelo per il giudice. Potresti rimettere in piedi Mulder? Presumo che sia crollato da voi dopo la nottata di bagordi".

"Lo farei se potessi, mia bella signora, ma non è qui. Sono sicuro che sarà presto libero, comunque. Porta sempre con sé il piede di porco quando viaggia, non si sa mai".

Non era là?

"A che ora se n'è andato e in che condizioni era?"

Frohike sembrava confuso. "Io non lo so. Non si è proprio presentato, ieri sera".

"No?"

"No. Non ha nemmeno chiamato per annullare. Pensi che ci sia qualcosa che non va?"

La linea s'interruppe, poi tornò. C'era un'altra chiamata in ingresso. Forse era Mulder.

"Non so. Potrebbe esserci lui sull'altra linea. Devo andare. Grazie, Frohike".

Lei passò alla nuova chiamata. Non era Mulder. Era Skinner, che chiedeva a che punto fossero col rapporto sul loro ultimo caso.

Scully girò la pagina sul calendario della scrivania di Mulder. L'appuntamento era annotato sulla data di oggi, non poteva averlo dimenticato. O sì?

"Mi dispiace, signore. Io ero un po' in ritardo questa mattina e Mulder non è qui. Troverò il file e glielo porterò subito". Rispose al grugnito di approvazione di Skinner e riagganciò.

Dopo dieci minuti di ricerca infruttifera, ogni traccia di preoccupazione era stata sostituita dall'irritazione.

"Mulder, se non porti il tuo culo qui in questo preciso momento, io ti darò la caccia come a un criminale evaso".

Lei chiuse il cassetto della scrivania con più forza del necessario. Il file non era in nessuno dei posti ovvi. Stava esaurendo rapidamente scelte e pazienza.

"Dove diavolo hai messo quel file? Skinner vuole vederci ed io non posso trovare lo stupido file".

Il portamatite saltò quando chiuse piuttosto aggressivamente un altro cassetto.

"Faresti meglio ad avere una scusa maledettamente buona per avermi lasciato allo sbaraglio. Lo giuro, se è nella tua valigetta, io…"

Una grande busta nel cassetto inferiore della scrivania, quello che di solito conteneva i suoi video sugli UFO, bloccò Scully. Per prima cosa, era rosa. Inoltre, era indirizzata allo "stupendo Fox" in elaborata scrittura svolazzante. La sua coscienza non ebbe il minimo rimorso quando l'estrasse, aprì la falda e vuotò una pila di fotografie sulla scrivania.

Il suo primo pensiero fu: "Belle foto". Il secondo pensiero fu: "Ottime fotografie". Ogni ulteriore pensiero fu stroncato sul nascere mentre sfogliava uno dopo l'altro ingrandimenti del suo collega fotografato con una macchina nascosta. Alla cassa di un negozio di generi alimentari. Mentre saliva in macchina fuori dal suo appartamento. Mentre tirava a canestro in campo. Mentre faceva stretching nel parco prima di una corsa. Mentre si asciugava dopo una nuotata. L'ultima foto della fila le strappò un sospiro dalle labbra.

Mulder, nudo nella doccia.

Aveva la schiena girata e la testa confusa tra gli spruzzi, ma Scully conosceva quel corpo. L'aveva visto abbastanza spesso da memorizzarlo.

I muscoli delle spalle definiti dal nuoto.

Le fossette alla base della spina dorsale. Il profilo affusolato delle gambe magre. Anche la posizione delle braccia, alzate a lisciare indietro i capelli bagnati. Aveva visto tutto quello, da vicino e ricoperto di schiuma nella propria doccia.

Qualcuno aveva fatto questa fotografia… tutte queste fotografie, a sua insaputa, ne era certa. Allora, perché Mulder non gliene aveva parlato? Evidentemente sapeva che c'erano… le fotografie erano nella sua scrivania.

Lei fissò l'ultimo ritratto, la sua mente cominciava a mettere insieme i particolari. Le telefonate di ieri si erano concluse senza nessun contatto diretto.

La sera non si era presentato dai ragazzi. Nessuna chiamata questa mattina, e Mulder non era in ufficio. Fotografie estremamente personali delle quali non le aveva mai parlato.

Erano cose collegate o soltanto coincidenze? Era giustificata la torsione nel suo intestino, o stava correndo troppo? Scully si asciugò le mani improvvisamente umide sui pantaloni. Aveva già toccato le foto e non poteva rimediare in alcun modo, ma giusto nel caso fossero collegate al ritardo di Mulder...

Estrasse un paio di guanti di lattice dalla borsa e ci infilò le mani. Riprese la busta e ci sbirciò. C'erano molti fogli di carta sul fondo, più piccoli delle fotografie. Li estrasse, corrugando le labbra per il disgusto procuratole dalla stessa carta rosa e dalla scrittura ornata della busta. Questa volta la sua coscienza le rimorse un po', ma c'era qualcosa che non quadrava in quelle foto, oltre l'invasione della privacy. Con la scusa di dover scoprire qualcosa di più prima di chiedere spiegazioni a Mulder, le esaminò una volta. Prima di arrivare all'ultima, Scully afferrò busta e fotografie, schizzò dalla sedia e corse verso l'ascensore, dimenticando il file di Skinner.

Il rapporto poteva aspettare. Mulder era nei guai, e doveva trovarlo.

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Ubicazione sconosciuta

L'aroma vivace del caffè solleticò il naso di Mulder, svegliandolo. Lo deliziava pensare che Scully finalmente gli stava portando la colazione a letto. Diceva sempre che lui sporcava troppo in giro per permettergli di avvicinare il cibo alle lenzuola. Solo qualcosa in fondo alla mente stava tentando di attirare la sua attenzione…

Sedette ansando, mentre gli eventi della notte precedente si rivelavano precipitosamente alla sua coscienza.

"Buon giorno, Beautiful Fox".

Provando ad oltrepassare il mal di testa, Mulder tentò di focalizzare.

Capelli biondi lunghi fino alla vita incorniciavano un delizioso viso a forma di cuore.

Luminosi occhi blu circondati da folte ciglia nere. Un nasino delizioso appollaiato su una carnosa bocca a cuore. Il corpo aggraziato dalle curve rigogliose di certo non era da bambina, nonostante la voce acuta così facesse pensare. La sua voce gli era familiare anche se era abbastanza sicuro di non averla mai vista prima. Riconobbe la pistola puntata contro di sé. Era la propria.

"Chi sei?" chiese.

"Julie".

Preciso, conciso, senza via d'uscita. Forse una domanda diversa. "Dove sono?"

"Nel posto cui tu appartieni… sei con me. Vieni a fare colazione".

Lo stomaco di Mulder si ribellò al pensiero del cibo. Era confuso, un po' nauseato e sentiva la bocca come se avesse succhiato batuffoli di cotone. Inoltre, c'era un problema più incalzante che richiedeva prima la sua attenzione. "Ho bisogno di usare il bagno".

La donna rispose con un radioso sorriso indulgente, senza mai perderlo di mira con la pistola: "È proprio oltre quella porta nell'angolo".

Mulder guardò in giù per stimare la distanza dal pavimento e scoprì di essere sdraiato su un materasso. Niente sotto, niente attorno. Solo un materasso. Almeno non doveva preoccuparsi di cadere dal letto, considerando le vertigini che provava in questo momento.

Non si sarebbe nemmeno dovuto preoccupare di armeggiare con la chiusura lampo. Non indossava i pantaloni, ma solo i boxer. Niente camicia, scarpe, calze, nemmeno l'orologio.

Merda! Quando si dice dell'essere colti con le brache calate.

Lui rotolò sul fianco e si alzò in piedi lentamente, aspettando che la testa smettesse di girare. Dopo solo un passo si trovò davanti un gruppo di fotografie sul muro di fronte. Un cauto giro a 360 gradi gli rivelò foto, dopo foto, dopo foto.

C'era un ampio fregio fotografico all'altezza del petto che girava attorno all'intera stanza e che non mostrava niente altro che sue immagini. Al lavoro, mentre giocava, a casa, in pubblico e in momenti privati. Dozzine, forse centinaia di suoi fantasmi lo guardavano mentre lui li fissava con stupore. Ma che posto era mai questo? Da dove venivano tutte le foto? Le aveva fatte tutte lei?

Quando? Il numero enorme di fotografie implicava un'ossessione di vecchia data piuttosto che una spinta improvvisa e insopprimibile. Per quanto tempo? Anzi, per quale scopo? Mulder strappò gli occhi dall'inquietante galleria e lanciò un'occhiata meditabonda alla rapitrice, diventando improvvisamente confuso e prudente.

Era in guai seri.

Un insistente dolore lancinante all'inguine richiamò la sua attenzione agli affari più urgenti. Il tragitto per arrivare al bagno fu molto breve. Una volta là, comprese che la stanza non aveva la porta.

Lui guardò ancora la donna nella stanza. Non sembrava curarsi particolarmente se il suo scrutarlo lo facesse sentire o no a disagio. Restava in piedi con la sua arma in mano, sorridente, assolutamente non esitante né goffa nel tenere una pistola. Braccio fermo, buona mira, sguardo fisso granitico nonostante il sorriso insulso. Se lei avesse mostrato il minimo segno di debolezza o distrazione, non avrebbe esitato a gettarla a terra a mani nude. Ma non vedeva alcuna possibilità e non osava pensare alle conseguenze di un gesto impulsivo con lei concentrata così fermamente su di lui.

Tra il cervello intontito e la vescica dolorante, non poteva pensare troppo chiaramente.

Mulder girò le spalle al suo pubblico. "Con permesso, mentre rispondo a questa chiamata". Abbassò l'elastico dei boxer estraendo dolcemente il pene. Quando gettò uno sguardo in giù per prendere la mira, batté le palpebre per la sorpresa.

Non c'era il coperchio del water. E nemmeno il sedile. E neppure i cardini.

Solo i buchi dove dovevano essere i cardini. Ma che cazzo era quello?

La sua vescica mandava crampi di protesta. Bene. Concentrati e piscia.

Mentre alleviava la pressione, Mulder volse il cervello, che iniziava a riconnettere, all'osservazione dei dintorni.

Il bagno era minuscolo e minimale. Il water, un lavandino con piedistallo, e una combinazione di vasca con doccia riempivano uno spazio ridottissimo. Niente sapone, shampoo, asciugamani, o altre amenità oltre un rotolo di carta igienica sulla parte posteriore del gabinetto ed una pila di Kleenex senza la scatola.

Nessuno specchio né armadietto dei medicinali. Nessuna finestra. Probabilmente avrebbe potuto usare la tenda della doccia contro la rapitrice, ma avrebbe dovuto verificarlo mentre non era tenuto d'occhio.

Era ora di tornare in camera e vedere di capire cosa stava succedendo. Fece scorrere l'acqua, si sciacquò le mani e schizzò acqua fredda sul viso. Goccioline ghiacciate gli scivolarono giù lungo il torace, facendogli venire la pelle d'oca mentre ritornava nell'altra stanza.

"Non ci sono asciugamani".

Da una sedia vicino alla porta, la donna raccolse un asciugamano e glielo lanciò. Mulder lo prese, si asciugò, poi glielo rilanciò indietro quando lei gli fece cenno. La nausea stava diminuendo e sentiva la testa più chiara. Girò lo sguardo nella stanza, notando la mancanza di finestre, decorazioni, lampade e mobili… qualsiasi cosa che si sarebbe potuta trasformare in un'arma o in un attrezzo. L'unica luce proveniva da un impianto incassato in mezzo al soffitto. O era in una vecchia casa o in una costruita durante gli anni '90, quando c'era la mania per i soffitti molto alti. Non sarebbe riuscito a raggiungere quelle luci, nemmeno col suo miglior salto da pallacanestro.

Il pavimento stesso era di un duro foglio di vinile, senza tappeti. La cornice della porta del bagno era senza infissi né cerniere; similmente la nicchia dove sarebbe dovuto essere l'armadio. Non c'era nemmeno una bacchetta per appendere i vestiti, il che non era un problema, dato che non aveva altro che la biancheria intima.

A parte il materasso e la sedia alla porta, la stanza era totalmente vuota. Un vassoio di polistirolo sul pavimento vicino alla sedia conteneva una tazza di polistirolo ed un dolce su un tovagliolo, ma non gli sarebbero stati di aiuto: aveva bisogno di qualcosa di più sostanzioso per liberarsi… la porta sembrava d'acciaio rinforzato. Non c'era maniglia all'interno, nessuna serratura visibile: si apriva solo dall'esterno. Non c'erano cardini o serrature da scassinare, nemmeno se avesse trovato un attrezzo di qualche genere.

Un piccolo cerchio di vetro nell'angolo del soffitto attirò la sua attenzione. Sembrava che ci fosse una telecamera incassata nel muro.

Grande. In quel modo lei poteva accertarsi che lui non fosse vicino alla porta quando doveva entrare. Non avrebbe potuto saltarle addosso.

La possibilità che questa strana donna stesse progettando di passare ogni suo momento da sveglia guardandolo in silenzio fece sudare freddo Mulder.

Considerò attentamente le numerose immagini che circondavano la stanza. "Mi hai spedito tu quelle foto, ieri?"

"E le lettere, non dimenticare". Sembrava che si aspettasse di essere lodata per un lavoro ben fatto.

"Che lettere?" chiese. "Io non ricordo altro che le foto".

Il suo sorriso si trasformò in un cipiglio confuso. "Ti ho spedito quelle lettere perché pensavo che ti sarebbe piaciuto leggerle".

"Probabilmente non le ho viste". Scosse le spalle. "Sono stato chiamato per una riunione subito dopo l'arrivo della busta, così ho appena gettato uno sguardo alle foto e le ho buttate in un cassetto".

Il suo stomaco borbottò rumorosamente e lei sorrise. Riuscì a raccogliere il vassoio con una mano portandolo accanto al materasso senza mai lasciare la pistola. Poi si ritirò verso la sedia e vi sedette ansiosamente.

Un altro brontolio sordo echeggiò nella stanza.

Okay, doveva mangiare. Gli avrebbe dato qualcosa da fare mentre tentava di capire come agire. Sedette sul letto e raccolse la tazza di caffè. L'aroma gli andò diritto al cervello, snebbiandolo.

Lui ne bevve un sorso ed alzò le sopracciglia… era preparato come lo beveva di solito.

Lui gettò uno sguardo alla figura silenziosa che aveva di fronte, poi guardò il cibo sul piatto e quasi rise. Anche dopo tutte le circostanze disgustose in cui si era trovato nel corso degli anni, mangiare con una pistola puntata addosso, era qualcosa che non aveva mai sperimentato prima.

Se qualcuno si fosse preso la briga di chiederglielo, avrebbe di certo rimandato il piacere.

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J. Edgar Hoover Building

Ufficio del vicedirettore Skinner

Ore 9.05

"Calma, Agente Scully. Non capisco quello che sta dicendo".

Prendendo un profondo respiro, Scully smise di camminare sventolando le fotografie sotto il naso del suo capo. Sedette con un tonfo sulla sedia dall'altro lato della scrivania. Le foto frusciarono nelle sue mani coperte di lattice. Non fu sorpresa di vederle tremare.

"Mi dispiace, signore. Proverò a spiegarmi più chiaramente".

"Grazie. Lo apprezzerei. Tutto questo ha qualcosa a che fare con Mulder?"

"Sì, signore". Scully aprì a ventaglio le fotografie e le mise sulla scrivania. "Dopo che lei mi ha chiamato questa mattina, ho cercato il file che desiderava, trovando invece queste".

Lui guardò le foto ma non le raccolse. "Mi sembra di capire che lei crede che queste siano in relazione col motivo per qui lui non è qui".

"Sì, signore". Poteva sentire il sangue correre al suo viso. "All'inizio non avevo compreso che c'era un problema e ho toccato alcune fotografie. Ho salvaguardato le altre appena ho potuto".

Skinner estrasse un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni. "Allora non sconvolgiamo le cose più di quanto già non siano".

Si coprì le dita col fazzoletto prima di raccogliere le immagini lucide una ad una, esaminandole attentamente prima di metterle da parte. Gli occhi gli si allargarono per la sorpresa quando arrivò a quella di Mulder nella doccia. Guardò su per incontrare il suo sguardo.

"E' certa che sia sempre Mulder, in tutte queste fotografie?"

Scully mantenne un'espressione calma anche se il cuore stava correndo. "Sì, signore. Ne sono certa".

"E lui non sa che sono state scattate?"

"Io non credo. Almeno non me ne ha mai parlato, in nessun modo".

"Ma non sono solo queste ad averla preoccupata, vero?"

Lei qualche volta si chiedeva come potesse leggere in lei così facilmente, come Mulder.

"No, signore. C'erano anche queste lettere, incastrate nel fondo della busta". Gli passò i fogli di carta rosa. Gli occhi di Skinner si spalancarono ancora.

Lei capiva la sua reazione. Quelle erano evidentemente lettere d'amore. Alcune recavano scritti semplicemente dei testi di canzoni: You Must Have Been a Beautiful Baby, Beautiful Dreamer, Everything is Beautiful. Tutti avevano la parola "beautiful" nel titolo o nel testo della canzone. Le altre erano come pagine di diario, ma tutte cominciavano con: "Caro Beautiful Fox". Alcune celebravano i suoi attributi fisici in una maniera fiorita, infantile, romanticizzata. Il resto delle lettere si addentrava in dettagli pornografici sulle imprese sessuali della scrittrice con lui, fornendo date e luoghi dei loro incontri, tutti abbastanza recenti.

Il linguaggio usato, lo stile di scrittura, il colore vistoso della carta condussero Scully ad intuire che chi scriveva era una donna.

Probabilmente una molto giovane, una più matura non avrebbe scritto del "cazzo enorme di Mulder che mi ha trafitto l'anima". Scully non aveva letto oltre, ma bastava per rammentarle uno scadente romanzo strappa-corpetto, genere che le donne sono più inclini a leggere rispetto agli uomini.

Ma Scully sapeva che Mulder non era stato con una strana donna nelle date indicate nelle lettere perché c'era *lei* con lui.

Avevano passato insieme la maggior parte delle notti da mesi, da quando erano diventati amanti. Le ultime due notti erano le uniche che avevano passato separati da settimane. Avrebbe dovuto sapere che qualcosa non andava nell'attimo esatto in cui era entrata in un ufficio vuoto. Aveva sprecato minuti preziosi cercando uno stupido file quando con ogni probabilità egli già era in pericolo.

Skinner si schiarì la gola. "Che significato potrebbe avere a suo avviso, agente Scully?"

"Non lo so, ma intendo scoprirlo. Col suo permesso, vorrei andare al suo appartamento e vedere se posso capire qualcosa".

"Lei comprende che di solito non è consigliabile per un collega essere coinvolto nelle indagini…" Lei aprì la bocca per protestare e lui alzò la mano per fermarla. "Lo so. Questa non è una delle solite situazioni. Voglio solo che capisca la mia posizione".

Scully annuì e aspettò che continuasse.

Skinner si batté le labbra con un dito per un momento, poi la guardò da sopra gli occhiali. "Presumo che abbia già provato a chiamarlo, o non sarebbe così preoccupata".

"Il suo cellulare squilla senza che nessuno risponda. A casa è inserita la segreteria. Ieri sera doveva essere con degli amici ma non si è presentato".

"Non era previsto che lasciasse la città per qualche ragione?"

La certezza di Scully oscillò per un istante. L'aveva lasciata in disparte, in passato, ma recentemente erano giunti a un accordo. Nessuno dei due sarebbe partito senza prima accordarsi, proprio come misura di sicurezza per occasioni come questa. Ci volle solo un istante perché la sua mente rigettasse l'idea che Mulder fosse andato via senza dirglielo.

"No, signore!" affermò con sicurezza. "Se non è qui, è perché qualcosa gli ha impedito di essere qui".

Skinner usò il fazzoletto per radunare tutte le fotografie e le lettere in una pila ordinata e metterle in un angolo della scrivania.

"Bene. Vada da lui. Mi chiami e mi faccia sapere se trova qualcosa. Per ora, manterremo la cosa riservata, nel caso comparisse bel bello entro tre ore. Non facciamoci ancora prendere dal panico".

Alzandosi, Scully si tolse i guanti e li cacciò in tasca. La sua mano era sulla maniglia della porta quando Skinner la chiamò.

"Mi tenga aggiornato," disse.

Lei annuì ancora, lasciando assorta l'ufficio. Mentre entrava nell'ascensore, stava già esplorando tutte le strade che avrebbero potuto aiutarla a scoprire cosa era accaduto al suo collega.

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Ubicazione ignota

Julie. Si chiamava Julie. Nessun cognome, solo Julie.

Mulder sapeva già che lei avrebbe risposto a qualunque domanda, ma solo nel suo modo peculiare e senza approfondire. Avrebbe risposto, poi si sarebbe seduta in silenzio, guardandolo fisso con un sorriso insulso sul viso. Il trucco consisteva nel trovare le domande giuste. Chiederle chi fosse e dove si trovavano non li avrebbe portati lontano. Forse una nuova direzione avrebbe aiutato.

"Quindi, Julie, come mi hai portato in casa? Io davvero non ero in grado di cooperare".

Lei rise ancora scioccamente, coprendosi la bocca con la mano libera. Il dolce gesto innocente lo snervava.

"Ti venni a prendere al tuo appartamento e venimmo qui in auto. Fox, sciocchino, non ti ricordi?"

Non era esattamente così che lo ricordava.

"Ma come mi portasti *dentro* casa?"

Controllò le parti visibili delle braccia e delle gambe.

"Presumo che tu mi abbia spinto fuori dalla macchina, ma non vedo contusioni".

Lei lo fissò con orrore: "Perché avrei dovuto fare una cosa del genere? Ti saresti potuto ferire se ti avessi spinto fuori dalla macchina. Non vogliamo certo che la tua bella pelle si rovini, no?"

Spaventoso. Non ricordava nulla dopo l'essere stato drogato e rapito e quella che sembrava l'unica possibile testimone non sarebbe stata d'aiuto. Nessuno l'aveva visto mentre veniva spinto in casa? Stava piovendo ancora, al loro arrivo? La casa aveva un garage? Come diavolo l'aveva introdotto in questa stanza? Doveva presumere che l'avesse trascinato, ma sembrava che lei avesse nella sua mente una versione diversa degli eventi.

Seduto a gambe incrociate sul materasso, mandò giù il pasto che lei aveva portato. Il fatto che gli aveva offerto caffè ed un danese, cose che mangiava spesso a colazione, gli rendeva difficoltoso deglutire quel cibo che diventava sabbia asciutta nella sua bocca. Quello gli fece venire in mente una domanda nuova: "Come sapevi cosa mi piace a colazione?"

"Io so tutto di te".

Soppresse un brivido.

"Hai scattato tu tutte queste foto?"

Rise, una sciocca risata liquida da ragazzina. "E non sai cosa ho dovuto passare! Ma n'è valsa la pena. Sai qual è la mia preferita?"

Mulder scosse la testa senza guardare le fotografie. Gli si accapponava la pelle nel vedere tanti suoi cloni che lo fissavano di rimando, come nello specchio impazzito di una casa stregata. Julie si lanciò verso il muro opposto alla fine del letto. Si fermò di fronte ad un ingrandimento a grandezza naturale del suo viso, messo appena un po' più in basso rispetto agli altri che lo circondavano. Nel ritratto, gli occhi erano chiusi, la testa inclinata solo un po' all'indietro. Non poteva immaginare cosa stesse facendo in quel momento.

Lei accarezzò la guancia dell'immagine e Mulder si ritirò come se davvero l'avesse toccato.

"Sono tutte molto belle, ma questa è quella che preferisco". Sporgendosi, premette le labbra su quelle leggermente aperte della foto. "Mmmm, tu hai una bocca adorabile. Io potrei baciarti tutto il giorno senza mai stancarmi". Continuò a strofinare le labbra contro la fotografia, gemendo piano in gola, tirando fuori la lingua per leccare le labbra dell'immagine.

Sperando che fosse sufficientemente distratta, Mulder disincrociò piano le gambe e si mise accucciato, pronto a balzare. Se l'avesse colta con la guardia abbassata per due secondi, probabilmente sarebbe stato capace di…

Lei scattò il braccio in posizione, con la bocca della pistola perfettamente puntata sul suo petto.

Dannazione! Nel mezzo della sua ossessione perversa con la fotografia, lei aveva conservato una misteriosa consapevolezza dei suoi movimenti.

Di questo passo non sarebbe mai riuscito ad avere la meglio su di lei.

Mulder tornò sul materasso e, visto come lo stomaco aveva iniziato a ribollire, si chiese se la colazione sarebbe rimasta dove l'aveva messa. Mentre Julie continuava ad armeggiare con il suo ritratto, un pensiero nauseabondo gli balzò in testa.

Prima o poi, in un futuro molto prossimo, probabilmente non si sarebbe più accontentata di una foto.

Il ribollimento si trasformò in una completa nausea. Girando la testa, Mulder spinse via il pasto non finito. Non aveva proprio più fame.

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Hegal Place

Ore 10.10

Scully alzò alla luce la busta delle prove e studiò la siringa quasi completamente vuota che conteneva. L'aveva trovata sul marciapiede di fronte. Probabilmente non aveva nulla a che fare con Mulder ma era qualcosa di insolito in quel quartiere. Le eventuali impronte digitali potevano essere confrontate con quelle trovate sulle fotografie. Avrebbe voluto affrettarsi, ma sarebbe stato meglio non correre il rischio di trascurare qualche particolare importante.

Rimanere seduta nell'appartamento di Mulder, sul suo divano, le riportò alla mente ricordi vividi che non erano ancora stati sbiaditi dal tempo. Solo una settimana fa avevano passato un intero pomeriggio su quel divano.

Loro lo avevano chiamato un "sabato di lavoro" ma era una scusa per coccolarsi e scherzare ed entrambi lo sapevano. Considerando tutto il tempo che passavano insieme durante la settimana lavorativa, la sorprendeva quanto lui insistentemente bramasse la sua compagnia oltre l'ufficio. Apprezzava da sempre la sua mente meravigliosa, ma ora poteva anche trarre profitto dal suo corpo ugualmente meraviglioso. Quel particolare sabato si era concluso con loro due intrecciati insieme nel letto. Mulder, assonnato e con gli occhi gonfi, abbandonato sul proprio particolare tipo di cuscino, le parlava di un articolo che aveva letto sulla combustione spontanea e degli altri articoli di un giornale scandalistico. Diceva di compensare in quel modo l'antipatia di lei per i nomignoli affettuosi e per le coccole. Non tutte le donne l'avrebbero trovato romantico, ma Scully non l'avrebbe minimamente cambiato.

La maggior parte delle loro serate e fine settimana insieme finivano così, in un appartamento o nell'altro. Quante volte erano stati spiati in questa stessa stanza? Quante in camera da letto? Chi stava alle calcagna di Mulder poteva vedere anche attraverso quelle finestre? Era ancora là fuori da qualche parte?

Scully si riscosse e guardò fuori dalla finestra. C'era un gruppo di appartamenti dall'altra parte della strada, quasi di fronte a quello di Mulder. Lei era stata li? In uno degli appartamenti? Sul tetto? Da quanto tempo questa persona che s'intrufolava misteriosa stava osservando Mulder? Settimane? Mesi? Certamente da molto tempo, considerando il numero e la varietà di fotografie nella busta. L'aveva seguito o lo aspettava da qualche parte dall'altro lato della strada, appostata fino a trovare qualcosa da registrare con la sua lente clandestina?

Scully rabbrividì, poi chiuse le veneziane prima di sedersi nuovamente. Il proprio riflesso nell'acquario catturò la sua attenzione.

Lei non appariva in nessuna delle foto, comprese. Era stata tagliata dalle immagini così che solo Mulder rimanesse? O lei semplicemente non c'era mentre la cacciatrice era in agguato? Come si sarebbero potuti proteggere da questa intrusione?

I "se" torsero lo stomaco di Scully in cento nodi. Come avrebbe potuto tenere al sicuro Mulder? Perché non aveva mai notato quello che stava accadendo? Ogni momento che passava la convinceva che qualcosa era terribilmente sbagliato.

Quando il telefono suonò, lei saltò. Aveva lasciato un messaggio all'assistente di Skinner e stava aspettando che lui la richiamasse.

Raccolse il ricevitore e la sua voce rombò: "Cosa c'è?"

"Ho fatto un'ispezione preliminare dell'appartamento di Mulder. Non c'è traccia che avesse progettato di andare da qualsiasi altra parte oltre che al lavoro".

"Ha trovato altre fotografie o lettere?"

"Non ho ancora cercato nella sua scrivania, ma non c'era niente nella cassetta della posta. La sua macchina non è parcheggiata qua fuori. Io ero fuori città ieri così non so cosa indossava, ma chiavi, portafoglio e borsa non ci sono. Non è stato in casa, la notte scorsa. Esaminerò più approfonditamente tutto, ma volevo comunicarle le mie prime deduzioni".

"Molto bene, agente. Mi tenga informato di ogni altra scoperta. Entrambi sappiamo che la polizia non accoglierà la denuncia di persona scomparsa così presto, ma noi possiamo cominciare un'indagine interna. Manderò una squadra per darle una mano a raccogliere le prove, intervistare i testimoni e quant'altro necessario. Nel frattempo porterò le fotografie e le lettere al laboratorio per vedere cosa possono rivelarci.

Mi faccia rapporto e decideremo cos'altro andrà fatto".

"Grazie, signore. A dopo".

Appese il telefono e si guardò attorno. Non poteva restarsene semplicemente seduta senza far niente, in attesa degli altri agenti. Cos'altro doveva controllare? La camera da letto di Mulder aveva prodotto solo un paio di libri ed un tubo di Astroglide nel comodino. Il resto della stanza era come lo ricordava.

Il computer attirò la sua attenzione. La posta elettronica. Solo la settimana scorsa l'aveva stuzzicato accusandolo di nascondere pornografia tramite Internet, così lui le aveva rivelato la password e l'aveva lasciata controllare. Aveva ricevuto una quantità minima di posta.

Mentre il computer si avviava, frugò nei cassetti della scrivania.

Non c'era niente che non si aspettasse di trovare, anche se i contenuti erano un po' bizzarri per gli standard di altre persone.

Giornali scandalistici ingialliti, stampe di siti Internet su mostri, portachiavi con mostri che si illuminano al buio erano detriti tipici di Mulder.

L'e-mail non produsse nulla di nuovo o strano. Più tardi avrebbe controllato il computer dell'ufficio. Sembrava che questa donna del mistero preferisse l'approccio personale.

Scully diede da mangiare al pesce e controllò l'immondizia in cucina in cerca di possibili prove. Guardò in tutte le tazze e sbirciò nel forno. Avrebbe potuto aspettare che gli altri agenti si presentassero, ma le dava qualcosa da fare. Quando aprì il frigorifero, era ora di ammettere che era solo curiosa.

L'appartamento di Mulder era un collegamento con lui, possibilmente l'ultimo luogo dove era stato prima di scomparire. Non aveva trovato prove che egli ci avesse messo piede, ma si sentiva più vicino a lui, qui. Era irrazionale e lo sapeva.

Raddrizzò le spalle e si costrinse a sedersi. Gli altri agenti che Skinner stava mandando sarebbero arrivati presto, ma temeva che prendessero queste indagini poco seriamente, doveva annotare cosa dovevano fare.

Per prima cosa, dovevano parlare con ogni persona nell'edificio, specialmente con chiunque avesse una finestra rivolta dove aveva trovato la siringa. Forse qualcuno aveva visto qualcosa la notte scorsa. E c'era anche la questione di tutte quelle foto, molte di loro prese in questa stessa stanza. Quello dava loro motivo per interrogare i residenti del palazzo di fronte, e di ispezionare il tetto in cerca di prove. Non se ne sarebbe andata finché non avessero coperto ogni possibile angolo, "indagine ufficiale" o no.

Forse aveva torto, e Mulder se n'era andato via da solo.

Se così fosse, sarebbero stati per un tempo indefinito lo zimbello di Skinner e degli altri agenti, ma il possibile imbarazzo futuro non fu sufficiente a reprimere l'allarme che le borbottava in testa. L'impulso di sfasciare tutto, cercando irragionevolmente indizi, la stava sopraffacendo. Solo gli anni di addestramento riuscirono a trattenerla. Skinner poteva stare certo che non avrebbero trascurato nessun indizio se lei avesse seguito i passi prescritti per un'indagine. Ma questo non comportava che dovesse piacerle l'attesa.

Sarebbe tornata stanotte, forse avrebbe dormito nel letto di Mulder. Se fosse tornato, probabilmente sarebbe tornato qui.

Scully sentì in cuor suo che tale risposta era troppo facile ma non poteva abbandonare quella speranza.

La speranza era tutto ciò che aveva, al momento.

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Ubicazione ignota

L'acqua calda che gli martellava sulla testa accompagnò Mulder verso il lungo percorso per chiarire i suoi pensieri. Era ovvio che avrebbe avuto bisogno di tutto il suo ingegno per analizzare la situazione corrente e trovare un'uscita. Probabilmente era sveglio solo da un paio d'ore e non sapeva molto più di quando si era svegliato. Il nome di lei era Julie e si trovava "Nel posto cui tu appartieni… qui con me". Non gli aveva detto come lo avesse portato in casa, anche se pensava che probabilmente lo avesse trascinato in qualche modo, e nemmeno se la sua macchina fosse ancora qui o se lei se ne fosse liberata mentre lui dormiva. Non gli avrebbe detto altro indipendentemente da come avesse formulato la domanda. Se le chiedeva cosa volesse da lui, il suo sorriso si allargava.

Per qualche ragione, quello lo spaventava più che fissare la canna della propria pistola. Aveva il disgustoso sospetto di sapere già cosa lei volesse. L'idea gli mandò gocce di gelido terrore giù per la spina dorsale, nonostante l'acqua bollente che gli scendeva abbondante sulla schiena.

Gettò uno sguardo alla tenda della doccia per l'ennesima volta. Finalmente si era ricoperta di vapore e lo faceva sentire un po' meno vulnerabile. Non si era accorto che fosse di plastica trasparente finché non aveva chiesto di lavarsi. Fu allora che comprese che avrebbe dovuto fare la doccia nudo di fronte ad una completa estranea. Dopo la mancanza di riservatezza subita mentre orinava, non si aspettava che se ne sarebbe andata nemmeno mentre si lavava.

Non l'aveva fatto. Qualche volta odiava avere ragione.

Girare la schiena alla stanza gli diede l'unico riserbo che si poté permettere. Una volta nella vasca, Julie mise sapone e sciampoo sull'orlo del lavandino dove egli poteva raggiungerli.

Degli short puliti ed un asciugamano furono lasciati sul coperchio del serbatoio.

Poi si ritirò sulla sedia, ancora con la pistola in pugno, e si sedette a guardare. Mulder l'ignorò il più possibile.

Asciugarsi presentava una nuova sfida. Non poteva uscire dalla vasca all'indietro. Sarebbe stato costretto a permetterle una sbirciata ai "gioielli" prima di nascondersi nell'asciugamano.

Lui decise di agire con calma e non lasciarsi confondere. Doveva restare il più calmo possibile. Doveva fare un profilo di Julie per capirla e non poteva farlo mentre era teso e nervoso.

Asciugarsi e vestirsi non presero abbastanza tempo… era duro tirarla in lungo per indossare solamente della biancheria intima. Non voleva proprio lasciare il bagno, ma non poteva stare là in eterno. Giocò con l'idea di usare il sapone o lo sciampo come arma finché Julie indicò che doveva portare fuori quanto gli aveva fornito, allora li aveva gettati sul letto.

Mulder si chiese quale esperienza passata l'avesse resa così cauta. Era abbastanza sicuro di non essere la prima persona che avesse rapito. Era troppo sicura e precisamente organizzata per essere una principiante. Decise di non pensare a cosa fosse accaduto alle sue altre vittime. Quel genere di speculazione non favoriva i nervi saldi.

Julie lo salutò prima di raccogliere l'asciugamano, i boxer sporchi ed il sapone. Li mise sulla sedia col vassoio della colazione vuoto, poi raccolse la sedia con una mano e camminò all'indietro verso la porta.

Mulder già stava cominciando a disperare di poterla cogliere in contropiede. Sembrava avere pensato a tutto.

Lei aprì la porta con l'anca e lo tenne sotto tiro mentre attraversava la soglia indietreggiando. Una volta fuori, chiuse la porta, tenendolo d'occhio fino all'ultimo momento possibile. Sentì almeno due serrature chiudersi mentre correva attraverso la stanza. Sapeva che era tardi, ma tentò di aprirla in ogni modo.

Chiusa. La colpì frustrato con il palmo della mano e gridò un paio di volte senza alcuna vera speranza di essere preso in considerazione. Si prese a calci mentalmente per non aver compreso che la porta prima non era chiusa a chiave mentre ammetteva che non sarebbe comunque riuscito a fuggire. Anche se Julie sembrava una bambina, aveva il pieno controllo della situazione e sembrava decisa a sparargli. Non sarebbe andato molto lontano, ferito. O morto.

Infilò le dita nella piccola fessura attorno alla cornice della porta, cercando qualche genere di appiglio per fare leva. Tutto ciò che ottenne furono unghie rotte e…

Cosa era quell'odore? Annusò alla fessura della porta e arricciò il naso. Sembrava che ci fosse qualcosa di morto, là fuori.

I capelli sulla nuca gli si rizzarono. Gesù! Doveva uscire da qui!

Lo sbattere dei piedi nudi di Mulder rimbombava oltre il martellare frenetico del suo cuore. Su e giù, avanti e indietro, percorse la stanza in lungo e in largo, cercando un'uscita, un'arma… QUALSIASI COSA. Cosa aveva tralasciato nella sua prima superficiale ispezione? Doveva esserci qualcosa. Doveva!

L'armadio. Forse... ma diede prova di essere precisamente quello che appariva originalmente… un buco totalmente vuoto senza nemmeno un'asta per i vestiti. Bene, non l'armadio. Ed il bagno?

Non gli ci volle molto tempo per rendersi conto di non poter combinare nulla con la tenda della doccia.

Lui sperava in una bella verga solida per romperle il cervello, ma la tenda era invece legata al soffitto su un binario. Non poteva rimuovere nemmeno gli anelli, erano uno strano genere di congegno bitorzoluto solidamente inserito nel binario.

La testa della doccia sembrava avere un qualche potenziale finché non tentò di smontarla con le mani nude. Rimase in piedi nella vasca, torcendola, girandola, dandole strattoni avanti ed indietro ma inutilmente. La maledetta cosa si comportava come se fosse saldata. L'umidità rendeva scivoloso il metallo cromato, rendendogli difficile qualsiasi presa. Provò ad asciugare l'acqua sulle sue mani sopra i boxer ma rapidamente terminarono le parti asciutte da poter usare.

Lui stava sbuffando e sudando quando finalmente ammise la sconfitta.

L'unico risultato di tutto il duro lavoro furono i palmi scorticati e i muscoli dolenti. Sedette sul bordo della vasca per alcuni minuti per prendere fiato e verificare il resto del bagno.

Il lavandino era un piccolo modello a piedistallo, con i tubi principali coperti da una custodia di porcellana nel loro percorso contro la parete fino al fondo della ciotola. Avrebbe provato più tardi i rubinetti. Con un po' di fortuna, avrebbe trovato ciò che gli serviva nel serbatoio di scarico. Forse poteva usare un pezzo del meccanismo di scarico come pugnale o come lancia.

Niente di meglio che provare immediatamente, non aveva molti impegni mondani.

Mulder stette in piedi accanto al gabinetto, prese fermamente il coperchio del serbatoio e lo tirò. La scossa, quando il coperchio non si mosse, lo fece dondolare sui talloni. Batté le palpebre, trovò una presa migliore e tentò ancora. Nulla.

I coperchi dei serbatoi non erano così pesanti, no?

Lui diede uno strattone. Nulla. Indagò. Nulla. Insinuò le dita sotto l'orlo e tirò, trascinò, spinse e imprecò.

Il fottuto coperchio era incollato al serbatoio! Non poteva aprire la maledetta cosa in alcun modo! Come è possibile cementare un coperchio al serbatoio?

Sbattendo ripetutamente i pugni intrecciati contro il serbatoio, Mulder gridò e imprecò, la frustrazione lo mandava fuori controllo. Ancora e ancora batté la cima, i lati, il davanti, dovunque potesse arrivare. Le braccia vibravano per le onde generate dagli urti.

Le spalle e la schiena gli dolevano per lo sforzo ma non si fermò. Infine la fatica ebbe la meglio e non riuscì più ad alzare le braccia divenute come di piombo.

Imperterrito, prese a calci la toletta. La pianta del piede atterrò ad angolo retto sulla maniglia del getto d'acqua. Il dolore bruciante lo fece cadere a terra.

Rimase là per alcuni minuti, respirando forte, mormorando imprecazioni contro gli avi di tutti i fabbricanti di gabinetti. Lo stomaco mandò un irritato borbottio. Dio solo sapeva che ora fosse, ma gli sembrava di aver battuto la sua prigione per giorni. Certamente erano passate abbastanza ore da aver bisogno di altro cibo. Allora, dove era la sua carceriera?

Anche ad un uomo condannato era concesso un ultimo pasto.

Uno sguardo alla porta gli fece notare la videocamera. Era là fuori a guardarlo? Sperò che così fosse.

Probabilmente la sua fuga non sarebbe stata facile, ma non avrebbe smesso di tentare. In nessun modo si sarebbe messo a gambe all'aria per diventare il suo animaletto domestico-agente dell'FBI.

Un altro grugnito dallo stomaco fu il segnale per tornare a lavorare. Mantenersi occupato gli avrebbe reso più facile ignorare la fame e le mani dolenti.

Sfortunatamente, mettersi a sedere significava spingere contro il pavimento con le mani, afferrando poi l'orlo del lavandino per tirarsi su. Tentò di non badare al dolore ma il pulsare nel piede era parecchio difficile da metter da parte.

Mulder tornò zoppicando in camera da letto, con la mente già impegnata in nuovi piani di fuga. Non gli ci volle molto tempo per esaurire l'elenco.

Non aveva attrezzi per forzare la porta. Non c'erano finestre attraverso cui strisciare fuori. Gli interruttori ed i termostati erano troppo alti per offrire materie prime per armi, a meno che potesse girare il materasso e usarlo per sollevarsi al soffitto.

Quella era un'idea.

Zoppicò verso quella specie di letto e lo spinse piano col dito del piede. Sembrava davvero solido. Prendendolo da una parte, lo trascinò in mezzo alla stanza, sotto alle luci. Quando tentò di piegarlo a metà, si raddrizzò completamente, mentre la coperta scivolava in un mucchio sul pavimento. Era duro e rigido come un'asse.

Forse posandolo di lato...

Sembrò promettente finché tentò di salirci. Ogni volta, il materasso scivolava fuori da sotto o l'orlo lo faceva ricadere. Sembrava solido, ma in realtà non era abbastanza robusto per stare diritto e sopportare il suo peso.

Quello non lo fermò dallo scalarlo ancora e ancora.

Verso la quinta o sesta prova, batté la testa sul pavimento e vide le stelle.

Mulder si rialzò, poi sollevò il materasso contro il muro, frustrato. Questo cadde al suolo con un botto e lui vi si gettò sopra. Ci sarebbero state altre possibilità da esplorare una volta che la sua mente avesse smesso di gridare per il panico, ma al momento, sembrava che non se ne sarebbe andato, a meno che Julie lo lasciasse uscire.

Escludendo nuove scoperte, doveva trovare un altro modo.

Chiederle di lasciarlo andare. Capire perché lo voleva, in primo luogo. Cosa l'aveva portata a rapirlo? Cosa l'aveva motivata? Come poteva creare un collegamento, portarla a ragionare? Perché lui? Quella era la grande domanda. Perché lui e non qualcun altro?

Lui guardò le foto che circondavano i muri, una fotografia dopo l'altra, prese da una completa sconosciuta.

Perché?

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J. Edgar Hoover Building

Ufficio del seminterrato

Ore 20.03

Scully non sapeva cosa altro fare.

Doveva esserci *qualcosa*, ma non poteva pensare cosa.

Fissare la bacheca di Mulder non le dava idee nuove, anche se poteva più del solito riferirsi al suo poster "Io Voglio Credere".

L'apparato era già in moto per indagare sulla scomparsa di Mulder. Skinner aveva spedito busta, fotografie e lettere al laboratorio di stampa. Da là, sarebbero passati all'analisi grafologica ed in seguito avrebbero studiato gli indizi negli sfondi. Le opportunità di trovare qualcosa non erano molte.

La maggior parte delle foto erano primi piani e i campi lunghi sembravano avere un'ambientazione irrilevante.

Scully prese in carico la squadra di raccolta prove all'appartamento di Mulder.

Nonostante la riluttanza di Skinner a concederle l'incarico, nulla avrebbe potuto tenerla fuori. L'avrebbe fatto alle sue spalle se avesse dovuto. Skinner ne era sicuro, per questo non l'aveva ostacolata più di tanto.

Le interviste coi vicini di casa di Mulder furono un esercizio inutile: nessuno aveva sentito, nessuno aveva visto, nessuno sapeva nulla. Apparentemente, le persone non si davano la pena di prestare attenzione a quello che accadeva al di fuori della propria piccola sfera di benessere.

Un paio di loro erano felici in modo angoscioso di sentire che era scomparso.

Anche la riunione appena terminata con la neo formata squadra investigativa era stata frustrante. Con quasi nessuna informazione disponibile c'era ben poco da condividere. La migliore idea scaturita fu di controllare se ci fossero crimini precedenti perpetrati con lo stesso M.O.

Scully non sapeva perché, ma pensava che potessero essercene altri: il rapimento era stato eseguito in modo così perfetto che sembrava un'assunzione logica. Chi l'aveva commesso non poteva essere una principiante e lasciarsi dietro così pochi indizi. Le lettere e le fotografie erano l'unica prova che avessero, finora. Se questa donna avesse commesso un crimine simile in passato, potevano scoprire il suo vero nome ed indirizzo.

Fuori dell'ufficio, trillò l'ascensore. Scully si drizzò eccitata. Le ci vollero solo pochi secondi per comprendere che i passi in avvicinamento non erano di Mulder. Sentì i passi arrestarsi fuori della porta dell'ufficio e Skinner sbirciò dentro.

"Pensavo di trovarla qui," borbottò. "Vada a casa, agente. Ha bisogno di riposare".

"Non posso".

"Può. Non sarà di alcun aiuto alle indagini se sarà esausta".

Lei aprì la bocca per continuare a discutere, ma non c'era modo. Sapeva che lui aveva ragione ed era troppo stanca per argomentare. Decise di arrendersi facilmente, come Skinner si era arreso nel permetterle di partecipare a questo caso.

"Sì, signore". Scully vide l'occhiata di sorpresa sul suo viso mentre si alzava, poi raccolse la borsa. "Grazie per avermi permesso di essere nella task force," aggiunse.

Skinner la sbirciò oltre gli occhiali. "Avevo forse scelta?"

Lei non poté sopprimere una leggera smorfia delle labbra: "Forse no, ma l'apprezzo comunque".

Egli si schiarì la gola e si fissò i piedi. "Quando ha mangiato l'ultima volta?"

La domanda la colse di sorpresa. Non solo non si sarebbe mai aspettata che il proprio capo le chiedesse una tale cosa, ma non poteva ricordare se avesse mangiato o no durante il giorno. Sapeva di aver cenato la sera prima, ma dopo di allora non aveva certezze.

Lui annuì: "Come pensavo. Venga. Andiamo a mangiare qualcosa".

Quello era ancora più inaspettato della domanda riguardo le sue abitudini alimentari. Alzò un sopracciglio e raccolse una cartella di documenti.

"Esamineremo queste copie delle fotografie e delle lettere finché non scopriremo qualcosa di utile. Non si inganni, non è un pranzo tra amici. Abbiamo molto lavoro da fare".

Lei fu toccata. Nonostante le sue parole, Scully sapeva che Skinner stava tentando di prendersi cura di lei. L'avrebbe fatta sgobbare durante la cena, non aveva dubbi. Le avrebbe scavato il cervello fino a che non ci fosse rimasto più nulla da estrarre, ma si sarebbe assicurato che mangiasse e l'avrebbe poi spedita a casa a dormire, invece di lasciarla seduta tutta la notte sulla sedia d'ufficio di Mulder, ad uscire fuori di testa silenziosamente.

Lei gli permise di mantenere l'illusione di terribile despota e indicò la porta: "Andiamo, signore. Dopo di lei".

Lui si tolse di mezzo, in modo che lei potesse chiudere la porta a chiave, poi la seguì all'ascensore. Improvvisamente, Scully si sentì più speranzosa. Gli altri agenti della squadra investigativa avrebbero fatto il loro lavoro, ma nessuno era entusiasta di cercare il buffone dell'FBI. Aveva sentito uno di loro bisbigliare: "Meglio perderlo che trascinare il Bureau nel fango".

Lei aveva tentato di non prendere a cuore le parole dell'altro agente, ma pesavano su di lei come un macigno. Se doveva essere sola contro tutti alla ricerca di Mulder, così sarebbe stato. Avrebbe lottato con le unghie e coi denti per trovarlo e riportarlo a casa. Non avrebbe lasciato che il loro atteggiamento indegno la distogliesse nemmeno per un secondo.

Ma ora sapeva che Skinner era disposto a lottare accanto a lei.

Forse davvero avevano la possibilità di trovare Mulder, dopo tutto.

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Ubicazione ignota

Come Julie uscì indietreggiando dalla stanza col vassoio della cena vuoto, la pistola fermamente puntata contro di lui, Mulder si allungò sul materasso e fissò il soffitto. Poteva pensare meglio se non doveva guardare quelle foto maledette.

Era stata una lunga e silenziosa tirata tra colazione e cena.

O aveva dimenticato di portargli da mangiare a mezzogiorno o era andata a lavorare. Non aveva alcun modo per stabilire l'ora, oltre al borbottare dello stomaco. Era stato davvero contento di vederla quando gli aveva portato il cibo, per quanto scarso. Un hamburger, patatine e una bibita. L'aveva osservato attentamente, erano tutte cose che normalmente gli piacevano.

Certo, quello che *davvero* voleva ora era un modo non doloroso di fuggire. Mulder alzò le mani studiando i palmi arrossati e gonfi. Ci avrebbe riprovato domani. Una poco familiare prominenza sul lato della mano destra attirò la sua attenzione.

La premette con un dito, fremendo. Doveva aver danneggiato qualcosa, colpendo il coperchio del serbatoio. Scully avrebbe alzato il sopracciglio al suo tentativo di romperlo coi pugni nudi, ma lui ci doveva provare. Apparentemente era oltre ogni possibilità, come testimoniava il gonfiore pulsante sulla sua mano. Spinse ancora, poi decise di non farlo più. Con la sua fortuna, doveva essere fratturato.

E quello gli ricordava... Mulder alzò il piede per controllarlo. Nient'altro che una contusione. Che sollievo.

Considerato che già sapeva che il serbatoio era sigillato, prendere a calci il water non era stata la migliore decisione della sua vita. Se anche fosse riuscito a separarlo a calci, non sarebbe stato comunque in grado di aprirlo.

Finora, non sembrava che ci fosse nulla che potesse utilizzare per mettere insieme un attrezzo o un'arma potenzialmente utili, in stile MacGyver. Aveva passato parecchio tempo percorrendo il perimetro della stanza, tentando di fare leva negli angoli del pavimento con le unghie. L'aveva fatto più che altro per tenersi occupato. La copertura di vinile non sarebbe stata un gran che come arma anche se fosse riuscito a strapparne un pezzo. Il suo alloggio era completamente blindato e privo di speranza, come aveva dedotto fin dall'inizio. Questo non lo avrebbe dissuaso dal fare di tutto per scappare, ma le cose si mettevano molto male.

Lui sbadigliò. Stranamente, era stanco. Era stato relativamente occupato per gli standard di una persona rapita, ma non pensava di avere speso così tanta energia. In ogni caso, aveva fatto fisicamente quello che poteva fare ogni giorno senza trovarsi sfinito. Poteva passare le ore solitarie fino al prossimo pasto lamentandosi per la sua condizione, o poteva tenersi occupato. Forse era ora di vedere quale esercizio mentale avrebbe effettuato.

Profilo della vittima. Profilo del criminale. Modus Operandi. Prove.

Mulder decise che non c'era molto da fare nell'ultimo caso. Probabilmente stava sdraiato di schiena nel mezzo della maggiore delle prove. Si costrinse a guardare le fotografie.

Avrebbe ottenuto molte informazioni dal loro studio, se fosse riuscito a vedere oltre l'invasione personale per localizzare gli indizi.

La varietà di attività in cui l'aveva catturato era sconcertante.

E disturbante. Aveva evidentemente usato un teleobiettivo, c'erano anche troppe foto prese attraverso le finestre del suo soggiorno. Quelle di lui nella doccia non potevano essere state scattate là, pensò… il suo bagno non aveva finestre.

Anche i muri della doccia non erano visibili nella fotografia, quindi era più grande della sua.

Quel fatto faceva impuntare sui particolari il suo cervello, ma non poteva ancora capire il perché. Non doveva essere così difficile da capire. La vista gli si annebbiò e si strofinò gli occhi.

Lei l'aveva guardato giocare a pallacanestro. Molto. C'erano foto di lui che correva sudato, che camminava con un completo, mentre girava in soprabito, mentre comprava generi alimentari e cibo pronto.

In alcune sembrava stesse parlando con un'altra persona, ma non c'era nessun altro nelle fotografie.

Mulder si chiese come avesse potuto fare così tante foto senza che lui l'avesse mai notata. La risposta? Lei sapeva quello che stava facendo.

Considerando la disposizione della stanza, l'attrezzatura video, l'uso della sua pistola d'ordinanza e le precauzioni di sicurezza, Julie sembrava avere abbastanza buon senso da non lasciarsi dietro alcuna traccia. Sospettava che Scully non avesse molto su cui lavorare. Ed era pronto a scommettere che non fosse mai stata arrestata in precedenza, sia che avesse o no fatto altre vittime.

Lui sbadigliò ancora. Meglio iniziare col profilo della vittima.

Quello sarebbe stato abbastanza facile.

La vittima prendeva parte ad attività che lo rendevano vulnerabile alla violenza? Direi di sì. Era un agente dell'FBI, sinonimo di "bersaglio mobile".

La vittima era impegnata in qualsiasi attività passata col perpetratore che potrebbe aver condotto alle circostanze presenti?

No! Mulder batté il materasso coi pugni frementi.

Quella era la cosa sconvolgente. Quasi certamente non aveva mai incontrato Julie prima della notte scorsa. Non sempre ricordava le facce, ma certamente non avrebbe dimenticato quella voce. Così acuta ed infantile, tipo la ballerina Munchkins del Mago di Oz. I suoi capelli erano davvero belli e biondi, ma non abbastanza da renderli memorabili. Lo stesso per il viso, era bella, ma di un comune stile Miss-America. Nulla di molto insolito nel complesso, tranne la voce ed il modo in cui lavorava la sua mente.

Aveva di certo una psicosi da camicia di forza.

Osservazione psicologicamente molto professionale, agente Mulder. Grazie per la tua opinione di esperto.

Sbadigliò una terza volta. Perché diavolo era così stanco? Non stava facendo nulla di fisicamente stancante, ma non poteva smettere di sbadigliare. Forse lo shock emotivo.

Allora dov'era rimasto? Oh sì. Il profilo. Non era nessuno che ricordasse di avere incontrato in un caso, né vecchio né recente.

Il che significava che probabilmente non la conosceva assolutamente. Poteva averla incontrata casualmente ad una festa o in coda al negozio.

Perché l'aveva scelto come bersaglio? Cosa aveva attratto la sua attenzione così fortemente?

La sua mascella si sarebbe davvero rotta al prossimo sbadiglio. Poteva tenere a mala pena gli occhi aperti. Dannazione. Aveva bisogno di dormire. Non stava andando da nessuna parte ed il cervello era confuso. Meglio soprassedere fino a domani.

Mulder non ricordava di essere mai stato così stanco.

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Ubicazione ignota

Giovedì, ore 6.05

Julie risciacquò il rasoio nella ciotola dell'acqua calda un'ultima volta, poi asciugò il resto della crema da barba dal volto di Mulder con un panno umido. Ecco. Tutta quella brutta e ispida barba era andata. Mamma diceva sempre che un uomo con la barba cerca di celare qualcosa. Fox non aveva bisogno di nascondere assolutamente niente. Julie gli carezzò la guancia ma lui non si mosse.

Dormiva così profondamente, il suo Beautiful Fox. Sembrava così tranquillo, rispetto alla tensione che sempre irradiava al lavoro. Essere un agente dell'FBI era troppo stressante per un uomo sensibile come Fox. Correre in giro a caccia di criminali sventolando la pistola e gridando non era la vita adatta ad una così stupenda persona. Era molto più felice da quando l'aveva fatta finita con tutto quello ed era venuto a vivere con lei.

Lasciare la sua collega era stata la cosa migliore in assoluto.

Julie si piegò per raccogliere gli oggetti per la rasatura, ma si fermò quando vide un puntino rosso sulla mascella di Mulder. Si avvicinò ansante.

C'era sangue sul suo viso! Lo aveva tagliato con il rasoio! Julie balzò indietro, cercando freneticamente aiuto nella stanza. Era grave? Cosa doveva fare? Sarebbe rimasto sfregiato per la vita? Che pensiero orribile!

Lei afferrò il panno umido nella ciotola e lo passò lungo la striscia di sangue. Dell'acqua rosata colò sul lato del suo viso, lungo il collo e fino al cuscino. Lo fece ancora. E ancora. L'emorragia sembrava rallentata. Sbirciò più da vicino. Sì! Si stava fermando! Grazie al cielo. Il taglio era piccolo, quasi invisibile. Fox stava bene. Sarebbe andato tutto bene. Era ancora bello come sempre.

Che sollievo!

Julie portò tremante la ciotola di acqua insaponata in bagno e la vuotò nel lavandino. Poi tornò al letto, e ci mise il panno, il rasoio e la crema da barba.

Diede un'occhiata furtiva alla sua mascella. Fortunatamente era priva di sangue.

Sì. Tutto era a posto. Notò un mucchietto di stoffa ai piedi del letto. Doveva terminare le faccende o sarebbe arrivata in ritardo al lavoro.

Lei rotolò avanti ed indietro Mulder mentre toglieva il lenzuolo inferiore e lo sostituiva con uno pulito. Tirò via il cuscino da sotto la sua testa, strattonò via la vecchia federa, poi ne infilò una pulita. Dopo di che gli sollevò la testa per farglielo scivolare di nuovo sotto il cuscino e si fermò un momento per ammirare i suoi lineamenti rilassati.

Lui veniva sempre ferito o malmenato nel compimento del suo dovere, ed era tutta colpa della sua collega. Julie aveva visto i referti medici nel suo file personale. L'agente Scully non provava nemmeno a tenerlo al sicuro. Non era nient'altro che un intrigante connivente cospiratrice. Si presentava in continuazione all'appartamento di Fox con fragili pretesti, seducendolo con maliziose bugie finché egli non riusciva ad evitare di abbracciarla e baciarla. Era assolutamente disgustoso il modo in cui lei lo usava per il proprio piacere lascivo.

Julie spiegò un lenzuolo pulito ed iniziò a coprirlo ma cambiò idea, lasciandolo invece cadere ai piedi del letto.

Lei non ne aveva mai abbastanza di guardarlo. Dai suoi piedi lunghi ed eleganti al naso imponente, Fox era l'ideale della bellezza maschile. Ciglia folte e scure, la bocca più carnosa e baciabile al mondo, un mento con una leggera fossetta, il piccolo neo sulla guancia… lui era assolutamente perfetto in tutto.

Ed era tutto suo. Julie guardò il leggero movimento del suo petto. Il suo sguardo penetrante seguì la leggera traccia di peli dalla macchia sul torace, giù lungo lo stomaco fin dove spariva sotto l'elastico dei boxer. La stoffa aderente evidenziava il dolce rigonfiamento del pene e dei testicoli, i soffici peli pubici davano un aspetto butterato alla stoffa. Seguì la lunghezza delle gambe, i sodi muscoli da corridore delle cosce e dei polpacci fino alla punta dei piedi.

Uno dei suoi piedi si mosse. Julie rise scioccamente. L'agente Scully non meritava un collega così bello. Meritava la gelosia che avrebbe provato domani. Si sarebbe pentita di averlo trattato come un uomo qualunque. Julie sperava che Scully si sarebbe rosa il fegato per l'invidia vedendo le foto di Beautiful Fox che dormiva così pacificamente nel letto di un'altra donna. Se lo meritava per non aver apprezzato cosa aveva prima che lei lo nutrisse e lo portasse via.

Julie si attardò per un'ulteriore occhiata, poi raccolse le lenzuola sporche e le portò nell'atrio. Ritornò per la ciotola e la macchina fotografica digitale che aveva usato prima, controllando per assicurarsi di non avere dimenticato nulla. Non poteva farlo. Fox poteva farsi male. Si sarebbe presa buona cura di lui, d'ora in poi. Non si sarebbe più dovuto preoccupare di ferirsi ancora. Ci avrebbe pensato lei.

Mise le lenzuola in lavanderia. Portò l'occorrente per la rasatura in cucina e lo lasciò sul ripiano. Della macchina fotografica si occupò per ultima, come sempre. Era la parte migliore della sua mattina. Il tempo di vedere le belle foto che aveva scattato.

Julie inserì la scheda di memoria nel computer e cliccò sull'icona. Sorrise nel vedere le anteprime. Queste erano anche migliori di quelle della notte precedente. Fox sembrava così felice e contento, in alcune stava quasi sorridendo.

Si sarebbe assicurata di includerle nella busta che stava spedendo all'agente Scully.

Posizionò il puntatore sulla quinta anteprima e l'aprì.

Da qui in poi c'erano le sue preferite. Non si stancava mai di guardare il suo orgasmo. Fox le diceva sempre che lei sapeva esattamente il modo giusto di toccarlo. Non era per nulla facile fare fotografie ed accarezzarlo contemporaneamente, ma lo faceva perché era lui a chiederglielo. Forse doveva investire in un treppiede e in un interruttore a distanza. Così avrebbe potuto prendere dei primi piani senza preoccuparsi di rovinarle perché si era mossa.

Certamente non avrebbe mostrato quelle foto a nessun altro. Quelle erano solo per lei e Fox. Erano quelle che anche lui preferiva.

Julie controllò l'ora. Doveva cambiarsi e fare la doccia, era arrivata al lavoro in ritardo già una volta. Non voleva che nessuno iniziasse a fare domande. Poteva ordinare tutte le fotografie della settimana e stampare quelle che voleva questa sera. Forse al ritorno si sarebbe fermata a prendere quell'interruttore a distanza.

Desiderò di poter fare una fotografia dello sguardo sul volto dell'agente Scully quando avrebbe aperto la busta delle fotografie l'indomani. Julie l'avrebbe mostrata a Fox e si sarebbero fatti insieme una bella risata.

Era così bello aver trovato qualcuno con cui condividere il senso dell'umorismo.

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J. Edgar Hoover Building

Sala delle Conferenze 4B

Venerdì, ore 8.40

Quattro giorni. Mulder mancava ufficialmente da quattro interi giorni ed ancora non avevano indizi. Le prime quarantotto ore erano le più importanti di ogni indagine e loro le avevano già raddoppiate. Dopo due giorni, la pista si raffredda, i testimoni oculari sono meno credibili ed ogni altra prova potrebbe essere compromessa e quindi inutilizzabile. Scully tentò di non lasciarsi sopraffare dalla preoccupazione, ma ogni giorno che passava la sopravvivenza di Mulder era meno certa.

Le impronte digitali erano state un fallimento. Il laboratorio ne aveva trovate molte su fotografie e lettere. Una parziale dalla siringa combaciava. Sapevano di avere a che fare con la stessa persona ma non c'era nessuna corrispondenza nel database. Poteva significare che il rapimento di Mulder era il primo, anche se Scully ne dubitava. Più probabilmente, le agenzie che si erano occupate di lei in passato non avevano inviato le informazioni da inserire nel database. Accade spesso che i reparti di polizia vengano ridimensionati a causa di tagli finanziari. Spedire le impronte di ogni caso insoluto non era una grande priorità per molti sottopagati comandanti di polizia. Oppure le impronte potevano essere da qualche parte tra gli arretrati, aspettando di essere aggiunte al sistema. Non c'era modo per esserne certi. Dovevano trovare un altro modo per restringere la ricerca.

Almeno potevano essere sicuri di una cosa… Mulder non era scomparso di propria volontà. Il suo DNA era stato trovato nell'ago della siringa, risucchiato mentre veniva rimosso dal suo corpo.

Sfortunatamente, le sostanze contenute nella siringa da sole non erano loro di molto aiuto. Valium. Seconal. Idrato di cloralio, ed un paio di sostanze non ancora identificate. Un cocktail di sedativi, un classico Mickey Finn. Anche una sola di quelle sostanze sarebbe stata sufficiente a metterlo al tappeto, nella dose corretta. Mescolate insieme, chi poteva dire che genere di effetto avrebbero prodotto? Dove li aveva potuti trovare la rapitrice? Internet maledetto, che rendeva così facile ottenere le cose, oggigiorno.

Localizzarla tracciando le sostanze era un azzardo.

Se sapeva dove comprare, non avrebbero mai trovato nessuna traccia di lei.

Scully gettò uno sguardo attorno. Gli agenti Janis, Samuels e Hatter erano seduti ai computer in un angolo, cercando nei necrologi dei giornali on line casi irrisolti con un M.O. simile.

Gardner, Pryzbyzki e Perkins erano al telefono, cercando fabbricanti di carta fotografica, rivenditori di inchiostro per stampante, spacciatori di carta da lettere rosa, reparti di polizia in tutto il Paese… qualsiasi cosa potessero pensare che portasse a un indizio decente. Un lavoro lento e che intorpidiva il cervello, ma Scully doveva dare loro credito perché si impegnavano tenacemente nonostante le difficoltà. Che a loro piacesse o meno, Mulder era sempre un collega disperso. Col DNA nella siringa come prova, anche il più grande scettico fra loro era disposto ad ammettere che non se l'era svignata per una delle sue indagini particolari. Si stavano tutti impegnando al massimo per trovare ogni piccola briciola di prova che li avrebbe aiutati a riportarlo a casa.

Scully aveva appena finito di parlare con quello che sembrava essere solo il milionesimo piccolo reparto di polizia di paese che aveva contattato a partire da martedì. Cercava di non pensare a quello come ad un compito che si dà agli studenti solo per tenerli occupati, ma che stava rendendosi utile mantenendo la sanità mentale.

Il bollettino che avevano spedito sarebbe già dovuto arrivare ai maggiori reparti del Paese. Skinner pensò anche che fosse una buona idea dare una mano ai piccoli reparti che potevano non avere la manodopera per controllare subito i vecchi casi.

Ciononostante, probabilmente era solo un modo per occupare il tempo.

Il telefono suonò e lei rispose stancamente: "Scully".

"Uhm, lei è l'agente speciale Dana Scully?" chiese una voce profonda.

Sedette più eretta.

"Sì, sono io, posso esserle utile?"

"In effetti, sono io che posso esserle utile". Ridacchiò.

"Mi scusi, ma non sono abituato a parlare con l'FBI. Io sono il Capitano Dan Kinsner, del dipartimento di polizia di Paducah, Kentucky. Abbiamo ricevuto il suo bollettino di allarme e penso che probabilmente abbiamo qualcosa di simile".

Il cuore di Scully accelerò:

"Grazie per aver chiamato, Capitano. Cosa avete?"

Il suono di carta in movimento viaggiò fino al suo orecchio. "Approssimativamente dieci mesi fa, ricevemmo una chiamata da un padrone di casa alla periferia della città.

Sembra che una dei suoi inquilini avesse saltato l'affitto. Stava pagando mese per mese ed era in ritardo. Andò alla casa per controllare, notò un odore strano e non piacendogli come si mettevano le cose, ci chiamò. In una delle camere da letto c'era il corpo di Dale Canner, 32 anni, scapolo, cuoco di quart'ordine in una tavola calda della zona".

"E aveva ricevuto fotografie e lettere, come nel caso descritto nel bollettino?" Scully incrociò le dita. Le foto avrebbero indicato un collegamento solido.

"Sì, signora. Quando ne fu denunciata la scomparsa, esaminammo il suo appartamento, trovando una grande busta rosa piena di foto e lettere, alcune decisamente imbarazzanti. Qualcuno aveva passato una gran quantità di tempo guardandolo e pensando a quell'uomo. La scena del delitto aveva un enorme fregio murale di quelle fotografie. Oltre cento, tutte stampate con una stampante standard. Molte delle lettere erano peggiori delle fotografie, a contenuto sessualmente esplicito ma completamente di fantasia da quello che dissero i suoi amici e colleghi.

Non c'era l'indirizzo del mittente sulla busta. Passammo localmente le stampe ma non ci fu di aiuto. Se il padrone di casa non fosse andato a recuperare l'affitto perso, probabilmente non avremmo trovato quel povero ragazzo prima di un paio di mesi. La casa è in un nuovo quartiere e non ci sono ancora molti vicini".

Scully afferrò una penna ed un blocco di carta, scrivendo 'casa isolata. 1 vittima'.

Pensò per un momento, battendo la penna contro le labbra. "Controllaste il nome dell'affittuario?"

"Sicuro. Carrie Collins. Era una grande bugia, come il contenuto delle lettere. Buono abbastanza per il superficiale controllo che è probabile faccia un padrone di casa ma altrimenti nient'altro che un vicolo cieco, se mi perdona l'espressione. Noi controllammo anche il ristorante dove la vittima lavorava, ma non c'era nessuna Carrie Collins assunta là.

Speravamo che si conoscessero l'un l'altro. Avrebbe reso il nostro lavoro molto più facile".

Scully tentò di non sospirare per la frustrazione. "Cosa trovaste sulla scena?" sentì altre carte frusciare.

"Casa piccola, due camere da letto ognuna con un bagno privato. La seconda camera da letto, quella senza il corpo, conteneva un letto e un armadio di seconda mano, ma per il resto era completamente vuota e normale. Raccogliemmo dei capelli dal tappeto, saranno utili solo dopo aver trovato il rapitore. Sul pavimento dietro alla toletta c'era una fiala contenente tracce di barbiturici, una mistura di Xanax, Seconal, e, lei non ci crederà, Idrato di Cloralio.

Dio solo sa dove l'ha preso. Nessuna etichetta di prescrizione, sfortunatamente, ma suppongo che sarebbe stato troppo sperarci".

Un fremito di eccitazione pungolò Scully nel retro del collo.

Il Mickey Finn, incluso Seconal ed Idrato di Cloralio. Due somiglianze. Un segnale abbastanza forte che probabilmente avevano a che fare con lo stesso rapitore. Forse stavano finalmente per avere fortuna.

Il suono di carte fruscianti ricominciò. Kinsner continuò: "Il resto della casa sembrava a mala pena abitato. C'erano una scrivania di seconda mano ed un tavolo con una sedia. Tutta la mobilia fu tracciata fino al negozio di Goodwill che l'aveva consegnata. I ragazzi delle consegne non ricordavano questa particolare consegna finché non lessi loro la descrizione dell'inquilina fatta dal padrone di casa".

Scully si drizzò in anticipazione. "Com'era?"

Il capitano Kinsner sbuffò: "Farei meglio a darle la versione ripulita. Harold Greenlee era nervoso e fu un po' volgare. Non ricordava precisamente il suo viso. Secondo lui, era bassa, bionda e ben dotata, se capisce cosa intendo. Non fu di molto aiuto con gli altri dettagli. Ma ricordava la sua voce, disse che era acuta e infantile. La dovette guardare due volte per vedere se fosse realmente un'adulta. Non so se sia di qualche aiuto, ma è certamente distintivo".

"Sono sicura che questo sarà di grande aiuto, se riusciremo a trovarla".

Scully scrisse: 'Affitto. Mobili usati lasciati. Voce particolare'.

Chiese: "Potrebbe descrivere la scena del crimine?"

"Certamente". Si fermò come per radunare i pensieri, poi continuò: "La camera da letto era approssimativamente di quindici piedi quadrati, non incluso il bagno e l'armadio. Entrambe quelle porte erano state rimosse. C'era un buco nel muro vicino al soffitto ed un altro fuori nell'atrio. Non capimmo mai che scopo avessero, anche se poteva essere qualche genere di sistema di controllo. Più tardi, scoprimmo che non c'erano finestre perché le cornici erano state strappate via e l'apertura chiusa con una paretina di cartongesso. Un lavoro molto ben fatto, professionale, tra l'altro, probabilmente eseguito da qualcuno fuori zona, che non sapeva che la casa fosse in affitto. Harold di certo non ne fu felice".

"Certo," disse Scully. Tentò di non mostrare l'impazienza ma non poté evitare di agitarsi.

"Non c'era nessun tipo di letto nella stanza, solo un materasso sul pavimento, lenzuola, coperte ed un cuscino ancora in uso. Il corpo era allungato sul materasso, come se fosse addormentato.

Probabilmente si era indebolito per la mancanza di cibo fino a non potersi più muovere. Sembra che abbia colpito la porta tentando di staccarla dallo stipite. Le punte delle sue dita erano ferite ed aveva contusioni sulle mani e sulle braccia. Non si è arreso senza lottare, ma non ha avuto opportunità.

Lei aveva sostituito la porta della camera da letto con una porta di sicurezza in metallo".

"Causa della morte?" Scully trattenne il respiro.

"Morì di fame. Lei aveva affittato la casa tre mesi prima, pagando il primo e l'ultimo mese, più un deposito. Col bagno privato, lui aveva acqua ma nessun cibo. Era scomparso da più di due mesi quando fu trovato".

Quindi non li uccide subito. Grazie a Dio! Non che morire di fame fosse un modo piacevole di andarsene, ma significava che c'erano buone possibilità di trovare Mulder vivo se si fossero affrettati.

Scully sentì un impeto di speranza, il primo in quattro giorni. "Potrebbe spedirmi una copia del file, insieme al nome del padrone di casa e ad un numero dove io possa contattarlo?"

"Certo, signora," rispose il capitano. "Spero che vi aiuti a trovare il vostro uomo disperso".

E non sei l'unico, pensò. "Almeno potremo confrontare le impronte digitali e vedere se corrispondono".

L'uomo tossicchiò. "Sì. Spiacente, ma con i tagli di bilancio e tutto il resto..."

"Capisco, Capitano," disse. "Apprezzo molto che abbia trovato il tempo per controllare il bollettino e contattarmi".

"Nessun problema, agente Scully. Risposi io alla chiamata di Harold. Non dimenticherò l'interno di quella stanza finché vivrò".

Lei annotò frettolosamente il numero di telefono sul blocco note, lo ringraziò ancora e riagganciò. Queste erano le informazioni più promettenti ottenute finora. Con i concreti indizi in comune con quelli del rapimento di Mulder, avevano sufficienti motivi per inserire l'informazione nel VICAP per controllare altri casi insoluti. Potevano chiedere al padrone di casa di lavorare con un disegnatore, ottenendo qualcosa più che la taglia di reggiseno della rapitrice.

Una mano e un braccio entrarono nel suo campo visivo e misero una pila di cartelle sulla scrivania. Scully sospirò. Altri reparti di polizia da chiamare. Potevano volerci letteralmente mesi per controllare tutti i reparti delle piccole città del Paese, ma ora avevano un obiettivo leggermente più ristretto da considerare. Avrebbe condiviso queste nuove informazioni con gli altri agenti. Potevano concentrarsi sul Kentucky e lavorare in cerchio attorno allo stato. Era meglio di quanto avevano meno di un'ora prima.

Scully era vagamente consapevole che l'impiegata che le aveva consegnato le cartelle stava canterellando mentre continuava a distribuire materiale agli altri agenti nella stanza. La canzone sembrava familiare, ma Scully non poteva ricordare completamente le parole. Probabilmente ci avrebbe pensato più tardi, quando avrebbe cercato di dormire. Canticchiò una piccola parte di canzone.

Un motivo che attirava l'attenzione, pensò.

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Ubicazione ignota

Mulder si massaggiò il gomito dolorante. Bene, non era il caso di sfondare il muro. I continui tentativi di smontare la testa della doccia gli stavano semplicemente distruggendo i palmi delle mani, così era passato a battere i muri, cercando una finestra. Doveva essercene una da qualche parte, coperta forse con una parete di legno compensato. Pensò che l'avrebbe trovata. Se le sue mani non fossero in così cattive condizioni probabilmente ci sarebbe riuscito, ma era sua opinione personale che penetrare in un muro usando semplicemente entrambi i pugni, gomiti o piedi non era possibile. Non lo era certamente usando i piedi nudi. Stava iniziando a sospettare di essersi rotto un paio di dita del piede. Le parti del corpo sane stavano diventando una merce rara.

Era prigioniero già da cinque giorni. Forse. In realtà non poteva dire che giorno fosse, non avendo un orologio né una finestra per guardare fuori. Se era stato rapito il lunedì sera, il primo giorno era martedì. Da allora aveva visto Julie solo sporadicamente. Certi giorni gli portava colazione e cena. Altre volte la cena era il suo unico pasto. Non c'era modo di monitorare il tempo, così doveva cercare di indovinare. Cinque cene *dovevano* corrispondere a cinque giorni, quindi oggi doveva essere sabato, in teoria.

Lui tornò al letto e si distese, spostandosi, tentando di mettersi comodo. In principio, non aveva notato quanto fosse duro il letto, ma ci passava del tempo solo mentre dormiva. Si era tenuto occupato percorrendo in lungo e in largo la stanza, alla ricerca di un'uscita, un'arma, un indizio, qualsiasi cosa potesse aiutarlo a scappare.

Si chiese se avesse davvero fatto tutto il possibile.

Il cervello era intontito tutto il tempo ed i suoi movimenti goffi.

I mal di testa erano frequenti ed i suoi sogni più vividi del solito. In certi giorni non gli sembrava valesse la pena di uscire dal letto. Provava nausea per la maggior parte del tempo e aveva rigettato due volte dopo colazione. Era uno spreco di cibo di cui aveva disperatamente bisogno. Sembrava che non potesse liberarsi della sensazione di avere del cotone in bocca.

Ci aveva impiegato almeno tre giorni per comprendere che Julie drogava la sua cena. Il fatto di addormentarsi senza alcun problema sarebbe dovuto essere un buon indizio. Aveva solo pensato che stava dormendo bene a causa di tutto l'esercizio che faceva.

Dopo il secondo giorno completamente da solo, capì che sarebbe impazzito se non avesse trovato qualcosa da fare. Non era lo stesso come correre ogni giorno, ma un paio d'ore di flessioni, addominali e corsa sul posto, l'avrebbero aiutato a bruciare l'energia che non poteva spendere in altre attività. Mal di testa, capogiri e occasionale vista appannata gli fecero decidere che allenarsi era l'ultima cosa che voleva fare, ma sempre meglio che impazzire dalla noia, anche quando il cuore gli martellava come se avesse corso dieci miglia in una ferocemente calda giornata estiva. Nella terza sera della sua prigionia, poco prima di svenire, finalmente capì di essere confuso come quando si era svegliato la prima volta.

Mulder non si era sentito così stupido da quando aveva chiamato una nuova ragazza col nome di quella precedente negli spasmi del sesso, mettendo prematuramente fine con ciò alla relazione.

Era così ovvio, ora. Lei lo metteva ancora KO. Avrebbe dovuto rendersene conto nell'istante in cui aveva notato le lenzuola pulite ogni giorno senza averla mai vista cambiare il letto. E che dire del fatto che era sempre rasato di fresco? Di certo non si era mai rasato ma in qualche modo aveva ignorato questa cosa. Per una qualche ragione, Julie entrava di notte nella stanza e si prendeva cura di lui.

Forse era parte della sua fantasia, forse aveva altri motivi.

Anche se lei gliene avesse parlato, Mulder non era sicuro di volerlo sapere.

Inoltre, le luci erano sempre accese, quando crollava e quando si svegliava, e lei aveva dovuto svegliarlo nelle mattine in cui si presentava con la colazione. Semplicemente non era normale.

Grandi indizi, persi stupidamente. Incolpò le droghe. Se avesse avuto il cervello pulito, avrebbe capito subito. Era un investigatore addestrato! Si supponeva che osservasse queste cose!

Anche se ora sapeva che lei gli stava drogando la cena, rifiutare di mangiarla non era una scelta percorribile. I pasti erano già irregolari e morire di fame non l'avrebbe aiutato a scappare. La prima regola di sopravvivenza imponeva di conservare le forze per ogni eventualità.

Non era facile mangiare con la propria pistola puntata alla testa, tuttavia.

Lei non sembrava maneggiarla con difficoltà e finora non si era avvicinata tanto da rendere una scelta sicura quella di provare a togliergliela.

Lui non vedeva nessun modo per sopraffarla finché aveva la sua arma.

Quindi, non sembrava ci fosse una via d'uscita. O se c'era, non l'aveva ancora trovata. Forse a causa della droga.

Il suo cervello era piuttosto indolente per la maggior parte del giorno e iniziava a schiarirsi realmente verso l'ora in cui lei gli portava la cena e lo drogava ancora.

Lei parlava raramente, anche se cercava di coinvolgerla in una conversazione.

Ma Mulder non commetteva l'errore di pensare che non stesse prestando attenzione. Non quando teneva la sua pistola puntata sempre stabilmente su di lui.

Il meglio che poteva fare era tenersi fisicamente e mentalmente attivo, così passava molte ore ogni giorno ad esercitarsi e a camminare, assaltando le tubature o disteso sul materasso, pensando. Lei non si presentava mai con la sua cena finché non gli sembrava che fosse molto tardi, poi andava via appena finiva di mangiare, di solito senza dire niente. Si addormentava sempre entro breve tempo.

Ogni giorno era stato precisamente uguale: solo, con la mente annebbiata, affamato e senza speranza. Dopo tanti giorni, non era ancora più vicino a capire o sfuggire quella situazione imbarazzante.

Bene, non era completamente vero. Con molto tempo da passare e nient'altro da fare che pensare, Mulder era abbastanza sicuro di aver afferrato la tipologia psicologica di Julie. Considerato che non poteva ricordare di averla mai incontrata prima, l'aveva etichettata come cacciatrice d'amore ossessiva. Anche se loro non avevano niente in comune e nessuna storia condivisa, le sue risposte sparse alle proprie domande gli resero ovvio che lei si credeva innamorata di lui, e che loro fossero insieme. Lei era chiaramente maniacale, viveva nella sua testa, recitando qualsiasi fantasia avesse creato su di loro. Alcuni cacciatori ossessivi d'amore erano contenti di rimanere nella loro propria realtà fuorviata mentre altri si aggravavano verso una deliberata violenza. Il che significava che aveva il 50 % di possibilità di peggiorare i guai in cui si trovava.

Julie non era una dilettante. Mulder era assolutamente certo che aveva rapito altri uomini. Lo aveva pensato quando aveva sentito l'odore di qualcosa oltre la porta, ma ora ne era sicuro. Il numero di misure di sicurezza che aveva preso, i piccoli tocchi di paranoia, tutto gli parlava di esperienze passate. Aveva l'abilità di adattare i suoi piani per evitare i problemi che le erano occorsi con le altre vittime. Qualcuno aveva tentato di attaccarla con gli oggetti del bagno? Per quello insisteva nel portare i saponi e gli asciugamani fuori dalla stanza? Un precedente prigioniero aveva usato l'asta dell'armadio contro di lei? Perché non c'erano finestre nella stanza? Le aveva sigillate con assi perché qualcuno aveva tentato di fuggire? Portava sempre qualche genere di arma con sé, o anche quello era il risultato di un rapimento precedente? Era stato bello da parte sua offrirgliene una, per questa volta.

Cosa, nello specifico, l'aveva reso un obiettivo? Ecco la domanda cui realmente Mulder voleva avere una risposta. Aveva bisogno di ulteriori informazioni. Informazioni personali su Julie.

Girò la testa e guardò di malavoglia le foto che circondavano la sua prigione. Sembrava sapere davvero parecchio su di lui. Era ora di porle domande diverse, di imparare di più su di lei. Non gli aveva detto perché l'aveva preso, dove erano o quello che voleva da lui. Niente di quello entrava nella sua fantasia, ma parlargli di lei forse sì.

Tormentarla non l'aveva portato da nessuna parte. Doveva provare ad inserirsi nelle sue fantasie, che vedevano loro due come una coppia normale.

Sì, normale.

Le coppie normali non mangiano i loro pasti mentre uno di loro punta una pistola sull'altro. Le coppie normali non si drogano l'un l'altro il cibo.

Le coppie normali non si tengono l'un l'altro segregati contro la loro volontà.

Lui e Scully erano una coppia normale. Una specie. Non erano stati insieme abbastanza a lungo per avere lavorato sul loro essere coppia, ma almeno non l'aveva fatto mai mangiare sotto tiro. L'aveva minacciato, un paio di volte, quando era assorbito in un caso, ma egli sapeva che non avrebbe mai proseguito in quell'idea.

Lui sorrise. Pensare a Scully era forse l'unica cosa che lo manteneva sano. Non aveva molto cui aggrapparsi, al momento, ma se tutto andava bene, lei sarebbe bastata. Doveva credere che l'avrebbe trovato o sarebbe impazzito.

Possedere un canale d'accesso particolare alle menti dei maniaci psicopatici non era necessariamente una buona cosa. Aveva un'idea abbastanza chiara di quello che era accaduto ai suoi predecessori ed il pensiero di essere il prossimo nella lista non lo metteva certo a suo agio.

Mulder si tese sentendo la porta aprirsi. Aveva smesso di tentare di assalirla. La sua pistola era sempre la prima cosa ad entrare attraverso l'apertura e avvicinarsi le avrebbe semplicemente dato un bersaglio più grande da colpire. Sospettò che il monitor fosse appena fuori, perché entrava solo quando era sul letto o in bagno. Se stesse guardando ogni volta che lo usava, non lo sapeva e non se ne curava. Era comunque abbastanza certo che lo seguisse costantemente. Probabilmente non sarebbe stato facile prendere vantaggio su di lei, ma non significava che si sarebbe fatto cogliere impreparato in caso se ne fosse presentata l'opportunità.

Qualunque cosa pur di sopravvivere. Doveva concentrarsi su quello.

Lei mise giù la sedia e chiuse la porta dietro di sé prima di avvicinarsi. Mulder rotolò via dal lato lontano del materasso e si alzò in piedi con la schiena contro il muro… un'altra parte regolare della loro routine che lo metteva ad una distanza frustrante. Lei non avanzava mai oltre la metà stanza finché lui non era all'altro lato. Altre prove dell'esperienza precedente.

"Ciao, Beautiful Fox. Come stai oggi?" il sorriso diede credito alla sua esistenza senza ammettere la natura bizzarra della situazione. Quel sorriso gli irritava i nervi sempre più man mano che i giorni passavano. Non era sicuro di come si aspettava che rispondesse alla domanda di lei, ma era abbastanza sicuro che fosse puramente retorica. Aveva detto la stessa cosa ogni volta che gli portava la colazione, e quella era l'unica cosa che diceva. Se le parlava, lei semplicemente sorrideva ancor di più senza rispondere.

Ma finora aveva fatto solo domande. Era ora di vedere cosa avrebbe portato entrare nel mondo dei suoi sogni.

Mulder soppresse la sua nascente irritazione e sorrise ancora.

"La colazione sembra buona, Julie. L'hai preparata tu?"

Sarebbe dovuta apparire sorpresa dalla sua risposta. Per prima cosa, egli non aveva mai risposto prima in quel modo. Inoltre, gli aveva portato un egg- muffin sandwich (focaccina farcita con uovo in camicia, formaggio e prosciutto, N.d.T.) ed un hash brown patty, (frittella di patate, N.d.T.) ancora avvolti negli involucri del fast food. Chiunque altro si sarebbe offeso alla sua domanda. Invece, Julie non ebbe alcuna reazione, come se avessero una conversazione simile ogni giorno della settimana. Il modo in cui era capace di inserire tutto nelle sue fantasie lo disgustava e lo impauriva. Qualsiasi contraddizione sarebbe stata ignorata o razionalizzata. Cosa avrebbe fatto, questa volta?

Né l'una né l'altra cosa. Appoggiò il vassoio sul letto e indietreggiò a sedere sulla sedia. L'onnipresente pistola, afferrata fermamente in una mano, era posata sul ginocchio mentre aspettava che lui mangiasse.

Non stava per nulla funzionando meglio di quando le aveva chiesto dove si trovava.

Un approccio diverso: "Hai progetti speciali per oggi?"

Nessuna risposta, ma il sorriso si allargò. Mulder odiava quando lo faceva. Continuò a tentare: "Dimmi della tua settimana. Come è andato il lavoro?"

Ancora nessuna risposta. Cosa accadeva nella sua testa? Stava inserendo le sue parole in una scena strana che stava vivendo? Registrava tutto nella sua mente conscia o la sua voce era come il ronzio di una zanzara in una stanza silenziosa?

Bene, questa zanzara era stanca di essere rinchiusa ed ignorata.

Mulder sedette sul letto e scartocciò la sua magra colazione. Almeno non sentiva nausea. Con un po' di fortuna, il cibo sarebbe rimasto giù. Aveva dei piani per tutta quell'energia. Non appena Julie avesse chiuso la porta, lui avrebbe ricominciato a colpire i muri.

Il suo piede sinistro era ancora in discreta forma.

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J. Edgar Hoover building

Stanza delle Conferenze 4B

Lunedì, ore 15.22

Scully guardò ancora una volta le fotografie. Le aveva viste dozzine di volte negli ultimi due giorni, ma si sentiva più vicina a Mulder, mentre le guardava.

Dio. Mulder. Perché non posso trovarti?

La busta rosa indirizzata a lei era nascosta nella pila di cartelle consegnate venerdì. Non l'aveva notata subito. Quando lo fece, il sangue letteralmente lasciò il suo viso.

Lei aveva sentito sempre quella frase, ma mai davvero le era accaduto prima.

Skinner fu improvvisamente al suo fianco, sostenendola per il gomito.

Lei non ricordava di essersi alzata.

Lui abbaiò un comando ad uno degli altri agenti… lei lo capì, ma senza registrare le parole. Mani guantate di lattice arrivarono per togliere la busta dalla sua presa. Automaticamente rafforzò la stretta.

"Gliela lasci, agente," sentì dire a Skinner "Dobbiamo vedere cosa contiene".

Lei non voleva vedere, era escluso che lo facesse. E se ci fossero foto di Mulder morto? o sanguinante?

O scheletrito dalla fame? E se…

Basta! Sapere era meglio che speculare.

Lei lasciò senza preavviso la presa, facendo barcollare l'altro agente che tirava il plico.

Scully comprese di essere sotto shock. Doveva riprendere il controllo o Skinner non le avrebbe permesso di continuare l'indagine. Dovevano vedere cosa c'era nella busta, e questa volta le prove non sarebbero state contaminate.

"Spiacente, signore". Raddrizzò le spalle e lo guardò negli occhi. "Sto bene".

Skinner annuì. Rimasero vicini guardando l'agente Janis che lacerava attentamente la busta da un lato, poi estrasse molte grandi fotografie. Le passò a Skinner una ad una.

Scully si chiese quando avesse indossato i guanti di lattice. Skinner tenne le foto in modo che anche lei vedesse.

Era Mulder. Sembrava addormentato. O morto. Ma ancora non voleva pensarlo. Una mano era a palmo in giù sul torace nudo, l'altra era distesa diritta sul fianco. Non poteva vedere le sue gambe nella prima né nella seconda. Le pose erano variate per distanza ed angolazione, alcune erano a figura intera, alcune solo torso e testa ed altre erano primi piani del viso. Nei campi lunghi, i suoi boxer erano di colori diversi.

Quindi le foto coprivano diversi giorni. Non poteva dire precisamente quanti, ma certamente più di due o tre. Probabilmente ogni notte da quando era scomparso.

Ce n'erano certamente abbastanza.

Skinner catturò la sua attenzione quando arrivarono alla fine del mucchio.

"Dobbiamo mandare queste al laboratorio, al più presto possibile. Ha visto abbastanza?"

Scully voleva dire di no. In effetti, voleva gridarlo, stringere le fotografie al petto e mai lasciarle andare. Sapeva anche che prima fossero arrivate al laboratorio, più opportunità avrebbero avuto di trovare nuove prove su cui lavorare. Così disse di sì.

Le foto sarebbero tornate nelle sue mani in meno di ventiquattro ore. Non le avrebbe quasi più posate, allora.

Il laboratorio di stampa portò a termine il lavoro a tempo di record, scoprendo e trovando corrispondenze in molte impronte, non solo con le fotografie originali ma anche con la siringa e le fotografie che il Capitano Kinsner aveva spedito dal Kentucky. Nella mente di Scully senza dubbio avevano a che fare con la stessa rapitrice.

Nel file del Kentucky c'erano foto molto simili a quelle inviate a lei. Erano state spedite alla ragazza della vittima. C'era anche il suo nome nel file. Potevano fare qualcosa, con quello. Scully aveva arrogantemente presunto che il reparto del Capitano Kinsner avesse semplicemente trascurato di indagare in modo sufficientemente approfondito.

Dopo tutto, le persone non svaniscono senza lasciar traccia, quando si lasciano dietro un nome.

Bene, lo fanno, se il nome è totalmente inventato. Il controllo più rudimentale avrebbe rivelato la contraffazione.

Il dipartimento di polizia di Paducah non poteva trovare quello che non c'era.

Ognuno aveva perso un po' di speranza, a quel punto. Continuavano col loro lavoro operoso, aspettando i risultati dell'identikit al computer secondo le indicazioni del padrone di casa, ma il morale stava declinando.

Scully tentò di non lasciarsi turbare. Prima, tutto ciò che avevano erano un agente disperso ed un pacco di foto. Ora avevano un file identico e il doppio di prove su cui lavorare. Per quanto fosse macabro, più vittime trovavano, migliori opportunità avevano di inciampare su un indizio decente.

Lentamente, girò ogni fotografia, abbeverandosi alla vista del volto di Mulder: la mascella rilassata, la fronte liscia, gli occhi chiusi. Nelle settimane in cui la loro relazione era fiorita in qualcosa di più profondo, aveva passato molte ore guardandolo dormire. Amava fare scorrere le dita attraverso i suoi capelli mentre lui tentava assonnato di scacciare via la sua mano. Mulder non aveva proprio un sonno agitato, ma anni di allarmi a tarda notte l'avevano reso incoscientemente consapevole di quello che lo circondava. Nelle fotografie sembrava pacato. Sembrava contento.

Scully smise di sfogliarle e ne portò una più vicina al viso. Sembrava drogato.

Afferrò il mucchio di fotografie e le aprì a ventaglio sul tavolo. Perché non se ne era resa conto prima? I colori erano così chiari, il fotografo doveva aver usato un flash. Non avrebbe mai continuato a dormire, in quel caso. Poteva essersi svegliato dopo che se n'era andata via, ma era ovvio che alcune erano state scattate in rapida successione e Mulder era rimasto sempre addormentato.

L'avrebbe fatto solo se privo di sensi. La rapitrice sicuramente lo stava ancora drogando, ed ogni giorno, giudicando dalle foto. E se stesse usando la stessa miscela che gli aveva iniettato al momento del rapimento? Quanti effetti collaterali...

Le balenarono tutti nel cervello, un'orribile serie di diapositive di quello che, probabilmente, Mulder stava passando in quello stesso momento. Capogiri, vista appannata, nausea, spasmi muscolari, battito cardiaco irregolare. Poteva avere una reazione allergica o qualcosa di totalmente non correlato all'uso normale di ogni sostanza impiegata singolarmente. Come glielo somministrava? Ancora tramite iniezione? Scully non poteva immaginare che Mulder lo sopportasse senza ribellarsi. Avrebbe combattuto, avendone l'opportunità. Così doveva somministrargli la droga con un altro mezzo, probabilmente per via orale. In tal caso, stava ingerendo sostanze chimiche che non potevano essere somministrate insieme. Chi poteva stabilire quali effetti provocavano a Mulder, fisicamente e psicologicamente?

Dovevano trovarlo.

Scully cercò Skinner ma non lo vide nella stanza.

Doveva saperlo subito. Non sapeva come le informazioni li avrebbero aiutati, al momento, ma era un altro indizio e ne erano tristemente a corto. Raccolse la busta per rimetterci le foto e si fermò brevemente.

Non c'era francobollo all'esterno. Che strano. Girò la busta e controllò il retro. Niente, nemmeno là. Cosa significava?

Bene, non si può spedire nulla senza un francobollo, così non era arrivata per posta. Ma era indirizzata a lei, presso il J. Edgar Hoover Building, c'era il suo titolo con nome e cognome, indirizzo completo di città e codice postale. Allora perché scrivere tutto questo se non hai intenzione di impostarlo?

Per assicurarsi che fosse consegnato a mano alla persona giusta.

La sua sedia precipitò con gran fracasso mentre Scully balzava in piedi.

La busta era stata consegnata a mano. La prima, era stata spedita a Mulder?

Ognuno nella stanza la stava fissando, così ne approfittò.

"Chi ha la prima busta?" gridò. "Quella che ha ricevuto Mulder?"

Cinque posti più in là, L'Agente Pryzbyzki sventolò nell'aria un pezzo di carta rosa. Scully si sarebbe arrampicata sulle persone che si frapponevano se non le avessero immediatamente lasciato spazio. Studiò tutti i quattro angoli, fronte e retro.

Nemmeno quella era stata spedita. Aveva un indirizzo completo, come la sua, ma non c'era francobollo né timbro. Proprio come la sua.

Lei guardò su e vide Skinner che varcava la soglia, diretto alla caffettiera. Lei lo intercettò a metà strada.

"Queste buste sono state consegnate a mano", disse.

Skinner chiuse gli occhi per un momento, poi annuì: "Era nel rapporto del laboratorio di entrambe le buste. Non sono mai passate per il sistema postale".

"Allora chi le ha portate nell'edificio?"

"Probabilmente le hanno consegnate in portineria". Si mosse per aggirarla.

Lei gli mise una mano sul petto: "Qualcuno ha chiesto?"

Egli si fermò così velocemente da ruotare sui talloni.

"Non so. Non è nel rapporto della riunione iniziale?"

Scully scosse la testa. Aveva letto quel rapporto così tante volte, da poterlo ricordare quasi completamente. Non si menzionavano interrogatori agli impiegati della portineria.

Skinner si diresse a grandi passi al telefono più vicino e l'afferrò. Batté un paio di tasti: "Mi dia la sicurezza".

Mentre stava tentando di ottenere delle risposte, Scully rovistò tra le fotografie sul tavolo. C'era qualcos'altro.

Qualcosa di cui si sarebbe dovuta rendere conto prima.

"La fotografia nella doccia," disse a nessuno in particolare. "Dov'è quella di Mulder nella doccia?"

All'inizio, era stata imbarazzata al pensiero che altre persone vedessero il corpo nudo di Mulder, anche se solo di schiena.

Ora, non se ne curava, purché chi guardava le facesse mettere le mani su una copia.

L'agente Hatter ne estrasse una da una pila e gliela porse. Lei l'afferrò, poi studiò lo sfondo, guardandolo con nuova comprensione. C'erano ondate rigonfie di vapore agli orli della fotografia, non vicino al corpo di Mulder, come ci sarebbero in una cabina doccia o in una combinazione vasca e doccia. Era stata tagliata dal contorno. Poteva vedere una testa di rubinetto dall'aspetto insolito sopra di lui, ma pensò di poterne scorgere un'altra più in giù tra il vapore.

Lui era in una doccia pubblica, forse uno spogliatoio. Ed il fotografo era *sopra* di lui.

L'angolo dovrebbe essere ovvio. Mulder era visibile dal retro delle ginocchia alla cima della testa… anche la parte superiore della calotta cranica, non solo il retro. Se la fotografia fosse stata fatta da dietro, avrebbe potuto vedere il retro della sua testa. Ma poteva riuscire a vedere la fine del naso e le punte delle orecchie mentre inclinava la testa indietro per togliersi i capelli dal viso.

Buon Dio, la rapitrice era stata *nel soffitto* delle docce! Aveva aperto un foro o qualcosa, dietro la posizione di Mulder per fare la sua fotografia. Come diavolo c'era arrivata? Se avessero trovato quella giusta, forse ci sarebbero rimaste delle prove utilizzabili.

Skinner sbatté giù il telefono e si passò una mano sulla cima della testa. In base all'esperienza di Scully, quello non era mai un buon segno. L'espressione degli occhi era di scusa. "Non possono esserne completamente sicuri, ma sembra che le buste non siano passate per la portineria".

Lei aprì la bocca per fare una domanda ma lui alzò una mano. "Un paio di guardie sono fuori servizio, ma hanno controllato il registro della corrispondenza in ingresso.

Non c'era niente. Mi dispiace, agente Scully. Speravo di poter avere una descrizione, o una cornice temporale per i video della sicurezza".

"Penso che abbiamo comunque qualcosa, signore," rispose.

I pezzi iniziavano ad andare a posto, sempre più in fretta pensò. Se aveva ragione, questa poteva essere una cosa importante.

Scully gli diede la fotografia della doccia. "Lei usa qualcuno degli spogliatoi dell'edificio?"

L'occhiata frustrata divenne interessata. "Un paio. Perché?"

"Questo le sembra familiare?"

Skinner la studiò per un momento prima di rivolgere la sua attenzione alla fotografia. Tentò di non fargli fretta, ma non fu facile.

"È difficile dirlo con tutto il vapore, ma potrebbe essere quello della piscina. Mulder usa la piscina, non è vero?"

"Sì". Scully spiegò la questione dell'angolazione della fotografia.

Skinner sembrava entusiasta. "Questo vuol dire che ha accesso alla piscina del Bureau," disse.

"Significa anche dell'altro," rispose, porgendogli le buste. "Consegnate a mano, ma non in portineria".

Lo sguardo di Skinner balzò al volto di Scully e lei annuì solennemente.

"Lei lavora qui".

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Ubicazione Ignota

Martedì, ore 19.50

Julie scorse il mucchio di posta, disgustata. Società del gas.

Compagnia elettrica. Acquedotto. Lettera dal padrone di casa.

Ma cosa mai volevano, tutti quanti?

Lei aprì ognuna delle buste a turno, poi ne estrasse il contenuto. Il padrone di casa minacciava lo sfratto se non avesse pagato l'affitto arretrato e tutte le compagnie di servizi pubblici avevano spedito l'avviso di sospensione delle forniture. Che impudenza hanno certe persone! Mamma diceva sempre che una donna non doveva permettere che le persone le spadroneggiassero attorno o loro si sarebbero preso vantaggio solo perché era femmina.

Il mucchietto di conti fu aggiunto alla pila sul bancone della cucina. Avrebbero avuto i loro soldi quando le avrebbe fatto comodo. Aveva cose migliori da fare, che ascoltare le loro lamentele.

Doveva preparare la cena. Quello stupido lavoro! aveva fatto tardi cercando altri sciocchi file. Ora Fox aveva fame ed era tutta colpa loro. Gli aveva preso un sandwich al pollo, anelli di cipolla ed un frappè, quasi sciolto, ma andava bene. A Fox piaceva così.

Prese una bottiglia dal ripiano, tolse il coperchio dello shaker, poi versò un sottile rivolo di liquido chiaro dalla bottiglia nella tazza. Mescolò con la cannuccia, pensando a quanto gli sarebbe piaciuto. Aveva preso il gusto moka perché era quello che gli piaceva di più.

Mise il panino e gli anelli su un piatto, poi mise il piatto e la bibita su un vassoio di polistirolo. Estrasse la cannuccia della tazza e la gettò nell'immondizia in cucina insieme al coperchio.

Le cannucce non dovrebbero essere vendute con le bibite, davvero. I bordi sono taglienti e possono fare male, colpendo qualcuno in un occhio. Non voleva che Beautiful Fox potesse ferirsi con qualcosa di stupido come una cannuccia.

Julie portò il vassoio attraverso il soggiorno e l'atrio. Lo poggiò sulla sedia fuori della porta e sorrise all'immagine sul monitor.

Fox si stava esercitando ancora. Si esercitava continuamente, eccetto quando stava camminando. Era un uomo molto attivo, il suo Beautiful Fox. Qualche volta tirava il letto in giro per la stanza o batteva sui muri, solo per farla ridere.

Lui era gentile in molti modi. Non gridava mai né la chiamava con brutti nomi. Non si arrabbiava né gettava oggetti. Non aveva mai alzato la voce con lei, non una sola volta.

Lei guardò oltre la spalla verso la porta coperta di plastica all'altro lato della sala. Non si poteva dire lo stesso di Ron.

Lei era stata così sicura che fosse perfetto.

Per fortuna aveva finalmente smesso di mandare cattivo odore. Quell'altro foglio di plastica sulla porta sembrava avere risolto il problema.

Julie si guardò attorno nell'atrio, poi verso il soggiorno. Era stato un incredibile colpo di fortuna aver preso una casa con tre camere ognuna col suo bagno. Sembrava un tale spreco, all'inizio, ma mamma credeva che tutto accade per una ragione. Questa volta la ragione era che così Julie non aveva dovuto muoversi e trovare un'altra casa prima che Fox potesse essere con lei dopo avere scoperto il suo errore riguardo Ron.

Mamma diceva sempre: "Quel che è fatto non è più da fare". Julie gettò ancora uno sguardo alla porta dietro di lei. Ron era un capitolo chiuso, non ci avrebbe più pensato.

Lei riportò la sua attenzione al monitor. Fox stava facendo gli addominali. Cominciava di solito con il riscaldamento, poi flessioni, poi addominali. Correva sempre sul posto per raffreddarsi. Le piaceva davvero guardare i suoi muscoli mentre si esercitava. Il suo stomaco già stava divenendo più forte e più definito. Si preoccupava che potesse stancarsi con così tanta attività, ma sembrava piacergli.

Julie guardò Mulder finire la sua routine e dirigersi al bagno per sciacquarsi. Apprezzava che si preoccupasse di lavarsi dopo l'esercizio. Era una delle molte piccole, amorevoli cose che faceva per lei. Dopo alcuni minuti, uscì dal bagno, con le goccioline di acqua brillanti sui peli del petto. Altre gocce scendevano sui fianchi, inumidendo i già aderenti boxer. Il risultato lasciava poco spazio all'immaginazione… specialmente per chi già aveva visto quello che coprivano.

Come la notte scorsa. Godeva del suo corpo nudo da ore. La sua pelle era più morbida di quanto sembrasse, di seta sotto le sue dita. Fox amava il modo in cui lo toccava, diceva che gli accendeva il sangue.

Avevano fatto l'amore tutta la notte. Baciandosi, toccandosi e mormorando. Lui gridò il suo nome quando venne, pronunciando in modo indistinto le lettere finché loro suonarono come una "s"

invece di una "j". Ogni volta la faceva ridacchiare.

Sciocco, Beautiful Fox...

Lei guardò il monitor dove lui si toglieva l'acqua dal petto. Non poteva aspettare stanotte. Fox era un innamorato così romantico.

Gentile, paziente, appassionato. Passava sempre le mani tra la sua cascata di riccioli.

Julie si passò le dita attraverso le ciocche ondeggianti sulla sua spalla. Doveva prepararsi per stanotte. Doveva lavarsi i capelli. Poteva indossare quella vestaglia nuova che Fox aveva comprato per lei, blu come i suoi occhi. Lui non aveva ancora nemmeno sentito il suo nuovo profumo. Sì, doveva affrettarsi a prepararsi. Voleva essere perfetta, stasera.

Strisciando una mano lungo il muro, Julie attraversò l'atrio verso la sua camera da letto, canterellando tra sé. Dietro di lei, sul vassoio, la cena di Mulder si raffreddava lentamente.

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Ubicazione ignota

Mulder amava essere svegliato toccandolo. Scully sapeva esattamente come gli piaceva essere toccato, e *davvero* gli piaceva quello che stava facendo adesso. Tenne gli occhi chiusi, così lei avrebbe pensato che fosse addormentato. I ragazzi hanno sempre erezioni nel sonno. Lei non avrebbe capito se stesse reagendo alle sue carezze o stesse avendo solo una risposta involontaria.

Ooh, gli stava anche massaggiando le palle. Quella era una sfida.

Non sarebbe riuscito a stare fermo ancora per molto. Una risata sciocca gli fece aprire gli occhi per vedere cosa c'era di così divertente.

"NO!" si staccò dal materasso e sfuggì in un angolo prima che il volto sopra di lui potesse capire. La sua testa ondeggiò mentre lui si girava di scatto per vedere chi fosse. Sapeva che non era Scully, ma gli ci vollero alcuni secondi prima che il cervello annebbiato tirasse fuori il nome giusto.

Julie. Lo stava toccando nel sonno. Non era a casa e questo non era un sogno. Lei lo stava accarezzando davvero. Ora lo stava fissando con uno sguardo confuso.

"Cosa c'è che non va, Beautiful Fox?"

"Non mi toccare". Indietreggiò il più possibile nell'angolo. Le fotografie sul muro gli graffiavano e pungevano la schiena. Dannazione. Non c'era nessun posto dove nascondersi, in questa fottuta stanza.

Lei sembrò ancora più confusa. "Non ci hai mai badato, prima".

Oh Dio. Quello significava che...? Deglutì. "Tu hai... tu mi hai già toccato? Mentre stavo dormendo?"

"Quasi ogni notte". Lei era radiosa. "Tu sei così bello quando vieni. Aspetta. Ti faccio vedere".

Prima che lui si rendesse conto di quello che stava facendo, Julie saltò su dal letto e lasciò la stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

Lei l'aveva toccato. Mulder si passò i palmi sulle braccia, tentando di strofinare via la sensazione delle mani estranee sul pene. Si fermò e guardò in giù. I boxer erano tirati su, l'erezione già diminuita.

Grazie a Dio. Rabbrividì. Gesù. L'aveva toccato! Quante volte? Nessuna meraviglia che avesse avuto sogni erotici ogni notte. Lo aveva attribuito a qualunque sedativo lei stesse usando, perché faceva quel genere di sogni anche quando era drogato all'ospedale. Non aveva mai considerato che quei sogni dove Scully lo toccava fossero causati da…

Perché non era rimasto addormentato, questa volta?

Niente cena, la sera prima. Ora ricordava. La sensazione di nausea non poteva nascondere completamente la sensazione di vuoto.

Per la prima volta, Julie non gli aveva portato nulla da mangiare in tutto il giorno. A un certo punto doveva essersi addormentato, nonostante la fame rosicante, anche senza la droga. Perché non l'aveva drogato anche la notte scorsa? Avrebbe preferito restare addormentato e non sapere.

No. Saperlo, non saperlo… non importava. Importava solo che lei era seduta accanto a lui sul materasso toccandolo e guardando il suo orgasmo. Era seduta proprio accanto a lui.

L'avrebbe potuta sopraffare mentre lei pensava che fosse ancora addormentato? I giorni passati ad ingerire sedativi l'avevano rallentato. Si era persino dimenticato di controllare se avesse la pistola con sé. La portava continuamente. La portava con sé anche quando lo masturbava?

Mulder si avvolse tra le proprie braccia e strinse. Doveva smettere di pensarci. Ma non poteva. L'aveva toccato. Senza il suo permesso. Chi le aveva dato quel diritto? Lei non aveva nessun diritto! Maledetta lei!

Lui saltò quando la porta si aprì di nuovo. Julie aveva una spessa risma di carta in mano ed un sorriso enorme sul viso. Aveva anche la pistola. Si sarebbe preso a calci per non avere controllato prima.

"Qui". Lanciò i fogli sul letto ed indietreggiò.

"Le ho conservate per noi".

Mulder aspettò finché lei fosse vicina alla sedia prima di riavvicinarsi al materasso. Poteva vedere che le carte erano davvero fotografie, rilegate lungo un lato in una specie di libretto. L'andò a prendere e balzò indietro alla prima immagine.

La mano di una donna con unghie dipinte di rosa era avvolta ad un pene nudo ed eretto. Il suo pene. Volle convincersi che potesse appartenere a qualsiasi altro ragazzo.

Lui voleva credere anche che la mano fosse di Scully, ma conosceva le sue mani così come conosceva il proprio cazzo. Quella *non era* la mano di Scully. L'unica altra possibilità gli fece accapponare la pelle.

La prossima foto era quasi identica. Ed anche la seguente.

"Scorrilo," disse Julie. Gli occhi le brillavano in modo disturbante.

Era come guardare un film muto.

Mulder non avrebbe potuto lasciare cadere il libretto più velocemente nemmeno se avesse preso fuoco.

"Ho bisogno di una doccia".

Incespicò fino in bagno e si tolse i boxer senza aspettare di sentire una risposta. Non si curò se stesse guardando o no. già l'aveva visto. E toccato. E ci aveva giocato. Che importava un'altra occhiata?

Lasciala guardare. Lascia che guardi tutto quello che vuole. Non aveva altro da dire.

L'acqua era calda. Troppo calda. Doveva lavare via dai pori il suo tocco. In ogni posto dove lei aveva posato le dita sentiva la pelle come coperta con acido di batteria. I nervi esposti gridavano nel pungente spruzzo, ma andava bene. Se si faceva abbastanza male, poteva essere sicuro di avere bruciato via dalla pelle il suo tocco.

Lui lavò sfregando il più possibile con le unghie, senza prendere il sapone o il panno che già lei aveva lasciato sul lavandino. Lo stomaco gli si strinse più e più volte, solo non poteva vomitare, non aveva mangiato nulla.

Mulder rise, in modo che sembrava isterico anche a lui stesso. Si chiese se mai avrebbe avuto fame di nuovo. Infatti, non avrebbe mangiato altro mentre era prigioniero di Julie, anche se avesse significato morire di fame. Poteva resistere per alcune settimane senza cibo a patto di avere acqua. Doveva resistere finché l'avessero liberato.

Quanto ci sarebbe voluto? Scully lo avrebbe mai trovato? Sapeva che l'avrebbe cercato, ma sapeva dove cercare?

Scully. Solo il pensiero di lei lo fece calmare. Smise di strofinarsi e lasciò che l'acqua lavasse la sua pelle escoriata. Linee rosse ed infiammate testimoniavano come duramente avesse tentato di liberarsi dal tocco di Julie, ma sapeva che lavare e strofinare non avrebbe funzionato. Prima doveva scappare. Poi avrebbe pensato a quello che era accaduto e a come conviverci. Non adesso.

Lui chiuse l'acqua ed uscì dalla doccia. Aveva smesso di tentare di coprirsi giorni fa, non doveva preoccuparsi di essere spiato. Julie era vicino al letto, sfogliando il suo piccolo libretto osceno. Scorreva e scorreva le pagine, con un sorriso rapito sul viso. Mulder si voltò di spalle per asciugarsi e vestirsi, ma anche per evitare la sua espressione.

Avrebbe smesso di cenare. Ora che lo shock iniziale era passato, doveva ragionare. Non gli stava drogando la colazione, quando si ricordava di portargliela. La cena era l'incriminata e da ora in poi l'avrebbe evitata. Se Julie gli avesse chiesto il perché, gliel'avrebbe detto, ma pensava che non l'avrebbe fatto.

Se qualcosa non si adattava alla sua fantasia, l'ignorava o lo razionalizzava. Avrebbe sofferto terribilmente la fame, con solo un pasto o meno al giorno, ma non si sarebbe messo nella posizione di essere molestato ancora nel sonno.

Prese un respiro profondo e drizzò le spalle. Niente più panico. Testa sgombra e pensa ad un piano.

Quando si girò, il suo occhio fu immediatamente attratto dalla fotografia sul muro alla fine del letto. La preferita di lei.

Piano A: trovare un modo per togliere quelle maledette foto dal muro.

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Appartamento di Dana Scully

Giovedì, ore 14.15

Scully trattenne il respiro e spalancò la cesta del bucato. Non era per nulla saggio lasciare il bucato sporco in un contenitore chiuso per oltre una settimana. Era stata colpa sua non averli lavati, ma aveva avuto cose più importanti alle quali pensare, recentemente. Non sarebbe stata a casa a quell'ora se Skinner non avesse minacciato di accompagnarla personalmente. Trovarla addormentata al tavolo delle conferenze questa mattina non l'aveva reso aperto alle sue dichiarazioni di "Sto bene".

Almeno non fu l'unica spedita a casa. Skinner aveva riunito la squadra ed aveva congedato metà dei membri per quel giorno. Disse a quelli che avrebbero continuato con i loro compiti che sarebbero stati a casa l'indomani.

Avevano lavorato duramente sulle prove per quasi due settimane senza arrivare per nulla più vicini a trovare Mulder o la rapitrice. Skinner pensò che un po' di tempo lontano dal caso avrebbe fatto bene a tutti, ma Scully lo aveva portato a casa con sé.

Tolse un mucchio di vestiti dalla cesta e li lanciò in un cestino ai suoi piedi. Come poteva pensare ad altro che non fosse il suo collega disperso? Collega? No, era molto di più, ora. Amico, innamorato, la persona su cui contava di più, di cui si fidava di più, la cui opinione le interessava più di quella di chiunque altro conoscesse. Forse quello era parte della ragione per cui si era buttata anima e corpo nel provare a trovarlo. Si sentiva allo sbando. Era ancora un'agente competente, capace di fare il suo lavoro, ma una parte vitale della sua abilità investigativa partiva da idee che rimbalzavano da Mulder. Come poteva riordinare i suoi pensieri se aveva perso la sua cassa di risonanza?

Disperso e drogato. Quelle droghe la preoccupavano. Aveva fatto ulteriori indagini, e se le avessero ancora somministrate a Mulder su base quotidiana, come indicato dalle fotografie... Cambiamenti di comportamento, depressione, vomito, mal di testa. Quelli erano i sintomi meno dannosi della crescente dipendenza da barbiturici. Potrebbe avere ulcere in bocca o in gola, cambi di visione, allucinazioni, una reazione allergica o difficoltà a respirare.

Tutto dipendeva da precisamente quali droghe stesse ricevendo, in che forma e in quali dosaggi. Ognuno dei prodotti chimici già identificati sarebbe sufficiente di per sé a provocare problemi.

Combinati… non c'era nessun modo di sapere cosa potessero provocare al suo corpo.

Lei gettò altri vestiti nel cesto. Così tante prove che non conducevano in nessun luogo. I pochi testimoni non erano stati di alcun aiuto. I padroni di casa avevano normalmente minimi contatti coi loro inquilini.

Quello in Kentucky sembrava solo ricordare la sua voce, i capelli e la forma del seno. La sua descrizione facciale poteva includere metà delle donne bionde sotto i quaranta nel raggio di cinque stati.

Dopo un'altra bracciata di vestiti sporchi il cestino stava traboccando. Scully sbirciò nel cesto. Era ancora pieno per un terzo. Le serviva un altro cestino.

Non avevano ancora localizzato un datore di lavoro in Kentucky. Quel fatto infastidiva Scully. Finora, il Bureau era l'unico successo riguardo il lavoro ma non erano completamente sicuri che davvero lavorasse lì. Skinner stava conducendo personalmente un'investigazione secondaria ma era una dura battaglia. A causa dei pensionamenti e di un'influenza veramente brutta che imperversava nell'edificio, i sei mesi passati avevano visto un numero insolitamente alto di impiegati fissi o temporanei. Non avevano nessuna idea di chi fosse né in quale dipartimento cercarla. Prendendo in considerazione tutte le attuali informazioni, le opportunità che avevano erano solo di pochissimo migliori rispetto a se avessero avuto informazioni false. In primo luogo, come aveva superato la rigida selezione dell'FBI?

Scully raccolse il cestino pieno, battendo contro il cesto girandosi per lasciare la camera da letto e buttandolo lontano dal muro. Barcollò per la forza del colpo, sorpresa da quanto l'avesse squilibrata.

Ok, Skinner aveva ragione. Era davvero stanca. Allontanarsi dalle indagini aveva senso. Non doveva piacerle né restare seduta a girarsi i pollici. Doveva tenersi occupata, andare oltre le prove, continuare a fare qualcosa per evitare di impazzire.

Doveva smettere di pensare e lavare la sua biancheria. Mise il cesto pieno sulla lavatrice prima di prenderne un altro dalla mensola. Avrebbe suddiviso tutto direttamente in lavatrice piuttosto che farlo al cestone come faceva di solito. C'erano anche molti vestiti, questa volta. Non aspettava mai così a lungo. Il calo della biancheria intima nel cassetto sarebbe dovuto essere un indizio, ma aveva avuto altre cose in mente.

Di nuovo al cestone, Scully riempì il secondo cestino, poi tentò di raddrizzarlo. Non si muoveva. C'era qualcosa che lo teneva lontano dal muro. Estraendolo ancora di più, pescò dietro di questo estraendo un batuffolo di stoffa verde.

Una maglietta. La maglietta di Mulder.

Lei la raccolse, passando le dita sulla stoffa. Era morbida, usata. La memoria le tornò prepotente. Poteva sentirla sotto le mani, tesa sul petto e sulla schiena di Mulder, aderente ai suoi contorni. Improvvisamente, ricordò come finì dietro al cestone.

Era il sabato sera precedente il suo viaggio a Chicago. Mulder volle passare insieme del tempo di qualità. Guardarono un film di fantascienza veramente orrendo con Mulder che ne offrì un commento molto migliore del dialogo originale. Quando finì, lei lo tirò in camera per illustrargli la sua idea di tempo di qualità.

Lui si fermò ai piedi del letto levandosi la maglietta.

Avvolgendola a palla, piegò le ginocchia, poi balzò su e lanciò un tiro a gancio verso il cesto della biancheria aperto. La maglietta colpì l'orlo del cesto e cadde dietro, scivolando giù tra il cesto ed il muro. Mulder si afferrò la testa lagnandosi. "Soffoca! La sua carriera è finita! Oh che agonia!"

Lui continuò a borbottare sciocchezze ma Scully non gli prestava attenzione: era troppo occupata a placcarlo per la vita e a gettarlo sul letto.

Lei aveva sempre preferito gli sport di contatto.

Il sesso era stato energico, divertente ed allegro. Entrambi sapevano che potevano passare un paio di giorni prima di poter stare ancora insieme, così avevano cercato di non lasciarsi scappare nessuna opportunità. Logico che poi si fosse dimenticata della maglietta.

Fu l'ultima volta che lo vide. Mulder con riluttanza consentì a lasciarla in pace la domenica così che potesse prepararsi per il viaggio, ma non prima che lei l'ebbe accusato di essere appiccicoso. Di questo si pentì. Non era più bisognoso di quanto fosse mai stato, ma lei aveva una tendenza a leggere altro nelle sue azioni in questi giorni. Aveva provato a chiamarlo prima di andare a letto domenica. Sapeva che si stava masturbando mentre parlavano, ma non glielo lasciò capire. Ora desiderò di averlo fatto.

Una macchia di acqua atterrò sulla maglietta nelle sue mani, un piccolo cerchio scuro sulla stoffa più chiara. Si sparse, sfumandosi lungo i bordi mentre si assorbiva. Batté le palpebre e sentì un'altra goccia umida cadere oltre l'orlo delle sue ciglia.

No! Scully eliminò le lacrime dalle sue guance con colpi adirati della mano. Ma che stava facendo? Non aveva nessun vantaggio nel comportarsi come se Mulder fosse morto. Non lo era. Rifiutava di crederlo, e se non lo credeva, non doveva agire così.

Le prove dimostravano che era ancora vivo. Tutte le vittime erano morte di fame, quindi erano sopravvissute per molto tempo. Un maschio umano in buona forma poteva vivere per almeno un mese, forse più a lungo, avendo dell'acqua disponibile. Tutte le scene del delitto conosciute avevano annesso il bagno. Era parte del M.O. della rapitrice, non c'era nessuna ragione di pensare che l'avesse cambiato questa volta. Così Mulder aveva acqua. Era vivo.

Tutto quello che dovevano fare era trovarlo.

Scully prese un respiro rinfrancante. Non più lacrime. Mai più torcersi le mani. Mai più arrendersi, neanche per un secondo. Fine della discussione.

Lei guardò la maglietta tra le sue mani, spiegazzata dalla forza della presa. Mettendo in equilibrio la palla di stoffa sull'orlo del cesto aperto, si tolse la camicia e si infilò dalla testa il jersey stropicciato. Erano di nuovo insieme, lei e Mulder. La sua presenza l'avvolgeva, confortante e incoraggiante, fiduciosa della sua abilità di svelare il segreto di dove egli si trovasse. Stava contando su lei. Sapeva che poteva trovarlo. Non avrebbe mai più permesso a se stessa di dubitarne ancora.

Scully sbatté il coperchio e raccolse il cesto completo.

Forse Skinner sapeva quello che stava facendo. Doveva smettere di pensare al caso, dare alla sua mente alcune ore di riposo.

Lei aveva bisogno di un'interruzione tanto quanto aveva bisogno di trovare Mulder e non l'avrebbe fatto con il cervello fumante.

Prima il bucato, poi un pasto decente seguito da una buona notte di sonno. Controllare la guida Tv per un film con cui passare il tempo. Pensare a Mulder ma non all'indagine… si concesse con indulgenza, siccome non sarebbe comunque riuscita a smettere di pensare a lui. Domani sarebbe tornata a lavorare, con un nuovo punto di vista.

Che fosse dannata se l'avesse data vinta alla rapitrice.

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Ubicazione ignota

Mulder curvò le dita dei piedi attorno all'orlo della vasca da bagno, sperando di migliorare la stabilità del suo equilibrio. Con una mano si sosteneva contro il muro vicino alla vasca, ma doveva tenere l'altra libera per afferrare la testa della doccia. Poi avrebbe lasciato il muro ed usato entrambe le mani per strappare la testa della doccia dal resto dell'impianto.

Quella era la teoria, in ogni modo. Così avrebbe potuto usare la testa della doccia come un martello, per cercare di penetrare i pannelli o la porta. Se non avesse funzionato, la doccia probabilmente sarebbe stata inutilizzabile, in quel caso entro alcuni giorni avrebbe iniziato ad odorare di selvaggina.

Gli sembrò di aver provato a smontare la maledetta cosa per settimane. Considerando come spesso avesse trovato docce malferme nei bagni dei motel, all'inizio l'operazione gli sembrava una sciocchezza, ma finora nessun tipo di torsione l'aveva spostata di un millimetro. Tutto ciò che aveva ricavato dal lavoro erano palmi scorticati ed una rinnovata determinazione che nessuna schifosa testa di doccia avrebbe mai avuto la meglio sull'agente speciale Fox Mulder. Se non poteva strapparla l'avrebbe divelta.

Un subitaneo momento di vertigine lo colse all'improvviso. Stava avendoli regolarmente ma questo era diverso dalla leggera sensazione alla testa che aveva sperimentato fin dal rapimento.

Qualcosa era cambiato. I suoi mal di testa stavano divenendo meno frequenti, non era affamato come doveva essere e non aveva più la bocca asciutta. I sogni vividi erano cessati, ma quello poteva essere semplicemente il risultato del sonno naturale anziché drogato. Quando dormiva. Stava avendo problemi di insonnia, nonostante continuasse ad esercitarsi. Semplicemente non si sentiva stanco come prima.

Doveva sfortunatamente avere a che fare con capogiri, nausea persistente e crescente dolore di stomaco. Si sentiva anche irrequieto, tremante ed ansioso, peggio di quanto si fosse aspettato, persino in tali circostanze. In parte doveva essere causato dalla astinenza verso qualsiasi cosa Julie stava usando per drogarlo. Senza l'ingestione giornaliera, gli effetti collaterali stavano diminuendo mentre i sintomi di astinenza si evidenziavano e si sovrapponevano. Che fortuna.

Ci vollero diversi minuti prima che la sensazione di vertigine si attenuasse.

Non appena si sentì di nuovo a posto, Mulder spinse la tenda della doccia di lato e si inclinò verso il boccaglio sporgente. Afferrandolo fermamente con una mano, si allontanò dal muro e portò anche l'altra mano ad afferrarlo.

Successo! Finora. Ora, se solo potesse...

Sfortunatamente, la testa della doccia era progettata per ruotare, così tutte le sue manipolazioni diedero luogo solo a un normale movimento. Su, giù, da un lato all'altro, si muoveva benissimo nel suo alloggiamento col resto dell'impianto. Gli sembrò di dover applicare molta più pressione o questo sarebbe stato un enorme spreco di tempo.

Non poteva spingere a sufficienza in su o in giù, così optò di spingere via da sé usando la piena forza delle braccia. Un paio di piccoli crack e sentì l'imboccatura sobbalzare. Stava funzionando! Un poco più di pressione...

Un'altra ondata di capogiro. Fu peggiore del precedente.

La stanza intera sembrò inclinarsi, anche se non ricordava di essersi mosso. Tentò di stare fermo, ma non riuscì a sopprimere il bisogno istintivo di ribilanciarsi. Una mano lasciò la doccia, gettandosi verso la tenda di plastica per sostenersi mentre aspettava che il mondo smettesse di girare. Invece, l'altra sua mano scivolò e la intera maledetta stanza si inclinò fino a rovesciarsi lateralmente.

Merda! Stava precipitando!

Si afferrò alla tenda della doccia, ma il suo peso e lo slancio della caduta strapparono i ganci, gettandolo avanti piuttosto che fungere da àncora. Piastrelle e cromature attraversarono velocemente la sua linea di visione. Il suo viso rimbalzò sul diffusore mentre cadeva nella vasca da bagno. Tutto accadde davvero velocemente. Un attimo prima stava camminando con passo malfermo sul bordo della vasca, quello seguente vedeva le stelle schiantato nel fondo, mentre l'acqua gli gocciolava sulla guancia e sul mento.

Tutto gli faceva male. La nuca, il gomito destro, entrambe le ginocchia, il sedere… e cosa si era fatto in faccia? Pungeva maledettamente. Per quanto volesse semplicemente restare là, doveva uscire dalla vasca e stimare i danni.

Mulder si spinse su, gemendo quando le costole protestarono per il movimento. Spaventoso. Probabilmente ne aveva rotta una.

Prese un respiro profondo e trasalì. O due (costole). Maledizione! Non ne aveva proprio bisogno. Uscire dalla vasca era doloroso ma continuò finché riuscì ad agganciare le gambe sul lato e a sedersi. Non stava bene là dentro, con l'acqua che gli gocciolava sulla testa.

Aspetta un minuto. La cima della sua testa non era bagnata. Guardò la doccia, aspettandosi di vedere un gocciolio dall'apparecchiatura rotta, ma non aveva causato il danno che aveva sperato. Guardò meglio, era solo un po' piegata. Allora, perché sentiva come qualcosa che gli scorreva sul viso? Guardò nella vasca.

Sangue. Non molto, ma più di quanto gli piacesse vedere, considerato che era lui l'unico potenziale sanguinatore.

Trattenendo il respiro, Mulder si toccò il lato del viso. Le sue dita ne tornarono scivolose e rosse. I bordi aperti di un lungo taglio bruciavano per il sale sulle punte delle dita. Sentiva l'occhio pesante, come se si stesse gonfiando. Anche le mani erano rovinate. Le vecchie cicatrici si erano riaperte. Nuove lacerazioni sui palmi attestavano la forza della sua presa sulla testa della doccia quando tutto andò all'inferno. Aveva perso anche un paio di pezzi di pelle all'interno delle nocche. A quanto pare, la sua fortuna stava ancora andando a rotoli.

Doveva ripulirsi, il che sarebbe stato difficile dato che non poteva vedere i danni al suo viso. Come avrebbe fatto senza un panno per lavarsi o un asciugamani? C'era molta acqua ma nulla per asciugarsi eccetto fazzolettini o carta igienica, che avrebbero fatto solo confusione. Il modo più facile era di vedere se la doccia funzionava ancora, ma al momento, non ne poteva più, della doccia. Si sarebbe lavato nel lavandino per quanto possibile.

Curvandosi attentamente sul lavandino, si schizzò cautamente l'acqua sul viso. Cazzo che male! Stringendo i denti, lo fece ancora.

E ancora. Usando le punte delle dita, buttò dolcemente acqua sul taglio. Non aveva modo di sapere se lo stesse pulendo o no. Stava facendo quello che pensava avrebbe fatto Scully nelle stesse circostanze.

Dio, sperò che lei non finisse mai in una situazione come questa.

Lui continuò a sciacquare, guardando l'acqua scendere a mulinello nello scarico che finalmente diventava meno rosa fino a tornare pulita. Se il dolore al viso poteva servire da indicatore, il taglio doveva essere pulito.

Quando chiuse l'acqua ed indietreggiò, goccioline fredde gli scesero in tortuosi percorsi lungo il collo ed il torace, solleticandogli il torso nudo.

Girando in ogni direzione le braccia, controllò contusioni, botte e quant'altro di anormale. Le braccia stavano bene a parte un piccolo nodo davanti ad un gomito. Le ginocchia erano più o meno nelle stesse condizioni. C'era una chiazza viola alla destra del torace a segnalare le costole rotte. Abbassò i boxer, vide che non c'era nulla di anormale sui fianchi, allora li rialzò. Sembrava che i danni principali fossero al viso, alle costole ed al suo orgoglio virile.

Mulder batteva i denti. L'acqua sulla pelle era rinfrescante.

Inoltre avrebbe dovuto dormire nei boxer bagnati se non avesse trovato il modo di asciugarli.

Andò al letto e tolse il lenzuolo superiore. Strofinando la stoffa ruvida sul corpo raffreddato si sentì meglio. Asciugò completamente i capelli poiché la maggior parte dell'acqua sembrava venisse da là. Quando si passò cautamente il lenzuolo sulla guancia, lo tolse con solo un paio di righe insanguinate. Bene. Almeno la ferita si stava cicatrizzando e non gli gocciolava più sul viso.

Il lenzuolo era un po' conciato, ma quella era la minore delle sue preoccupazioni. Studiò la pelle rovinata delle mani. Per il momento i giorni di tentativi di smantellare la doccia erano finiti. Doveva concedere una pausa al proprio corpo, ma quello non l'avrebbe tirato fuori da questa situazione. Non che qualcosa di quanto aveva fatto finora fosse stato d'aiuto.

Il suono della chiave nella porta attirò la sua attenzione. Doveva essere Julie che gli portava la cena. Gli sembrava abbastanza tardi, doveva essere sera.

Sedere di fronte al cibo senza toccarlo sarebbe stato più duro rispetto a ieri. La colazione gli sembrava passata da parecchio tempo. Aveva veramente fame dopo la sua ginnastica da bagno.

Come sempre, la sua pistola fu la prima cosa che vide. Non l'aveva mai lasciata dietro né aveva abbassato la guardia. Mai una volta da quando era là. Stava cominciando a pensare che non avrebbe mai trovato in modo per sfuggirle.

Quando la porta fu aperta a sufficienza, lei introdusse la sedia col vassoio della cena in equilibrio sul sedile. La droga di oggi per stanotte. Pizza e pane all'aglio. Che umiliazione. Solo la vista gli faceva venire l'acquolina in bocca. Non poteva sapere precisamente cosa lei avesse drogato così non poteva mangiare nulla. Sembrava che avesse preso peperoni, funghi e pepe verde.

Lei si fermò sulla soglia. Mulder staccò a fatica lo sguardo dal vassoio. Lei non lo aveva mai fatto. Cosa...?

Non aveva mai visto nulla di simile allo sguardo che lei aveva sul viso.

Orrore, repulsione, panico, disgusto… non poteva dire precisamente quale emozione stesse vincendo, ma non sembrava che lei fosse felice di vederlo.

Lei indietreggiò e aprì ancora un po' la porta. Ci volle un secondo perché Mulder capisse cosa stava accadendo. Lei appoggiò la sedia in corridoio ed afferrò la porta.

Stava andando via! "Julie! Aspetta!"

Si sporse per fermarla ma le costole protestarono per il movimento. Mulder dovette premersi il fianco. Prima che lui potesse dire un'altra parola, lei era uscita nell'atrio ed aveva sbattuto la porta. Non l'aveva mai chiusa con tale forza. Di solito la tirava semplicemente e chiudeva a chiave. Non sapeva perché avesse tentato di fermarla, ma qualcosa non andava. Non aveva mai visto quel tipo di emozione sul suo viso. Sembrava inorridita. Perché?

La guancia gli doleva. Il taglio sul viso? Era quello che la infastidiva? Toccò dolcemente la zona. Com'era? Sapeva che la pelle era rotta, ma era anche livida? La sentiva un poco gonfia. Non poteva essere così male, vero?

Mulder sedette cautamente sul letto. Sarebbe stata una lunga notte. Aggrottò le ciglia in direzione della porta. Cos'aveva, Julie?

Perché non era rimasta? Si piegò in due, il dolore improvviso allo stomaco quasi nascondeva quello alle costole. Di certo non erano i morsi della fame. Cosa succedeva?

Sembrò durare un tempo molto lungo; non aveva modo di giudicare quanto. Una volta alleviato, Mulder si distese, ansimante e sudato.

Principalmente aveva delle vertigini, oltre ad essere affamato, dolorante ed avere nausea.

Non aveva importanza se Julie fosse rimasta o no. Non avrebbe comunque mangiato quel cibo.

Ma, anche se sembrava patetico, era stanco di essere solo.

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J. Edgar Hoover Building

Sala delle Conferenze 4B

Sabato, ore 14.54

Scully tentò di isolarsi dal chiacchiericcio di tutti quelli attorno al tavolo delle conferenze mentre leggeva. Quindici minuti prima, L'Agente Dan Samuels aveva trovato molti vecchi articoli on-line, la storia di una persona scomparsa in California, risalente a poco più di quattro anni prima. Stesso M.O., stessa scena del delitto, stesse fotografie e lettere scritte a mano alla vittima, stessa accurata pianificazione che lasciava poche prove con cui risolvere il caso. Bastava per provare la connessione con le altre vittime che avevano collegato alla rapitrice di Mulder. Skinner era già al telefono col capo della polizia di là, tentando di trovare qualcos'altro che potessero usare.

Con questa erano tre le vittime, oltre a Mulder. Un reparto di polizia in Iowa aveva chiamato il giorno in cui Scully era rimasta a casa. Sarebbe stata sconvolta per avere perso la chiamata se ci fosse stato qualcosa di nuovo da studiare. Il nome che avevano avuto dal padrone di casa era completamente diverso dal precedente e ad ora totalmente inutile e lo stesso probabilmente sarebbe stato in California. Come poteva qualcuno riuscire a lasciare una pista di corpi e scene del crimine attraverso tre stati senza che una sola persona notasse che i suoi pseudonimi erano fasulli? In questi tempi di furto d'identità immediato, Scully non poteva credere che così tanti padroni di casa continuassero a trascurare i controlli basilari. La donna, una volta scelta una vittima, probabilmente andava di casa in casa finché ne trovava una dove non facevano molte domande. Evidentemente sapeva quello che stava facendo e semplicemente aspettava fino a trovare qualcuno che l'aiutasse involontariamente a farlo.

Parte del problema era la normalità dei nomi che la rapitrice usava per affittare le case. Beth Reynolds non era meno comune di Carrie Collins. Ogni volta che scoprivano un nome nuovo, le linee telefoniche friggevano per le chiamate ad agenzie di affitto all'interno del raggio di cinquanta miglia dall'Hoover building.

Sfortunatamente ne ricavarono solo orecchie dolenti.

Scoprire il nome che la rapitrice usò quando fu assunta dall'FBI non fu d'aiuto. Finalmente avevano esclusi gli altri impiegati arrivando probabilmente a Jeanie Wilson, impiegata di archivio assunta attraverso un'agenzia di lavoro temporaneo sei settimane prima durante un'epidemia di influenza. Il suo supervisore diretto aveva riconosciuto la descrizione, ma Scully sospettava che non avrebbe portato loro nulla di utile.

Jeanie Wilson non si era presentata al lavoro né ieri né oggi.

Poteva essere scappata o essersi imboscata con Mulder.

Skinner mandò una squadra all'indirizzo indicato nel suo file personale. Non viveva là, non aveva mai vissuto là. La coppia anziana che trovarono gli agenti era stata piuttosto chiara sul fatto di possedere la casa da quarant'anni.

Tutto conduceva in un vicolo cieco, da quando indagavano sulla rapitrice. Scully non poteva immaginare come la donna si fosse procurata una patente falsa e un numero di previdenza sociale contraffatto con abilità sufficiente ad imbrogliare l'agenzia di lavoro temporaneo, ma considerando il gran caos nei controlli Federali...

Qualcuno era in guai veramente grossi. Scully non aveva mai visto prima Skinner tanto furibondo e di certo sarebbe stata felice di non ripetere l'esperienza. Un'indagine separata era già in preparazione, per scoprire come qualcuno fosse stato assunto senza un completo controllo di base. Anche le più rudimentali precauzioni avrebbero scoperto che l'indirizzo era falso. "Jeanie Wilson" era stata assunta da un'organizzazione statale che è sinonimo di controllo! Non avrebbe mai dovuto superare il primo livello di controlli, né oltrepassare la porta di ingresso. Le teste sarebbero rotolate per i corridoi nell'istante in cui Skinner avesse scoperto dove colpire con la sua ascia.

Fecero diverse telefonate, ma non c'erano contratti di affitto a nome di Jeanie Wilson. Scully non si aspettava di trovare qualcosa. Questa donna o era intelligente, o fortunata o entrambe le cose.

Lei sembrò avere l'abilità di rasentare trappole ovvie che avrebbero condotto a rivelare la sua vera identità.

Le conversazioni si fermarono al ritorno di Skinner al tavolo delle conferenze. Scully posò le stampe degli articoli, sperando in buone notizie.

"Ascoltate, gente". Skinner consultò il blocco che aveva in mano, poi continuò: "Un'altra vittima è spuntata in California, la meno recente tra quelle a noi note. Secondo il detective incaricato di quell'indagine, le scene del delitto e le circostanze combaciano con tutti gli altri casi noti. Questa volta, tuttavia, abbiamo qualcosa in più. Un secondo nome, usato per ottenere un lavoro in un negozio di generi alimentari. Lo stesso dove lavorava la vittima".

Mormorii eccitati si levarono dal tavolo. Jane Hatter alzò la mano.

"Signore, corrisponde al caso dell'agente Mulder, ma nessuna delle altre vittime lavorava con la rapitrice".

"Ottimo, agente Hatter. Chi parlò coi datori di lavoro delle vittime in Iowa e Kentucky?" Una mano si alzò dal lato opposto della stanza. "Lei chi è?"

"Tim Gardner, signore. Di solito lavoro negli artificieri".

Skinner aggrottò le ciglia. "Cosa sta facendo qui?"

Gardner si schiarì la gola. "Bene, avevate bisogno di gente per la caccia all'uomo e siccome ultimamente non sono state segnalate bombe…"

L'agente che gli sedeva accanto mormorò: "Gli affari vanno a rilento".

Molte persone risero.

"Bene", Skinner rispose. "Riferisca quanto scoperto dai datori di lavoro".

Gardner allargò le mani: "Nulla".

Skinner alzò le sopracciglia.

"Voglio dire, nulla più di quanto scoprì la polizia al momento del ritrovamento dei corpi. Nessuno con quel nome lavorava o aveva mai lavorato con le vittime".

"Nessuno la riconobbe dalla descrizione?"

Scully vide l'uomo sbiancare. "Descrizione?" gracchiò.

Skinner piantò le mani aperte sul tavolo e si chinò in avanti.

"Non ha fornito loro la sua descrizione?" il tono freddo e secco spedì un brivido lungo la spina dorsale di Scully anche se quelle parole non erano dirette a lei. Ne era stata la destinataria abbastanza volte da sapere che effetto faceva.

L'Agente Gardner ingoiò visibilmente. "Mi dispiace, signore. La polizia aveva già chiesto ai colleghi così io ho seguito i loro rapporti. Nessuno mi ha detto di dare la sua descrizione, solo di chiedere se la conoscessero. Pensavo che intendessero il nome. Io lavoro con le bombe, non con le persone scomparse. Non so…"

"Bene, ora lo sa. Giusto?" il dolce ronzare di Skinner era estremamente ingannevole e per certi versi peggiore del tono usato in precedenza.

Gardner saltò dalla sedia e corse al telefono.

Samuels lo raggiunse, solo per lo sguardo eloquente di Skinner. Entrambi mescolarono le copie del file alla ricerca dei numeri di telefono dei datori di lavoro con una mano mentre cominciavano a comporre con l'altra.

"Non mi interessa chi dovete chiamare," ordinò Skinner, "non permettete loro di riagganciare e non lasciate messaggi. Dovete parlare con *qualcuno*. Poteva lavorare sotto un nome diverso, così descrivetela attentamente. Assicuratevi che capiscano quanto sia urgente. Datevi da fare. Trovate quei nomi!"

Ognuno nella stanza sembrava stesse trattenendo il respiro. Quando Skinner si girò a guardare Scully, lei gli vide negli occhi la stessa cosa che lei stessa stava provando.

Era proprio ora di avere un po' di buona fortuna.

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Ubicazione ignota

Mulder si concentrò sulla fotografia che aveva in mano, inutilmente tentando di ignorare il pulsare del viso, le costole doloranti e gli spasmi intestinali. I capelli avevano la stessa lunghezza attuale, quindi non era stata fatta da molto tempo. Stava togliendo una borsa di generi alimentari dalla sua macchina. C'era luce, ma il crepuscolo si avvicinava. Indossava un completo, quindi stava tornando dal lavoro...

Lasciò cadere la fotografia sopra il mucchio ai suoi piedi ed aggrottò le ciglia. Diavolo, poteva essere un giorno qualsiasi. Julie lo aveva evidentemente osservato per molto tempo. Probabilmente un paio di mesi, giudicando dalla varietà di abiti e scene nelle foto. Stava tentando di individuare le date, di dare alla sua mente qualcosa cui pensare, ma tutti si fusero e si sfocarono sotto il peso di un solo pensiero.

Lei non tornava.

L'orario di visita di Julie non era mai stato affidabile, ma era abbastanza sicuro che lei non l'avesse mai lasciato solo così a lungo. Saltare un pasto occasionalmente era una cosa, era quasi abituato ad avere costantemente fame. Ora la sensazione nel suo stomaco andava oltre il semplice vuoto di una cena saltata. Oltre il crescente borbottare, qualche volta la nausea e i crampi lo piegavano in due. Si riempiva di acqua per rimediare, ma bere dalle mani gli occupava molto tempo e lo faceva semplicemente orinare di più.

C'era anche il fatto che ultimamente non aveva sentito movimenti nel resto della casa. I rumori non erano mai molto forti, ma li sentiva. Porte chiuse, sbattere di piatti, una doccia aperta. Sembrò che fosse passato un tempo tremendamente lungo senza alcun rumore, anche tenendo conto del suo attuale impreciso senso del tempo.

Qualcosa doveva esserle accaduto. Forse era stata coinvolta in un incidente automobilistico o si era ammalata, annoiata, impazzita, forse disgustata. Esplorò esitante la sua guancia dolente e gonfia.

In considerazione dello sguardo sul suo viso l'ultima volta che l'aveva vista, quella era la possibilità più probabile.

Il suo scenario favorito la vedeva arrestata, preferibilmente da Scully, ma chiunque andava bene. Avrebbero compreso chi avevano e chi altro aveva bisogno del loro aiuto.

Lui voleva essere contento che lei non stesse ritornando, sentire che le stava bene se si fosse fatta male o se l'avessero catturata. Ciononostante, sapeva che avrebbe sofferto, qualsiasi fosse la ragione di quell'abbandono improvviso.

Lei era la sua unica fonte di cibo, per quanto irregolare. Se non fosse tornata, sarebbe alla fine morto di fame.

Smise di rimuovere le fotografie dal muro per gettare uno sguardo alla porta. Cosa era accaduto al povero bastardo dall'altro lato del corridoio? Per quanto tempo un uomo poteva vivere con nient'altro che acqua?

Mulder aveva avvertito il puzzo di morte il primo giorno di prigionia ma aveva tentato di ignorare le implicazioni mentre c'era speranza di fuga. Ora...

Lui strappò un'altra fotografia dal muro ma non si preoccupò di studiarla. Guardare la sua faccia aveva perso fascino da molto tempo e tentare di dedurre quando erano state scattate era un esercizio futile. Tutto inutile come speculare in che modo sarebbe probabilmente morto.

Una volta finalmente compreso di essere stato scartato, mantenne la sua minaccia silenziosa di togliere ogni fottuta foto nella stanza, cominciando con "le favorite di Julie" alla fine del letto.

Aveva trovato la risposta dopo avere visto quel disgustoso libretto animato. Testa all'indietro, occhi chiusi, labbra socchiuse, sopracciglia corrugate, perle di sudore sul labbro superiore… non ci voleva un genio per riconoscere l'aspetto da orgasmo imminente. Non poteva dire se provenisse dalla raccolta di foto del libretto o no e non desiderava saperlo. Tutti ciò che voleva era toglierle dal muro e strapparle in un mucchio di coriandoli.

Una volta cominciato, trovò difficile smettere. Quelle immagini odiose l'avevano sfidato ogni ora di prigionia che aveva passato da sveglio. Una fotografia poi due, tre, molte di più, fino a che la combinazione di astinenza dalla droga, di mancanza di cibo e di ira pura e semplice lo costrinse a fermarsi. Doveva riposare dallo sforzo emotivo e fisico, ma il risultato valeva la pena.

Ammucchiò i pezzi di carta lucida sul serbatoio del water ed alcuni di loro scomparvero ad ogni pisciata.

Infantile, ma soddisfacente.

La sua coscienza di investigatore lo pungeva per la sfrenata distruzione di prove, ma senza che gliene importasse davvero.

Non eravamo a corto di ritratti di Fox Mulder, in questi giorni.

Tolse ancora un'altra fotografia, la lasciò cadere a terra e poggiò le mani contro il muro mentre cavalcava un'onda di vertigine. La pressione causata dall'appoggiarsi al muro intensificò il dolore alle costole. La vertigine non durò molto, ma lo lasciò esausto, tremante e stanco.

Era ora di bere. Le sue costole ammaccate avevano necessariamente posto fine agli esercizi. Fare pipì almeno gli dava qualcos'altro con cui occupare il tempo.

Barcollò verso il bagno e si chinò sul lavandino, mettendo le mani a coppa per incanalare l'acqua dal getto del rubinetto alla sua bocca. Lo stomaco voleva qualcosa con un po' più di sostanza, ma l'acqua era tutto quello che gli poteva offrire. Peccato che i prodotti chimici necessari allo sviluppo delle foto avessero reso la carta immangiabile. Gli sarebbero bastate per un paio di settimane o più.

Dopo aver ingoiato tant'acqua quanta ne riuscì a bere, chiuse il rubinetto e si asciugò le mani. Aveva strappato il lenzuolo a metà per usarlo come asciugamani. Era stato faticoso, ma c'era riuscito. Una metà l'aveva lasciata sul lavandino per asciugarsi le mani.

L'altra la usava per la doccia ed attualmente era distesa sul pavimento della camera da letto ad asciugare. Il suo estemporaneo volo del cigno dalla testa della doccia aveva curvato l'apparecchiatura ed aveva incrinato i collegamenti. L'acqua spruzzava fuori dalla base della testa invece che dai buchi dell'imboccatura, ma era più facile pulire i suoi tagli nella doccia che curvato sul lavandino. Era piuttosto orgoglioso dei suoi tentativi di normalità quando avrebbe avuto il diritto di farneticare in preda al panico o chiuso in una palla catatonica.

E già che era in bagno... Mulder si tolse i boxer, poi li lanciò nel lavandino. Julie ne portava con sé sempre un paio pulito, ma non veniva da tempo. Probabilmente non erano sporchi abbastanza da necessitare il lavaggio ma così avrebbe avuto qualcosa da fare oltre al fare pipì. Li avrebbe stesi sul pavimento come il lenzuolo, sperando che asciugassero prima che l'arrivo della cavalleria lo cogliesse con i gioielli al vento.

Perché Scully lo avrebbe trovato, non aveva dubbi.

Se ne avesse avuti, avrebbe smesso di bere acqua e sarebbe morto. Doveva credere che lei non si sarebbe arresa. Che lo avrebbe trovato prima che fosse troppo tardi. E quando l'avesse fatto, non voleva che lo trovasse con addosso della biancheria sporca.

Non c'era sapone, ma pulì i suoi boxer il meglio possibile, lavando, sfregando e torcendo tanto quanto il dolore alle costole e le ferite alle mani gli permisero. Le ferite sui palmi erano certamente infette, la pelle che le circondava gonfia, rossa e dolente.

Il suo viso probabilmente era altrettanto danneggiato. La pelle ai bordi del taglio era tesa e calda. Non poteva fare altro che lavare tutte le sue ferite e sperare in meglio.

Il lato destro del torace aveva già passato lo stadio violaceo e si avviava verso il Technicolor. Aveva sicuramente un paio di costole conciate male, forse addirittura rotte. Tentò di non muoversi troppo velocemente, di non piegarsi troppo o respirare troppo profondamente. Essere più cauto aveva ostacolato i suoi continui tentativi di mettere tutto a soqquadro, ma non aveva nessuna intenzione di smettere completamente.

Soddisfatto dei risultati del bucato, stese l'indumento bagnato sul pavimento della camera da letto. Ci avrebbe messo parecchio tempo per asciugare, ma non c'era nessuno in giro che potesse restare scioccato dalla sua nudità. Se la squadra di soccorso di Scully si fosse presentata presto, avrebbe indossato i boxer umidi. Non sarebbe la prima volta.

Meglio umidi che sporchi.

Nudo, si mosse a fatica verso la pila di fotografie sul pavimento.

Non aveva alcuna fretta di occuparsi di quelle già tolte, ma lo faceva sentire meglio togliersele completamente dalla vista. Si piegò lentamente e le radunò tutte, poi le portò al letto cacciandole sotto il materasso.

Sbadigliò. Era ora di un pisolino. La fatica lo colpiva forte e voleva essere in un posto comodo quando lo avrebbe vinto.

Strisciando sul materasso, Mulder si tirò addosso la trapunta.

Le foto sotto il letto scricchiolarono mentre si acciambellava per conservare il calore. La stanza era fredda, come non aveva mai notato prima. Non aveva mai prestato attenzione all'atmosfera della sua prigione, ma ora sembrava essere diventata più fredda. Forse l'aria all'esterno si stava rinfrescando, forse era sera. O il calorifero non funzionava bene. O forse il termostato del suo corpo era guasto. Qualunque cosa.

Lui si guardò attorno e sorrise agli spazi vuoti sui muri. Era già più che a metà strada. Se solo avesse avuto abbastanza energia per finire. Non vedeva l'ora di non essere più fissato a ogni ora di ogni giorno dalla propria immagine. Se Julie avesse fatto ritorno, avrebbe affrontato le ripercussioni. Ma era abbastanza certo che non sarebbe assolutamente tornata presto.

Mulder sbadigliò ancora e massaggiò l'intestino che gli dava morsi.

Non appena si fosse riposato un po' sarebbe tornato a quelle foto.

Una volta finito con quelle, avrebbe cercato una via d'uscita.

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J. Edgar Hoover Building

Sala delle conferenze 4B

Domenica, ore 13.14

Due passi in avanti, due passi indietro. Tutte queste prove ed ancora non stavano facendo alcun progresso.

Scully fissò i nomi scarabocchiati sulla superficie della lavagna. Sally Jensen, Jenny Singleton, Carrie Collins.

Lei aveva posto forti speranze per il nuovo gruppo di pseudonimi usati al lavoro, ma la risposta era la stessa in ogni posto. Sicuro che la ricordavano. Tranquilla, un tipo solitario, incline a sognare ad occhi aperti, voce insolita. Aveva una storia di lavoro eccentrica, arrivava tardi un po' più spesso di quanto a loro piacesse, si dimetteva improvvisamente, senza preavviso, senza lasciare recapiti dietro di sé. Nessuno ricordava che avesse interagito coi colleghi, tranne la vittima.

Tre situazioni identiche, tre nomi diversi tre nuovi finali con morte. Nessuno degli pseudonimi produsse qualcosa di utile.

Scully pensava che probabilmente avrebbero trovato qualcosa quando il nome di Carrie Collins comparve in sequenza, la prima volta per affittare una casa, la seconda per trovare un lavoro. Anche quello si era rivelato un fallimento. Non c'era uno schema per i nomi, nessun collegamento tra le vittime, nessun collegamento ad un particolare tipo di lavoro, nessuna preferenza per una certa parte del Paese. Aveva lavorato in un bar, un ristorante ed un negozio di generi alimentari tra la California, il Kentucky e lo Iowa. Ora era impiegata all'archivio Federale a DC.

Ed ancora non avevano idea di dove trovarla.

C'era qualcosa, nelle prove, che non capivano.

D'accordo, non avevano molto, nemmeno mettendo insieme i vari casi. Ora avevano tre vittime note e l'evidenza che Mulder era stato rapito. Con tutte quelle scene del delitto, dovevano avere molto più da seguire, ma erano ancora ad un punto morto quasi come all'inizio. C'era una serie completa di impronte digitali che combaciavano, ma nessuno cui attribuirle. Le droghe erano compatibili, o quasi, per i casi dove ne erano rimaste tracce. I sedativi esatti differivano ma la mistura era simile, probabilmente qualunque cosa fosse disponibile su Internet al momento. Le droghe non potevano essere stabilite dove non erano state trovate sulla scena. I barbiturici tendevano a degradare rapidamente dopo la morte e la decomposizione diminuiva ulteriormente la probabilità di trovare residui.

Scully tolse lo sguardo dalla lavagna quando l'agente Jane Hatter entrò portando due tazze di polistirolo e una cartella piegata sotto un braccio. Scully fu sorpresa di vedere che se ne erano andati tutti via. Probabilmente erano andati a pranzo mentre lei era occupata a strappare l'ubicazione di Mulder dalle scarse prove. L'agente Hatter le si avvicinò porgendole una tazza e mettendo l'altra sul tavolo.

"Cosa è?" Scully prese la tazza e sbirciò il liquido bollente.

"Tè. Ho pensato che l'avrebbe preferito al composto fangoso che attualmente occupa la caffettiera. Ho visto un paio di giardinieri che ci si avvicinavano con dei picconi".

"Grazie". Scully ne sorbì cautamente un sorso, accennando col capo alla cartella tra le mani dell'altra agente. "Novità?"

L'altra donna fece smorfie. "Altre vittime. Due, questa volta".

Buon Dio, quando sarebbe finita?

L'agente Hatter estrasse un foglio di carta dalla cartella e diede il resto a Scully. "Skinner pensa che lei voglia leggere le relazione delle autopsie. Io aggiungerò i nomi nuovi alla lavagna e vedrò se saranno di aiuto".

Per alcuni minuti, l'unico rumore nella stanza fu il cigolio del pennarello cancellabile. Le informazioni nel file sembravano un clone delle altre. Le impronte digitali combaciavano. Buste di fotografie consegnate a mano ad ogni vittima, altre fotografie per provocare la moglie o la fidanzata della vittima. Altri nomi per il lavoro e l'affitto. Simili prove per la scena del delitto, inclusi i mobili usati, il bagno comunicante, il buco vicino al soffitto nell'atrio. A parte il secondo corpo, i casi erano quasi identici.

Scully scorse l'esame interno ma gli occhi continuavano a tornare indietro in una zona. Non c'era menzione di atrofia muscolare o diminuite riserve grasse nell'omento e nei tessuti del mesenterio e del pericolon. Stava leggendo quella giusta?

Tale scoperta poteva significare solo una cosa.

Le vittime non erano morte di fame. Il grasso corporeo e i muscoli non erano stati utilizzati come accade durante il processo di morte per fame. Allora, come morirono? Scully saltò alla fine del rapporto. "Paralisi respiratoria / arresto cardiaco dovuti a possibile overdose di sostanze chimiche non determinate. Esami di laboratorio in esecuzione".

Che la rapitrice li abbia avvelenati? Accidentalmente o di proposito? Come gli altri, non erano stati trovati fino ad almeno un mese dopo la morte, così le droghe si erano già degradate al momento dell'autopsia. Poteva averli drogati ogni notte ed aver sbagliato il dosaggio. Scully sentì improvvisamente freddo. Mulder non solo rischiava la fame, ma anche l'overdose. D'accordo, nessuna delle altre vittime conosciute era morta così, ma...

Lei controllò la data sulla copertina della cartella, poi guardò i nomi sulla lavagna. Le nuove vittime erano elencate come seconda e terza. Prime vittime. Con buona speranza quello significava che la rapitrice aveva cambiato droghe o aveva imparato più tardi la dose corretta. Forse era stata incauta, combinando i sedativi sbagliati. Qualsiasi altra ragione oltre l'avvelenamento intenzionale. Perché se l'avesse fatto apposta…

La voce dell'agente Hatter distolse l'attenzione di Scully dalle sue cupe immaginazioni. "No Questo non può essere giusto".

"Cosa?" chiese Scully. Qualsiasi cosa per evitare di andare dove la sua mente voleva portarla.

L'altra agente sollevò il documento. "Qualcuno ha scritto i nomi nell'ordine sbagliato. Un attimo, mi lasci..." Scully guardò l'altra donna cancellare l'intero elenco e ricominciare.

California: una vittima - Jill Simmons per l'affitto, Sally Jensen per il lavoro.

Utah: due vittime. I nuovi. Sally Jensen per l'affitto, Beth Reynolds per il lavoro.

Iowa: una vittima. Beth Reynolds per l'affitto, Carrie Collins per il lavoro.

Kentucky, una vittima. Quella prima di Mulder. Carrie Collins per l'affitto, Jenny Singleton per il lavoro.

Jane Hatter ansimò: "Mio Dio! Vede anche lei quello che vedo io?"

A Scully sembrò come di muoversi nell'acqua mentre si alzava dalla sedia. Raccolse un marcatore e tracciò una linea tra l'alias del lavoro in California a quello dell'affitto in Utah. Un'altra linea dal lavoro in Utah all'affitto in Iowa. Una terza linea da Carrie Collins in Iowa a Carrie Collins in Kentucky. "Eccolo," bisbigliò. "Avevo ragione. Ecco il modello".

"Non potevamo trovarlo!" Esclamò Hatter "Chi scrisse i nomi ha sbagliato a leggere l'anno della vittima in Kentucky. L'hanno messa seconda invece che ultima".

Scully batté il pennarello sull'elenco. "La rapitrice usa un alias per trovare un lavoro ed uno diverso per affittare una casa. Quando si sposta, usa l'alias del lavoro per affittare la prossima casa in un altro stato. Stavamo cercando i modelli ed i collegamenti nei posti sbagliati, ma non l'avremmo mai capito senza queste ultime due vittime".

Con il marcatore, Scully circondò il nome Jenny Singleton. "Questo è quello che dobbiamo cercare! Troviamo una casa affittata a quel nome e troveremo Mulder". Si girò e puntò il marcatore verso l'altra agente. L'energia esplodeva attraverso le sue vene per la prima volta in due settimane. "Trovi Skinner! Dobbiamo richiamare le agenzie immobiliari. Emanare un APB su quel nome. Lasciare messaggi, bussare a tutte le porte, fare tutto quello che serve. Questa volta l'abbiamo trovata, finalmente!"

L'agente Hatter non rispose, semplicemente sparì correndo.

Scully buttò giù il marcatore. Con le mani sui fianchi, studiò la lavagna con le maledette prove. Così semplice, ma era bastato un errore nel modello, alcuni nomi nel posto sbagliato, per metterli fuori strada. Bene, ora avevano tutti i pezzi ed il modello era là perché ognuno lo vedesse. Non serviva un esperto per conoscere il prossimo passo.

Lei chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.

Resisti ancora un po', Mulder. Arriviamo.

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Ubicazione ignota

L'oscurità fu uno shock dopo un così lungo periodo con le luci sempre accese. Per un momento, subito dopo il risveglio, Mulder pensò di essere diventato cieco nel sonno. Poi individuò una debole linea di luce sotto la porta e tornò a respirare.

Gli occhi erano a posto. La luce era spenta. C'era sempre la possibilità che Julie fosse tornata mentre lui dormiva e avesse spento le luci, ma secondo la legge del Rasoio di Occam più probabilmente era stata la compagnia elettrica. Julie era talmente immersa nel mondo della sua fantasia che probabilmente aveva dimenticato di pagare le bollette. Se Scully non lo avesse trovato presto, l'acqua poteva essere la prossima e si sarebbe trovato davvero in guai seri.

Gli era sempre più difficile strisciare fuori dal letto ed andare in bagno a bere, specialmente in quella profonda oscurità, ma si costrinse a fare lo sforzo. Non voleva essere disidratato *E* denutrito all'arrivo dei soccorsi. Più acqua avesse ingerito, più facilmente avrebbe recuperato una volta a casa.

Certo, lo avrebbe anche allontanato dalla morte, ma non voleva pensarci. Tentò di non pensare alle vittime come lui, specialmente a quella nella stessa casa. Mulder sapeva che loro due non erano le prime vittime di Julie, né le seconde. Avrebbe scommesso denaro sonante su una scia di corpi, attraverso molti stati. Ci sarebbero una, forse due vittime ad ogni ubicazione. Un paio forse morte per una dose eccessiva di sedativi accidentalmente somministrata mentre stava imparando a calcolare la quantità non letale. Il resto morti di fame. Avevano pianto? Gridato? Si erano gettati contro la porta, cercando di scardinare i contorni rigidi della cornice nel tentativo di liberarsi?

Mulder passò le punte delle dita sulle unghie dell'altra mano. La parte che ne restava era spezzata. Sapeva che non sarebbe riuscito a forzare la porta, ma doveva tentare. Senza alcun genere di attrezzo non aveva possibilità, ma era un modo per fare qualcosa. Sarebbe stato così facile arrendersi alla depressione e alla disperazione, acquattata ai margini della sua psiche. Cupi demoni bisbigliavano che Scully non l'amava. Non lo stava cercando. Non gli aveva mai voluto bene. Sarebbe rimasto solo, probabilmente fino alla morte. Nelle lunghe ore silenziose, quasi permise loro di convincerlo che fosse vero.

Poi comprese che molto probabilmente a parlare erano i sintomi dell'astinenza. I demoni potevano fottersi. La sua collega non avrebbe mai smesso di cercarlo. L'amava almeno tanto quanto lui amava lei. Non doveva arrendersi alla disperazione, sprecando energia preziosa lagnandosi e rimproverando la sorte. Quello implicava il non credere nell'abilità di Scully di localizzarlo.

Perdere la speranza era peggio che morire solo.

Era abituato ad essere solo. Almeno lo era stato fino all'arrivo di Scully, con l'acconciatura da ragazza della confraternita, lo scetticismo scientifico e la sua invidiabile buona volontà di seguirlo dove l'avesse condotto. Il suo dubitare da Tommaso.

Mulder si stese sul fianco, guardando la sottile striscia di luce sotto la porta. Era confortante ed esasperante sapere che c'era un mondo che continuava a girare senza di lui. Un mondo completo di aria fresca, luce, molto cibo, porte aperte e Scully. Dove era? Voleva vederla. Voleva vederla così tanto da stare male.

Mulder rotolò via dalla luce e si curvò attorno al dolore nel suo cuore. Non gli piaceva la situazione delle sue costole. Il dolore gli pugnalava il torace, mentre respirava contro i bordi scheggiati. Sentì gli arti improvvisamente pesanti e sconnessi, come se non gli appartenessero più. Si ritrovò sudato, con la bocca asciutta, la frequenza cardiaca che volava in alto come i pensieri che si arruffavano. Stava perdendo coscienza. Non aveva bisogno di vedere la stanza già oscura diventare ancor più nera per riconoscere cosa gli stava accadendo.

Ancora una volta. Voleva vedere Scully ancora una volta prima di morire. Era chiedere troppo?

Per favore, che non sia troppo da chiedere.

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Willowbrook Drive, 247

lunedì, ore 14.58

Il caposquadra della SWAT inserì la chiave del padrone di casa ed aprì la porta d'ingresso. Scully aveva protestato con veemenza all'aggiunta di una squadra SWAT alla missione di liberazione ma Skinner aveva insistito. Voleva che la squadra di anticipo ispezionasse silenziosamente la casa, cercando la rapitrice, trappole e altre situazioni pericolose prima di permettere a chiunque altro di entrare. Scully precisò che non c'erano trappole nelle precedenti scene del delitto, ma Skinner fu adamantino. La rapitrice probabilmente aveva lasciato la scena ma non lo sapevano per certo, disse. Non dovevano correre rischi. Scully avrebbe fatto a modo suo o non ci sarebbe andata.

Lei non poté fare altro che acconsentire.

Scully rimase fuori, col cellulare stretto a un orecchio aspettando che Danny controllasse le macchine che avevano visto nel garage. Due macchine, due numeri di identificazione. Sapeva che una era di Mulder, l'altra era una sorpresa. Non era la macchina della rapitrice perché era già stata trovata e confiscata due giorni prima per parcheggio in zona disco. L'aveva noleggiata usando lo stesso nome della casa. In seguito poteva aver preso un taxi o essere andata a piedi in un'altra agenzia di noleggio per prendere una macchina nuova. Usando l'ormai noto modello di pseudonimi, già stavano rovistando le agenzie di noleggio, ma Scully sospettava che non avrebbero trovato facilmente "Jeanie Wilson", che probabilmente avrebbe usato un nome completamente diverso, forse anche quello vero, fino alla sua prossima fermata. Poi si sarebbe liberata di quella macchina affittandone un'altra sotto un'identità nuova.

Ancora una volta, la rapitrice aveva scelto una zona di case in affitto. Quello spiegava perché nessuno avesse notato attività insolite o cattivi odori… tutti si spostavano frequentemente, non avevano mai occasione di conoscere i loro vicini di casa. I vicini di casa sconosciuti ed il disinteresse verso i loro affari portava ognuno ad ignorare qualunque cosa non li concernesse direttamente.

Quando Danny tornò da Scully, confermò semplicemente i suoi sospetti. Una macchina era sicuramente di Mulder. L'altra apparteneva ad un avvocato di Arlington Heights. Sembrava probabile che avessero più di una vittima, come in Utah. Ma Mulder era stato preso per primo o per secondo? La rapitrice non aveva viaggiato molto per individuare gli obiettivi, la casa distava una breve passeggiata dall'appartamento di Mulder ed Arlington Heights era pressoché alla stessa distanza nell'altra direzione. I due luoghi erano così vicini, la donna probabilmente aveva visto Mulder mentre correva. Poteva essere passato proprio attraverso il quartiere, a un certo punto, poteva averlo scelto così.

Le sembrò che passassero ore, prima che loro diedero il segnale di cessato allarme e lei poté attraversare di corsa la soglia, spingendo da parte gli altri agenti per la fretta.

Era scuro all'interno. Premette un interruttore ma non accadde nulla. Qualcuno le tese un foglio di carta, illuminato da una pila. Il nome Jenny Singleton era sulla carta. "L'elettricità è stata staccata. Ha smesso di pagare i conti. Abbiamo già chiamato la compagnia elettrica per riattivarla".

Niente elettricità significava niente calore, niente luce. Cosa poteva pensare Mulder, intrappolato nel buio?

"Dove è Mulder?" chiese Scully. Basta con la caccia. Rivoglio il mio collega.

L'altro agente si diresse verso il corridoio dove molte persone si erano riunite. Le impedivano di vedere. Lei si spinse attraverso la folla.

L'atrio era vuoto. Due porte chiuse si fronteggiavano ed un'altra porta alla fine del corridoio era aperta. Poteva vedere le schiene coperte con giacche dell'FBI girare nella stanza. C'era una sedia di legno contro il muro accanto ad una porta ed un cavo USB penzolante da un buco vicino al soffitto. L'agente Janis salì sulla sedia e illuminò l'apertura con una pila. Scully poteva sentire crescere la tensione quando estrasse dal buco un piccolo oggetto rotondo.

Una mini webcam. Ecco perché ogni scena del delitto aveva un buco nel muro vicino al soffitto. La rapitrice usava una webcam connessa ad un monitor per guardare nelle stanze. Scully controllò l'altro lato dell'atrio. Sì, c'era un altro buco nel muro, ma senza il cavo a penzoloni. La webcam era stata prima là, poi spostata.

Dio! Dove era Mulder? Le porte su entrambi lati del corridoio erano evidentemente chiuse a chiave, una con due catenacci scorrevoli e un pomello con chiave. L'altra era completamente coperta con multipli strati di plastica e nastro adesivo. Un leggero odore di morte aleggiava nell'aria.

"Quale?" Scully chiese a nessuno in particolare. Per favore, pregò, che non sia la porta coperta di plastica.

L'agente Pryzbyzki indicò l'altra. Noi siamo abbastanza sicuri che sia là ma non abbiamo rilevato alcun movimento. Se non ha perso i sensi, ormai ci avrebbe dovuti sentire".

"Allora portiamolo fuori di là!" Scully afferrò il pomello, ma Pryzbyzki la tirò indietro.

"Noi non sappiamo se la rapitrice sia con lui! Noi non possiamo semplicemente piombare in una situazione ignota. Perkins andò a prendere una torcia. Forzeremo la porta appena possibile".

Aveva ragione. Scully sapeva che aveva ragione ma ciò non le rese più facile l'attesa. Se Mulder era in quella stanza, avrebbe dato segno di avere sentito tutto il rumore che stavano facendo. Avrebbe gridato, picchiato alla porta, strillato di affrettarsi, ma finora, nulla. Anche l'agente Gardner, con uno stetoscopio poggiato alla porta, indicò di non sentire nulla all'interno. La porta poteva essere molto spessa, e quindi questo non significava nulla. Mulder era ancora vivo. Doveva esserlo.

Lei guardò Janis tentare di inserire una telecamera attraverso il buco della web cam fissando un piccolo schermo video nell'altra. "Qualcosa blocca il lato verso la camera da letto," disse. "Forse un pezzo di vetro o di plastica blocca lo spioncino. Non c'è molta luce nella stanza, ma la porta sembra libera da fili".

"Può vedere l'agente Mulder?" chiese Jane Hatter.

Janis strabuzzò gli occhi guardando lo schermo. "C'è qualcuno sul letto ma è troppo lontano per capire chi sia".

Scully si guardò attorno: le prove erano schiaccianti. La rapitrice aveva abbandonato le sue vittime. Se n'era andata perché si era arrabbiata, o perché entrambe erano morte? Scully aveva bisogno di sapere, e subito.

"Mulder, siamo qui!" gridò. "Adesso forzeremo la porta. Stai bene? Puoi rispondermi?"

Ancora nessun suono. Ignorò il lamento dell'agente Gardner quando gli strappò lo stetoscopio via dal collo. Con indosso gli orecchini, pressò lo stetoscopio alla porta, tesa a cogliere ogni segno della presenza del suo collega. Pensò di sentire un debole fruscio, ma null'altro.

Dove diavolo era Perkins con quell'attrezzo da taglio?

Come chiamata in causa dal suo gran desiderio, una fiamma ad acetilene sibilò accendendosi dietro di lei. "Sgomberate la zona," ordinò Perkins. Tutti si spostarono verso le estremità del corridoio, ma nessuno andò lontano. Scully si rivolse a Pryzbyzki mentre la brillante fiamma blu della torcia procedeva nel lento lavoro di tagliare attorno al pomello.

"Vedi un movimento?" chiese. "Anche una leggera reazione al rumore qui fuori?"

Lui pensò per un momento. "Forse , ma la luce non arriva molto lontano. Non voglio dire per certo, agente Scully. Intendo..."

Le sue spalle si abbassarono. "Lo so. Va bene". Non dovette dire altro. Lei aveva una buona immaginazione.

Tagliare il pomello prese un'eternità ed ancora non bastava. Perkins spense la fiamma e la mise giù prima di fare scivolare indietro i catenacci. Lasciando il pomello chiuso a chiave attaccato allo stipite, provò a vedere se la porta si muoveva. Lo faceva. Agganciò una leva nell'apertura attorno al pomello e tirò. La porta si spalancò, sbattendo contro il muro dell'atrio.

Se Mulder fosse stato cosciente, quello avrebbe attirato la sua attenzione.

L'Agente Gardner alzò una mano per tenere indietro Scully, permettendo al capo SWAT di entrare per primo. La luce montata sulla canna del fucile scrutò la stanza, dipingendo i muri a destra e sinistra, finché si stabilì ad un lato della porta. Scully sentì un mormorio, poi Gardner la invitò a cenni ad entrare nella stanza. Con la torcia in mano, attraversò la porta.

Il suo sguardo superò il letto vuoto. Non era là! Col cuore martellante, seguì il raggio di luce del capo SWAT.

Mulder. Era vivo. Le braccia alzate a schermare gli occhi, si era rifugiato in un angolo, con la schiena al muro. Vestito solo dei boxer, sembrava più magro di lei. Nel bagliore del raggio che gli illuminava il viso, lei poté vedere la barba incolta sul mento, ma il resto di lui era in ombra.

"Levagli quella luce dagli occhi!" spinse da parte il fucile. Cosa stava pensando quell'idiota, puntando un'arma verso un uomo evidentemente disarmato? Molte pile furono spente anche dietro di lei, immergendo la stanza in uno stato di crepuscolo mitigato. Non si era resa conto che così tante persone l'avessero seguita all'interno.

"Scully?" Mulder abbassò il braccio e la guardò di sottecchi. La sua voce era stridula, arrugginita dal mancato uso. "Scully". Avanzò inciampando, calciò l'orlo del materasso e si lasciò cadere in ginocchio sulle coperte. "Scully!"

Lei si affrettò a raggiungerlo, dimenticando la pila sul pavimento. "Mulder!" crollando sul materasso, aprì le braccia. Lui si distese nel suo grembo e curvò le gambe dietro la schiena di lei, seppellendo il viso nel suo stomaco. Grugnì quando lei lo abbracciò, incurante di chi probabilmente stava guardando.

"Stai bene?" gli chiese, mentre con le dita rilevava la prominenza delle sue costole, e notava i bozzi e i bernoccoli su braccia, schiena e testa.

"Io sto bene".

"Tu stai bene?"

"Sì. Tu sei qui. Sapevo che mi avresti trovato. Non ho mai smesso di crederlo".

"Prima ti ho chiamato. Perché non hai risposto?"

Le sue braccia si strinsero alla vita di lei. "Pensavo di avere delle allucinazioni… le droghe… non volevo risvegliare le mie speranze".

Lei l'abbracciò ancora, con la mente che annaspava in tutte le implicazioni non dette nelle sue parole. "Mi dispiace di non essere arrivata prima".

"Ti ho detto di non prendere la tangenziale. È una pazzia all'ora di punta".

Lei non poté trattenere un lungo riso soffocato. "Dovrei ascoltarti più spesso".

"Sono anni che te lo dico".

Era così bello avere di nuovo le sue braccia attorno a sé, le mani che le accarezzavano in su e in giù la schiena, che quasi si perse la sua domanda bisbigliata.

"Come mi hai trovato? Temevo che non avesse lasciato abbastanza indizi".

Il cuore le doleva per la paura nella sua voce. Nonostante la sua precedente dichiarazione di fede, sapeva che doveva essere rimasto sospeso per le punte delle dita al bordo logoro della disperazione.

"Gli indizi erano là, Mulder. Solo il tempo di trovarli. Ti dirò tutto più tardi".

Rimasero sul letto per alcuni minuti, non dicendo niente. Gli altri agenti rimasero a distanza occupandosi della raccolta delle prove. Hatter e Janis si accalcarono l'un l'altro nel bagno minuscolo, spolverando ogni superficie per raccogliere le impronte digitali. Un mini aspirapolvere ronzava lungo il pavimento dietro a Scully, risucchiando fibre e quant'altro potesse trovare. Il nastro adesivo nell'atrio venne strappato. La plastica crepitò quando venne strappata dall'altra porta. I membri della squadra passarono dal corridoio alle altre parti della casa e le loro voci si affievolivano e si riavvicinavano. Scully udì Skinner emanare ordini dalla cucina. Ed ancora Mulder era silenziosamente abbarbicato a lei.

Finalmente si mosse, girando la testa nel grembo di Scully, permettendole di vedere il resto del suo viso.

Lei ansimò: "Mulder, cosa ti è successo?"

Lui fece per toccare la carne rossa e gonfia ma lei intercettò la sua mano. "Ho lottato con l'impianto idraulico. Si è vendicato".

"Andrà meglio la prossima volta, caro. Dobbiamo portarti fuori di qui". Gettò uno sguardo alla porta, chiedendosi perché l'ambulanza non arrivasse ancora. Doveva essere proprio dietro alla squadra SWAT. Lei gridò oltre la spalla: "Dove diavolo è la barella?"

Una voce gridò dall'atrio: "C'è stato un tamponamento a catena vicino all'aeroporto, c'è voluto tempo prima di liberare un'unità. Sta girando proprio ora l'angolo".

Mulder lottò per sedersi. "Non serve una barella, Scully. Posso camminare".

Lei lo spinse giù. "No, non puoi".

"Sì, posso".

Lo provò divincolandosi dalle sue mani e alzandosi barcollando. Anche nella luce fioca, una grande zona chiazzata era visibile sul torace, estesa da sotto il braccio destro fino ad avvolgergli la schiena. Scully calciò via il materasso e recuperò la torcia dal pavimento. Gli girò attorno lentamente, catalogando ogni suo trasalire e ritirarsi mentre lei esplorava i danni.

"Come ti è successo?" chiese.

"Come ti ho detto, l'impianto idraulico era di umore irritabile".

"Puoi respirare bene?" non sembrava che faticasse a respirare ma glielo doveva chiedere.

"Non canterò a squarciagola per un po', ma sto bene".

"Fa male quando ti muovi?"

"Se mi muovo rapidamente, sì. Non posso piegarmi velocemente o fare la ruota, ma altrimenti non va troppo male".

Probabilmente stava dicendo la verità. Rimaneva nel suo grembo senza lagnarsi ed anche era riuscito ad alzarsi dal materasso da solo. Non avrebbe scommesso contro l'assenza di almeno una costola fratturata ma non c'erano apparentemente fratture serie.

Mulder doveva aver sentito che lei era ancora determinata a tirarlo fuori su una barella. "Non correrò diritto fuori dalla porta, Scully. Solo..." Egli gettò uno sguardo all'attività che ferveva nella stanza ma lei ebbe l'impressione che stesse vedendo qualcos'altro. "Io voglio uscire da qui".

Lei era stata così felice di averlo trovato, che quasi aveva dimenticato perché erano là. Lui si muoveva bene e sembrava sufficientemente stabile. La sua richiesta non era irragionevole, specialmente date le circostanze. Forse si sarebbe sentito meglio dove potevano avere più spazio. Lei si tolse la giacca dell'FBI e gliela posò sulle spalle.

"Okay, Mulder. Ma solo fino al soggiorno, per ora. Felice?"

"Così felice che potrei vomitare. Oh aspetta. Il mio stomaco è vuoto. Penso che dovrò rimandare".

Lei dovette sorridere. Avrebbe avuto il diritto di essere a terra singhiozzante e in stato catatonico, ma no. Questo era Mulder. Persino stare rinchiuso per settimane non aveva smussato il suo umorismo o la sua abilità di sorprenderla.

Lui roteò gli occhi quando lei gli prese il braccio per guidarlo fuori dalla stanza ma non stava tentando realmente di sostenerlo. Semplicemente non poteva smettere di toccarlo.

Si fermarono improvvisamente alla porta. Mulder stava fissando la porta dall'altro lato del corridoio. L'agente Gardner ci aveva appoggiato lo stetoscopio. Guardò Scully e scosse la testa.

"Vieni, Mulder," mormorò lei, "lascia che ti porti fuori di qui". Il suono della fiamma ossidrica li seguì nell'atrio.

Mentre loro uscirono lentamente dall'altra stanza, Scully cacciò indietro le lacrime mentre ogni persona nei dintorni salutava il suo collega con un tocco sul braccio o una pacca delicata sulla spalla, e le parole "Che bello vederla, Mulder". O "Bentornato, agente". Alcune di queste persone erano le stesse che all'inizio non volevano cercarlo . Ora gli stavano dando il benvenuto come ad uno di loro.

Lei lo vide sorridere debolmente, accennare col capo, ingoiare un paio di volte, ma senza parlare. Sembrava stordito, come se non potesse del tutto credere di essere libero. Lo guidò in soggiorno verso il sofà malridotto, dove le tende erano state aperte. Egli strabuzzò gli occhi nella brillante luce del sole.

Scully fece un cenno all'agente Samuels, che era di guardia accanto alla porta d'ingresso. "Mulder potrebbe prendere in prestito il suo cappello, per favore?"

"Sicuro, agente Scully".

Mulder sbirciò la sua collega. "Conosco queste persone? Avete controllato recentemente la cantina dell'Hoover in cerca di bozzoli?"

Samuels rise e fece cadere il suo berretto da baseball dell'FBI sulla testa di Mulder. "Tecnicamente, noi siamo posseduti. Ecco. Guardare storto le procurerà delle orribili rughe".

Mulder si spinse il cappello sulla fronte e gli indirizzò un cenno. "Grazie".

"Di nulla".

L'altro uomo lo salutò con la mano, tornò al suo posto e lasciò entrare i paramedici. A Scully sarebbe piaciuto restare e soprintendere all'esame, ma Gardner la stava chiamando. Di malavoglia, disse a Mulder: "Torno presto", ed andò a vedere di cosa avesse bisogno.

L'altra camera da letto era stata forzata e la porta era aperta. L'odore di morte la salutò alla soglia. Di un dolce nauseante, si appiccicava in fondo al naso e alla gola. L'agente Gardner indicò la stanza buia.

"Abbiamo pensato che volesse dare un'occhiata".

Scully tolse dei guanti di lattice dalla tasca e li infilò. "Ci è già entrato qualcuno?"

"Abbiamo solo sbirciato dalla porta e controllato la disposizione. C'è un corpo sul materasso, nessun suono né movimento".

Lei prese un fazzoletto dalla tasca e lo tenne sul naso. "Chiami il coroner ed un'altra ambulanza. Dopo che avrò fatto, chiudete la stanza in modo che resti tutto tranquillo finché arriverà".

Aprendo la porta quel tanto per farla passare, lei entrò ed accese la torcia.

Era come la stanza di Mulder? Si era così concentrata su di lui da non avere prestato attenzione alla scena. Per quello c'erano tutte quelle altre persone perfettamente addestrate, con lei. Lei era là solo per trovare Mulder.

Ora considerò gran parte della stanza come poteva con l'aiuto di una torcia. Il raggio luccicò sui sanitari in una stanza adiacente che non sembrava avere una porta. Le fotografie seguivano il perimetro del muro, in una fascia alta almeno tre piedi. Non mostravano alcuna somiglianza col volto incavato dell'uomo raggomitolato sul materasso.

Lei si avvicinò solennemente al letto, poi si accosciò vicino alla testa e tese due dita guantate verso il collo anche se già sapeva cosa avrebbe trovato. La vita si era allontanata da lungo tempo da questa povera creatura torturata. Proprio come se n'era andata la sua assassina, fuggita oltre la portata del castigo. Per ora.

Scully si alzò e contemplò i segni del decadimento sul cadavere. Morte per fame, secondo lei, ma l'avrebbe determinato il coroner. Se tutto andava bene, avrebbero informato presto la sua famiglia. Sapevano che era stato rapito o pensavano che fosse scappato? Che giornata agrodolce, avevano trovato un uomo disperso solo per scoprirne un altro che non sapevano che lo fosse.

Lei bisbigliò nella stanza ombrosa: "Noi la cercheremo, lo prometto".

Si girò e uscì dalla porta, chiudendola dietro di sé.

Comparato alla silenziosa stanza della morte, il resto della casa era come Prairie Dog Town (attrazione turistica dove ammirare animali mutanti vivi e impagliati, N.d.T.). Gli agenti sciamavano in tutte le stanze, spolverando alla ricerca di impronte, fotografando superfici, rimuovendo qualunque cosa fosse stata lasciata indietro. I paramedici stavano aiutando Mulder a salire su una barella, apparentemente più persuasivi di quanto fosse stata lei. Qualcuno aveva scambiato la giacca di Scully con una più grande. Mostrava un quadro incongruo con la giacca presa in prestito ed il cappello sopra alle gambe nude ed ai boxer.

Lui era il più bell'uomo che lei avesse mai visto.

Scully uscì dal soggiorno, con l'intenzione di seguire il collega. C'erano molti agenti addestrati da quelle parti. L'indagine poteva continuare senza di lei. Aveva trovato quello per cui era venuta e non intendeva perderlo di vista.

Lei si fermò alla porta mentre usciva. "Se qualcuno avesse bisogno di me…"

"Sappiamo dove trovarla", rispose l'agente Samuels. "Vada ad assicurarsi che si prendano cura di Mulder".

Non se lo fece dire due volte.

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Appartamento di Dana Scully

Martedì, ore 19.18

Mulder si svegliò di soprassalto, col cuore che batteva a velocità doppia nei primi secondi di panico, mentre si alzava a sedere ed analizzava quello che lo circondava.

Muri color beige. La luce del sole che filtrava attraverso le veneziane chiuse. Deboli suoni di movimento attraverso la porta aperta. Casa di Scully. Sicurezza. Lei lo aveva trovato ed ora era al sicuro.

Lui si buttò indietro sui cuscini, mentre cercava consapevolmente di riportare alla normalità la frequenza cardiaca e la respirazione. Il dottore gli aveva detto di fare sonnellini frequenti, ma svegliarsi di soprassalto ogni paio d'ore gli piaceva sempre meno. Non vedeva l'ora che la sua mente finalmente comprendesse la realtà ed accettasse che non era più prigioniero.

I tegami sbattevano piano in cucina. Si chiese se Scully ancora fosse adirata con lui. Capiva perché i dottori volevano tenerlo ricoverato in ospedale. Davvero. Gli effetti residui del cocktail di sedativi continuavano a farsi sentire e la mancanza di cibo l'aveva lasciato debole. Non poteva ignorare i sintomi di astinenza o prendersi un hamburger tornando a casa e buttarlo giù. Ma non poteva stare là. Non poteva sopportare il pensiero di rinunciare al controllo in favore di chiunque altro dopo essere stato liberato da così poco tempo. Nemmeno se il controllo era benevolo. Stare in ospedale significava che qualcun altro gli avrebbe detto quando mangiare, quando dormire, quando lavarsi, quando pisciare, lo avrebbero punzecchiato con aghi, gli avrebbero auscultato il cuore e tastato le zone doloranti. Aveva bisogno di riguadagnare il più rapidamente possibile il controllo della sua vita.

I suoi attacchi di panico al risveglio erano nulla in confronto al sentimento di terrore assoluto che l'aveva sommerso al pensiero di rimanere rinchiuso. Due costole erano incrinate, ma in ospedale l'avevano fasciato e non faticava troppo a respirare. Non era disidratato, grazie alla natura della sua sistemazione, così non fu necessaria la somministrazione di fluidi per endovena. I sintomi da astinenza erano molto migliorati. Capiva la necessità di reintrodurre lentamente il cibo, specialmente dopo il primo giro di crampi allo stomaco, ma Scully poteva controllarlo a casa. Non doveva rimanere confinato per recuperare. Non poteva. Non voleva. Aveva espresso le sue opinioni sulla questione il più chiaramente possibile senza soccombere all'isterismo.

Scully non era stata felice della sua decisione, ma per una volta fu d'accordo: non c'era niente che i dottori potessero fare. Gli avevano dato un po' di brodo per cominciare a ricostruire la sua forza, tenuto in osservazione per alcune ore, spiegato il piano alimentare per la settimana seguente, poi lo avevano di malavoglia lasciato libero.

Se fosse stato capace di guidare, l'avrebbe fatto.

Mulder si stiracchiò sotto le lenzuola, godendo dell'idea di potersi svegliare e uscire dalla porta, dal palazzo, dirigersi ovunque volesse solo perché lo voleva.

Voleva fare pipì. Decise che poteva fare da solo. Aveva avuto bisogno di aiuto la notte scorsa, ma Scully gli aveva offerto piccole tazze di brodo e bevande proteiche per tutta la sera e si sentiva molto più forte rispetto a quando erano andati a dormire. Gli sarebbe piaciuto fare dell'altro oltre che dormire ma doveva passare del tempo prima che potesse togliersi dalla testa Julie ed il suo libretto pornografico. Aveva bisogno di riguadagnare il suo equilibrio emotivo tanto quanto la forza fisica. Altro lavoro per gli psichiatri del Bureau.

Rimanere seduto non era troppo faticoso. Nessun capogiro né vertigini, e la fasciatura alle costole gli rendeva più facile muoversi. I dottori gli avevano detto che probabilmente gli sarebbe servita un'altra settimana per liberarsi completamente dei sintomi dovuti all'astinenza. Lo stomaco dolorante e la nausea andavano meglio. I mal di testa erano spariti da quando Scully lo aveva trovato e fu lieto di scoprire che non tremava più. D'ora in poi ci avrebbe sicuramente pensato due volte prima di ingerire qualsiasi tipo di medicinale. Scully già aveva faticato parecchio per convincerlo ad accettare degli antibiotici per i suoi tagli infetti.

Si alzò in piedi e si esaminò le gambe per qualche secondo prima di muoversi nella direzione del bagno. Bel portamento stabile. Forse un tantino strascicato, ma niente male, tutto considerato.

Per resistere davanti al gabinetto dovette sostenersi con la mano contro il muro, ma molti ragazzi lo fanno. Niente di insolito in questo.

Lui smise di controllare il suo riflesso nello specchio mentre cautamente si lavava le mani attorno alle bende. Il suo viso sembrava un po' migliorato, da ieri. Il primo sguardo nel bagno dell'ospedale era stato un colpo. La testa della doccia aveva fatto un gran brutto lavoro sulla sua guancia. Il taglio era poco profondo ma lacerato, più lungo di quanto avrebbe voluto vedere. Il gonfiore arrossato sui bordi era diminuito e le croste sembravano più pulite. Bene, per forza dovevano, considerando la quantità industriale di antibiotici che gli scorreva nelle vene, peccato che non contribuissero a migliorare l'estesa ecchimosi. L'occhio non era più così gonfio da dover rimanere chiuso, ma sembrava che ogni colore dell'arcobaleno fosse appoggiato su un lato del suo viso dal sopracciglio alla linea della mascella. probabilmente era ancora peggio l'ultima volta che aveva visto Julie. Nessuna meraviglia che fosse scappata.

Lui si alzò la t-shirt e si voltò a sinistra e poi a destra, studiando il suo corpo. Strisce di nastro sportivo gli avvolgevano a spirale il torace, sovrapponendosi. I bordi indistinti della contusione spuntavano al di sopra della fasciatura. Almeno non sembrava avere perso molto peso. Solitamente non era un uomo vanitoso, ma era grato di non sembrare il superstite di un campo di concentramento. Tutto l'esercizio dell'ultimo paio di settimane gli aveva ridefinito il torace, teso gli addominali, ingrossato i bicipiti. Niente male. Forse doveva continuare ad esercitarsi. A Scully poteva piacere.

Aprì la porta del bagno per trovarsela davanti che lo aspettava nell'atrio, coi pugni sulle anche: "Cosa stai facendo fuori dal letto?"

"Non bagno il letto da quando avevo cinque anni. Ho pensato che non fosse ora di regredire".

"Perché non hai chiesto aiuto?"

Mulder spalancò le braccia

"Aiuto per cosa? Sono in piedi, mi muovo, non ho bisogno di aiuto per tenermi il…"

"Torna a letto". Lei troncò il resto delle sue parole col dito puntato.

Lui abbassò le braccia e scosse le spalle. "Tutto quello che vuoi, capo".

Tentò di mettere del ritmo nei passi del viaggio di ritorno, solo per mostrarle di essere perfettamente in grado di fare una pisciatina come tutti gli altri ragazzi grandi. Scully camminava il più possibile vicina a lui. Aveva l'impressione che stesse aspettando di afferrarlo al primo tentennamento.

"Andiamo, Mulder, non fare così. Recupererai più velocemente, seguendo gli ordini del dottore. Ha detto che hai bisogno di molto riposo. Non vuoi migliorare rapidamente?"

Si fermò accanto al letto e l'affrontò ancora.

"Non sapevo che fosse una corsa. D'altra parte, sai che io lavoro meglio sotto pressione".

Lei indicò il letto. "Non è quello che ho sentito dire da Janice della Contabilità quando cominciai a lavorare per il Bureau. Ora torna a letto".

Lui incrociò le braccia sul petto e la guardò. "Scully! Sono atterrito da questa linea oscura finora nascosta nella tua natura".

"Sei solo geloso perché ho attirato l'attenzione mentre tu eri distratto".

"Anche". Finalmente si infilò sotto alle coperte, per mostrarle che lo faceva di testa propria e non seguendo le sue condizioni. Scully sedette sull'orlo del letto accarezzandogli i capelli per toglierglieli dagli occhi.

"Non puoi prenderlo velocemente come lo lanci, Mulder?"

"Solo non sono abituato ad averlo lanciato dietro di me. Dovrò aguzzare i miei riflessi in modo da poter rispondere con una palla veloce". Le afferrò la mano, poi le baciò il palmo. Lei gli sorrise.

"Sei pronto per uno spuntino, Nolan Ryan? (famoso giocatore di football, N.d.T.) Abbiamo dell'ottimo succo e polpa di mela per avvicinarti al cibo solido".

"Sicuro. Mi darà un'opportunità per uscire con una replica pungente, prima o poi".

"Una mente ottusa è il primo segnale di invecchiamento, lo sai".

Il suo sbirciare fu automatico e sbilenco ma non meno sincero. "Vieni sotto queste coperte ed io ti mostrerò *esattamente* come sto invecchiando bene".

Mulder si inclinò verso lei con le labbra protese, ma fu interrotto da un bussare alla porta dell'appartamento. Si ributtò indietro sul cuscino. "Stavi aspettando qualcuno?"

Scully gli batté la gamba e si alzò in piedi. "Skinner aveva detto che si sarebbe fermato per controllarti e portare del lavoro. Devo riempire dei moduli. Sembra che sia arrivato al momento giusto".

Come uscì dalla stanza, Mulder la richiamò indietro: "Asserzioni simili potrebbero danneggiare l'amor proprio di un ragazzo".

"Gli dirò che ritieni il suo tempismo odioso," strillò lei.

Piuttosto di lasciarsi trovare da Skinner infilato a letto come una nonna invalida, Mulder decise di incontrarlo in soggiorno. Loro erano così assorbiti da certe carte, che dovette quasi arrivare alla poltrona prima che Scully lo vedesse. Probabilmente lei non voleva vederlo in giro, ma non si trovava a suo agio parlando al suo capo disteso supino a letto.

"Mulder". Skinner avanzò, allungando la mano. "È bello vederla. Come va il viso?"

La loro stretta di mano era salda. Mulder tentò di non fremere alla pressione sul palmo lacerato. "Meglio", rispose. "Anche se non vincerò nessun concorso di bellezza nel prossimo futuro".

"Non ne avrebbe vinti nemmeno prima".

C'era un certo sorriso furbesco sul volto di Skinner e Mulder poté sentire la propria bocca rispondere. Uno scambio tradizionale e virile di 'sono contento per te' e 'grazie per essere venuto a trovarmi'.

Skinner raccolse una spessa cartella dal tavolino da caffè e gliela porse. "Ho pensato che probabilmente la volesse vedere".

Mulder prese il file, ma non l'aprì. Lo guardò per alcuni minuti, chiedendosi se fosse pronto a scoprire quello che conteneva il vaso di Pandora. Non sarebbe stato bello, già lo sapeva. Ma era mentalmente in grado di vedere che genere di danno poteva compiere una piccola donna?

Infine ripose la cartella sul tavolino da caffè e si rivolse a Skinner: "Quanti?"

L'altro uomo si sedette sul divano prima di rispondere. Brutto segno.

"Lei è stato il settimo", disse Skinner. "Un'altra scena produsse due vittime, tre ne avevano una ciascuna".

Mulder sbuffò una risata malinconica.

"Il sette è un numero fortunato. Chi era lo sfortunato numero sei, nell'altra camera?"

Scully si appollaiò sul bracciolo della sua poltrona. "Lo sapevi?"

Lui non poté evitare di corrugare involontariamente il naso. "Diciamo solo che avevo i miei sospetti".

Skinner si piegò in avanti, con le braccia sulle ginocchia. "Il suo nome era Ronald Kilgallen. Era chef in uno dei ristoranti alla moda di DC, di quelli dove noi non possiamo permetterci di mangiare, col salario da dipendenti statali. Era disperso da circa due mesi".

Rivolgendosi a Scully, Mulder chiese: "Come morì?"

"Fame". Egli chiuse gli occhi e la sentì strofinargli la spalla. "È stato difficile stabilire con esattezza l'epoca della morte a causa delle condizioni del corpo e della scena, ma probabilmente da tre a cinque settimane fa".

Mulder fece mentalmente i conti. Se questo altro tizio era scomparso da due mesi e Mulder era rimasto prigioniero per quasi tre settimane, il suo coinquilino doveva…

Gli occhi si spalancarono per l'orrore.

"Gesù! probabilmente l'aveva abbandonato subito dopo averlo rapito! Sarebbe stato in grado di sopravvivere ad acqua per un certo tempo, il che vuol dire che era ancora vivo quando Julie mi stava pedinando. Deve essere morto durante la settimana precedente il mio rapimento. Lo abbandonò per fissarsi su di ME".

Né Scully né Skinner, gli fecero domande su come sapesse né negarono che avesse ragione. Le prove probabilmente erano nel fascicolo ed anche per loro era stato facile dedurlo. Julie l'aveva chiamato "Beautiful Fox" più di una volta, e c'erano poi le lettere delle quali Scully gli aveva parlato, con la fissazione sulle canzoni contenenti il termine "Beautiful".

Lui era stato abbandonato dopo il suo improvviso sfregio. Tutto coincideva anche troppo perfettamente. Ecco qualcos'altro con cui dover fare i conti: un altro uomo era morto semplicemente perché la loro rapitrice pensava che Mulder fosse più "bello".

Un nuovo fardello da portarsi appresso. Presto avrebbe avuto bisogno di un carrello per bagagli personale per trascinarsi dietro tutto quanto.

Skinner si schiarì la gola, rompendo il silenzio. Mulder gli fu grato. Non era davvero ancora nelle condizioni di sguazzare nella propria testa. Per settimane non aveva avuto nulla altro. Ora aveva bisogno di alcune risposte. Scully gli aveva detto quello che sapeva già ieri sera, cosa più importante il fatto che Julie era sfuggita alla cattura. Forse Skinner ora ne sapeva di più.

"Ci sono indizi su dove potrebbe essere andata?" chiese Mulder.

"Non ancora". Skinner si avvicinò. "Ma ora conosciamo il suo modello di comportamento. Abbiamo il nome che ha usato al Bureau. Abbiamo inviato il tutto insieme alla sua descrizione alle forze dell'ordine negli stati circostanti. Appena lei sarà pronto a lavorare con un disegnatore, manderemo anche un ritratto".

"E la fotografia del suo tesserino di identificazione, signore?" chiese Mulder. "Sarebbe molto più veloce di uno schizzo".

Skinner si guardò le mani. "Sparito. Non è più nel sistema. Chiunque sia questa Julie, sa quello che sta facendo".

"Come diavolo è finita al Bureau, tanto per cominciare? I suoi dati personali dovevano essere completamente artefatti. Nessuno ha pensato che fosse sufficiente a precluderne l'assunzione?"

Skinner contrasse i muscoli della mascella. Lo faceva sempre, quando era particolarmente irritato, e stavolta lo era davvero.

"Non ricorsero mai ad un controllo approfondito". rispose.

"Cosa?" Mulder non sapeva perché fosse così sorpreso. Julie sembrava avere la fortuna di mille gnomi.

Skinner ammise con un gesto della mano. "Lo so. Qualcuno non ha fatto il proprio lavoro, alla grande. Stanno ancora tentando di sistemare la faccenda. Risposta breve… cinque donne vennero assunte insieme per una emergenza dallo stesso ufficio di collocamento, e chiunque dovesse trattare le loro domande da *ambo* le parti, ha fatto un macello. L'ufficio di collocamento verificò che l'indirizzo fosse valido, ma non controllò che lei vivesse davvero là. Non ci viveva. Il terribile errore del Bureau può essere descritto solo come un completo disastro. La persona incaricata ebbe un'emergenza medica improvvisa e chiunque dovesse sostituirla, non se ne occupò. Erano finiti in un tale casino, che nessuno dei controlli di base venne fatto su quelle assunzioni temporanee. Nel frattempo, noi stavamo tentando di dedurre chi nell'Hoover potesse essere la sua rapitrice. Quando ci riuscimmo, lei se n'era già andata da un pezzo. Le informazioni sulla sua domanda risultarono essere completamente inutili".

Si tolse di scatto gli occhiali e si strinse il ponte del naso. "Mio Dio! Noi siamo il dannato FBI! Le cose potevano andare peggio di così?"

Mulder non aveva mai visto il suo capo così agitato. Lo confortava sapere che fosse nel proprio interesse. Ciononostante, non poté resistere dal fargli notare:

"Ecco perché hanno messo la 'F' in FBI, signore". ('F', come da indicazione dell'autrice, sta per fuck-up, direi "gran casino", N.d.T.)

Skinner sbuffò e si rimise a posto gli occhiali. "Grazie per la sua comprensione, agente Mulder. Come può immaginare, i capoccioni erano piuttosto rossi in volto, quando mi consigliarono fortemente di sfruttare le sue idee. C'è qualcosa in più che può dirci sulla sua rapitrice? Qualcosa che potrebbe essersi lasciata sfuggire durante la conversazione?"

Mulder scosse la testa. "Mi ha parlato a malapena. Ogni volta che la vedevo, era sprofondata nella sua fantasia. Le ponevo delle domande ma le risposte non collimavano con la realtà. Registrava i miei movimenti ma raramente mi rispondeva verbalmente. So che si chiama Julie ed è quasi tutto quello che so. Mi dispiace di non poter essere più di aiuto, signore".

Scully gli strinse gentilmente la spalla. "Il fatto che tu sia vivo è un grande aiuto, Mulder. Tu sei l'unico testimone oculare che abbiamo e sei ben addestrato nell'osservare. Nessun altro ricorda molto del suo aspetto oltre alla voce ed al colore dei capelli. Col tuo identikit e le descrizioni che abbiamo ottenuto dai padroni di casa e dai colleghi, non potrà nascondersi ancora per molto".

"Ma è ancora là fuori. E se tornasse?" stava tentando di sopprimere quella sua paura sin dal momento della liberazione. Ora stava sospesa in mezzo alla stanza perché tutti loro la fissassero a bocca aperta. La rapitrice era in libertà. Cosa significava, per lui?

Sarebbero dovuti andare dall'ospedale al suo appartamento. I suoi vestiti erano là, dopo tutto. Ma non era semplicemente pronto ad affrontare la scena di tante delle foto di Julie. Non era razionale, ma il suo appartamento gli dava l'impressione di essere contaminato. Non sarebbe riuscito a sedere sul proprio divano senza ricordare quel libretto disgustoso. Lo nauseava ogni volta che ci pensava. Non aveva chiesto a Scully se l'avessero trovato nella casa e non aveva volontariamente dato l'informazione, ma lei poteva non sapere ancora. Potevano volerci giorni per trattare la scena. Forse Julie l'aveva portato con sé. Forse lei era nell'edificio di fronte al suo appartamento, in attesa che lui tornasse a casa. Ci sarebbe probabilmente stata una sorveglianza su tutto il quartiere proprio per quella ragione, ma non lo confortava abbastanza da convincerlo a tornare a casa.

"Non c'è nessun indizio che lei torni dalle sue vittime," disse Skinner.

"Perché loro sono morti," rispose Mulder. "Io non lo sono".

"Per quanto ne sa, lo sei".

Oh. Perché non ci aveva pensato? Si supponeva che lui fosse il miglior profiler, ma sembrava che si interponesse una barriera, quando lui stesso era coinvolto. Non doveva avere bisogno che qualcun'altro gli indicasse l'ovvio. Se l'aveva lasciato perché morisse, per lei era morto. Forse non aveva nulla di cui preoccuparsi, dopo tutto… oltre a lavorare per liberarsi dei recenti danni alla sua psiche, il che sarebbe stato proprio divertente.

Skinner si alzò in piedi. "Si prenda il tempo necessario per leggere il file, Mulder," disse. "Questa è una copia di tutto quanto abbiamo scoperto durante l'indagine. Se avesse domande a cui l'agente Scully non può rispondere, si senta libero di contattarmi. Altrimenti la vedrò al lavoro tra qualche giorno".

Mentre Scully scortava il loro capo alla porta, Mulder portò il file al tavolo della sala da pranzo e si sedette. Non era ancora pronto a guardarlo, ma non riusciva a separarsene. Forse sarebbe stato meglio in grado di occuparsene dopo aver mangiato. Il cervello finalmente stava cominciando a registrare l'eco cavo dentro di sé.

Si era così concentrato sul fascicolo chiuso, che nemmeno notò il ritorno di Scully finché lei si fermò accanto a lui e gli mise un braccio sulle spalle.

"La troveremo, Mulder. È solo questione di tempo".

"Ma sarà abbastanza presto per poter aiutare il prossimo disgraziato che attirerà il suo occhio?"

"Non lo so. Tutto ciò che io posso prometterti è che faremo l'impossibile per prevenire un altro rapimento. Tu lo sai".

"Sì". le rivolse un piccolo sorriso e ne ebbe uno in cambio. "Io odio pensare che chiunque altro possa passare attraverso un tale inferno".

"Anche io". Lei toccò dolcemente la cartella dei file, quasi con reverenza. "Ecco un'idea. Quando te la senti, esamina le informazioni. Vedi se c'è qualcos'altro che potremmo usare per trovarla. Tu hai un acume speciale. Probabilmente ci saresti di aiuto". Scully gli baciò la cima della testa, poi andò in cucina.

Mulder strofinò la mano sul cartoncino di Manila che copriva la cartella. Erano tutti là dentro: lui, Ron e gli altri cinque uomini che avevano attratto l'attenzione di un'assassina. Come sceglieva le sue vittime? Era qualcosa che riguardava loro, o qualcosa che riguardava lei? O erano semplicemente nel posto sbagliato quando la particolare fissazione della loro rapitrice era scattata? Quanti altri sarebbero caduti vittime della sua fantasia contorta?

Scully aveva ragione. Forse poteva essere d'aiuto. Aprì la cartella e vide la fotografia del suo file personale dell'FBI che lo fissava.

Che Dio abbia misericordia di tutti gli uomini attraenti finché Julie non verrà trovata.

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Due mesi dopo

Scuola Elementare Hilton

Kent, Ohio ore 14.35

Strilli acuti mescolati ad incitamenti baritonali attrassero l'attenzione di Julie dalla fotocopiatrice alla finestra aperta.

"Andiamo, Cedric! Puoi correre più veloce. Jay, non è una corsa ad ostacoli. Corri attorno ai coni, non saltarli. Buon lavoro, Keesha continua, continua!"

Lei guardò il gruppo di bambini correre attorno ad un percorso ad ostacoli sul terreno di gioco mentre la macchina di fronte a lei sputava copie in un vassoio. Julie rise scioccamente. Quasi aveva dimenticato di cambiare gli originali, da quanto era distratta. Avrebbe perso l'impiego se non avesse finito il lavoro e semplicemente non lo voleva.

Il volto di Julie arrossì mentre guardava. L'insegnante di educazione fisica era così bello, mentre correva con lunghe falcate

Accanto ai suoi studenti. La sua sagoma alta e sottile si muoveva scioltamente e con presunzione. I capelli scuri splendevano nel sole. I baffi neri e la barbetta a punta lo facevano sembrare un pirata. Era così intenta nella sua osservazione, che quasi non sentì che qualcuno le stava parlando.

"Sono pronte le copie della sig.na Smith, Kimmie? Sperava di prenderle nel riportare dentro la sua classe di ginnastica".

Julie si volse verso la segretaria della scuola ed indicò una mensola, anche se odiava abbandonare la sua vista meravigliosa. "Sono tutte a posto, sig.ra Irman. Ora sto lavorando alle copie della sig.ra Dison".

La donna più anziana radunò la pila di carte. "Che tu sia benedetta, cara. Non so come facevamo senza di te, qui in piedi per ore ed ore a fare copie. Vorrei solo trovare un posto migliore per te, per non farti lavorare in questo vecchio deposito dell'attrezzatura da palestra. È così stretto ed ammuffito, qui".

"Non importa". Julie guardò ancora fuori dalla finestra. "Mi piace guardare".

La sig.ra Irman si mosse accanto a Julie. "Sono delle piccole graziose scimmiette combina-guai, vero?"

"Oh sì". Julie sorrise al suo scherzo privato. Non stava guardando i bambini.

"Ed il sig. Baines è così buono con loro," continuò la segretaria, "è un vero dono".

"Intende dire Sean?" chiese Julie. Beautiful Sean. Era un nome così bello.

L'altra donna le toccò la manica. "Cerca di non chiamarlo così in presenza dei bambini. È questione di perdita di autorità. E se loro decidessero che sarebbe divertente chiamarlo per nome? Tu capisci, Kimmie. Non ti pare?"

Un telefono suonò a distanza. La segretaria schioccò la lingua in segno di disapprovazione. "Devo correre," disse, abbracciando strettamente la pila di copie. "Non dimenticarlo!"

"Non lo dimenticherò, sig.ra Irman," rispose Julie. Ricordare tutte le regole era più duro di quanto avesse immaginato, ma non avrebbe avuto bisogno di preoccuparsene ancora per molto.

Avere un lavoro temporaneo come assistente di scuola elementare era stato molto più facile di quanto si fosse aspettata. Più facile che all'FBI. La scuola non aveva fatto molte domande né controlli. Quello era di buon auspicio, ne era certa.

Mentre continuava a guardare l'insegnante di ginnastica al lavoro, una giovane uscì dall'edificio dirigendosi verso il gruppo. La sig.na Smith, che riportava la sua classe. Anche "Beautiful Sean" la vide.

"Bene" gridò, "ritornate tutti al cerchio e sedetevi. Cedric, puoi smettere di correre ora. Raggiungi i tuoi compagni nel cerchio. È ora di raffreddarsi".

Julie aveva spesso visto la sig.na Smith mentre girovagava attorno alla palestra. Sembrava pensare che il sig. Baines fosse attratto da lei, rideva e gli sorrideva sempre, flirtando come una poco di buono. Julie sapeva bene come stavano le cose. Specialmente dopo averli visti discutere la settimana scorsa. Non doveva alzare la voce con un così bell'uomo. La sig.na Smith evidentemente non sapeva come doveva essere trattato Sean.

Oggi la sgualdrina era tutta sorrisi e battiti di ciglia, ma ormai era tardi. Il pacchetto di fotografie era quasi pronto. Julie stava facendo fotografie di Beautiful Sean da settimane ed erano quasi sufficienti a decorare la stanza. Solo alcuni giorni e avrebbe lasciato la busta nella cassetta della posta del suo ufficio. Poi lo avrebbe incontrato a casa sua e sarebbero andati nella loro nuova casa per stare insieme. Per sempre.

Il frastuono della campana di fine lezione ricordò a Julie che aveva un lavoro da fare. Ritornò di malavoglia alle sue copie.

Loro sarebbero stati così felici. Mamma le consigliava spesso di sposare un insegnante. Diceva che sono sensibili, decisi ed ottimi padri. Si vedeva chiaramente che Beautiful Sean era meraviglioso coi bambini. Non poteva fare scelta migliore, davvero.

Lui era perfetto.

Lei osservò un chiassoso gruppo in fila attraverso la porta. Il sig. Baines li radunò a destra e a sinistra, tentando di mantenere la fila in movimento ed evitando tamponamenti a catena. Egli nel passare guardò la finestra della stanza delle fotocopie e salutò con la mano. Sean faceva sempre delle piccole cose speciali come quella perché sapeva quanto la rendessero felice. E quando Julie era felice, le piaceva cantare.

"Tu dovevi essere un bel bambino. Tu dovevi essere un bel bambino..."

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FINE



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